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, 6 Novembre 2022

Considerazioni sparse post Bologna-Torino (2-1)


Thiago Motta show, terza vittoria di fila per i felsinei: i granata escono dal Dall'Ara ridimensionati e senza Pellegri.


- Il lunch-match del Dall’Ara ha tutta l’aria di essere, più che tra pranzi completi, una gara tra due antipasti: quelli che entrambe le squadre sino ad ora hanno offerto di loro stesse in questa prima porzione della stagione, che è ben lungi dal mostrare tutto ciò che sarebbero capaci di cucinare. Entrambe arrivano in buon momento per provare a gustare un piatto principale, con il Bologna sulla via della resurrezione dopo il cambio di guida tecnica ed il Torino che viaggia a mozzichi e bocconi, anche se l’ultimo è stato la deliziosa vittoria con il Milan. Ad uscire con la pancia piena sono i rossoblù, che nel secondo tempo ribaltano lo svantaggio iniziale e conquistano 3 punti importantissimi per continuar la loro serie positiva, mentre per i granata questo ritorno sulla terra ha il sapore di un deja-vu;

- La gara inizia con ritmi blandi, con un’occasione per tempo nella prima frazione: i felsinei non la sfruttano, i granata sì grazie ad un rigore di Lukic, nato dal solito schema da lancio di Milinkovic Savic intercettato deliziosamente da Miranchuk. Dopo il primo tempo chiuso in vantaggio il Torino si rilassa, ma la gara cambia totalmente faccia al 60’, quando Motta diventa decisivo con 4 sostituzioni e riesce a trovare il modo di scuotere i suoi, sino a portarli al pareggio con Orsolini e poi alla vittoria con Posch, forse viziato da un fallo precedente su Ricci (dopo quello di Messias, il secondo gol discutibile preso dai granata in due giornate, decisamente sfortunati in questo senso;

- Il Torino del primo tempo non sembra quello visto con il Milan, arrembante e con la bava alla bocca, tuttavia approfitta dei ritmi soporiferi per portarsi in vantaggio: al ritorno dagli spogliatoi, quando il più sembra fatto e la squadra sembrerebbe matura per gestire il vantaggio, ecco ciò che non ci si aspetta, cioè un calo drastico con relativo abbassamento del baricentro, che costa una sconfitta pesante per come e quando arriva. Alla squadra di Juric continua a mancare quel benedetto centesimo per fare un euro: ogni volta che sembra che le cose vadano meglio e possa ambire a qualcosa di più (come oggi, dopo le vittorie con Udinese e Milan ed una bella prima frazione), ricade di fronte a gare abbordabili e torna alla dura ed amara realtà, quella di una squadra di centro classifica. Si perde il conto di quante volte è accaduto in questo biennio, ed a questo punto il sospetto che questa squadra non possa andare più su sta diventando una triste certezza;

- Il Bologna, dall’avvento di Thiago Motta, si è fatto decisamente più misurato e guardingo: sono lontani i tempi delle folate sregolate di Sinisiana memoria, la squadra è accorta e cerca l’estro dei singoli per combinar qualcosa di buono dalla cintola in su. Stavolta però la rimonta è figlia di una fiammata e dell’ottima lettura della partita del suo mister, che letteralmente cambia il match con le sostituzioni incendiando il Dall’Ara. Con quella di oggi, i rossoblù stanno a 3 vittorie consecutive, un cambio di tendenza importantissimo rispetto all’inizio: dopo le perplessità iniziali, a Thiago Motta va dato atto di aver dato alla sua squadra una conformazione solida, e di aver saputo in più di un caso leggere il match alla grande;

- Capitolo singoli: la parabola di Pellegri sembra uno sfortunato giorno della marmotta, e proprio ora che stava trascinando i granata si procura un infortunio al fischio d’inizio inciampandosi da solo su una zolla del Dall’Ara (l’unica nota lieta per la società granata è che non si tratta di nulla di muscolare), mentre Miranchuk mostra ancora una volta un guizzo da fuoriclasse confermando un ruolo sempre più da protagonista. Per i felsinei, sembra rinato Orsolini, al secondo gol in due partite, ma pure Vignato e Soriano cambiano la partita al loro ingresso: male invece chi li ha preceduti, su tutti Barrow, arruffone e poco incisivo. Nella gara tra tecnici Paro e Juric (oggi squalificato) perdono la sfida con Motta, probabilmente il più decisivo dei suoi.

  • Torinese e granata dal 1984, dopo una laurea in Filosofia, opto per diventare allenatore professionista di pallavolo, giusto per assicurarmi una condizione di permanente precarietà emotiva e sociale. Questa scelta, influenzata non poco dalla Generazione di Fenomeni che vinse tutto a cavallo degli anni 90', mi porta da anni a girovagare per l'Europa inseguendo sogni e palloni, ma anche a rinunciare spesso a tutto il resto di cose che amo fare nella vita: nei momenti di sconforto per fortuna esistono i libri, il mare, il cioccolato fondente e le storie di sport in cui la classe operaia va in paradiso.

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