Considerazioni sparse post Milan-Salisburgo (4-0)
Rossoneri di nuovo a Forza 4. Nulla da fare per gli austriaci che devono accontentarsi dell'Europa League.
- La notizia è molto semplice: il Milan torna a respirare l'aria della fase ad eliminazione di Champions League dopo nove stagioni. Un'eternità, per la squadra che per un paio di decenni era stata abituata a considerarla una specie di seconda casa, dove stare al sicuro anche nei momenti più difficili. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: dal possibile fallimento, al triplice cambio di società, con un numero indefinito di allenatori e psuedo-tali ad alternarsi sulla panchina. Un posto occupato saldamente da Pioli, col contratto appena rinnovato da Redbird, alla guida di una squadra che sembra essere soltanto all'inizio di un ciclo e che ora spera di continuare a sognare, magari affrontando il Porto o il Benfica;
- Quando la palla pesa, in Champions League, per spingerla in porta ci vuole qualcuno che sappia come farlo e tra i rossoneri si chiama Olivier Giroud. Due goal e due assist, per lui, che sa quando e come usare la testa, in tutti i sensi, ma soprattutto essere al posto giusto nel momento giusto, valorizzando al 100% le giocate dei compagni. C'è sempre qualcuno pronto a criticarlo appena sbaglia una partita, ma lui risponde sempre tenendo la bocca chiusa e lasciando parlare il pallone. Un giocatore da clonare, che pare ben lontano dal chiudere la carriera;
- A brillare, stasera, non é stato solamente il francese. In un Milan un po' "spaccato in due" e coi centrocampisti che hanno faticato a fare filtro (con buona pace di Kjaer che s'è trovato spesso faccia a faccia con avversari che corrono il doppio di lui), a fare da padrone sono stati i giocatori più offensivi, a partire da Theo Hernandez e Leao. Il primo ha giocato praticamente da centrocampista aggiunto, con la sua squadra perennemente a difendere a tre, facendo rivedere un po' la sua versione 1.0, fatta di dribbling e strappi devastanti. Il secondo ha fatto rapidamente scordare la brutta prestazione contro il Torino e si può dire gli sia mancato soltanto il goal, cercato in tutti i modi e colpendo anche una traversa prima di uscire;
- In tutta onestà, non si può dire che la partita sia stata interpretata male dal Salisburgo, sceso in campo per sfruttare pienamente le proprie doti atletiche e sfortunato (almeno nel primo tempo) a trovare un Tomori (finalmente) decisivo anche in Europa, oltre ad un Tatarusanu che non ti aspetti. Se Okafor si è fatto notare solo per un paio di falli lontano dalla sua posizione, lo stesso non si può dire di Adamu, il più vivace della squadra e ultimo ad arrendersi prima di essere sostituito. Malissimo invece la difesa, che si è letteralmente sgretolata nella ripresa, dopo essere stata colpita a freddo dal goal del raddoppio;
- L'esercito dei tifosi austriaci era sceso a Milano in grande quantità, pieno di speranza nel cuore, ma torna nella madrepatria con in mano soltanto il contentino dell'Europa League, ma con tanta stima per il comportamento corretto avuto dall'inizio alla fine, senza mai smettere di cantare, anche a partita finita e qualificazione svanita. Un esempio per tutti, che dimostra che si può perdere in campo, ma vincere fuori dal campo. Sarà pure "retorica alla Sandro Curzi" (Cit.), ma ogni tanto è bello anche sottolineare le cose belle che avvengono nel calcio e non solo quelle brutte, che purtroppo fanno più notizia.
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