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, 27 Ottobre 2022

Atlante degli attaccanti che non segnano mai


Kevin Lasagna e Isaac Success ma non solo loro.

Ci sono giocatori che riescono a creare un legame viscerale con il proprio allenatore, vuoi per la disponibilità, vuoi per la costanza che mettono nel lavoro settimanale, vuoi per il modo in cui "riescono a far giocare bene la squadra". Non parliamo di Haaland, nonostante la sua incredibile media stagionale di un gol ogni circa 50 minuti di gioco in ogni competizione ma, esattamente come il norvegese, spesso questi giocatori di mestiere fanno la punta o, più, in generale l'attaccante.

Sono attaccanti che gli allenatori definiscono "fondamentali per i per la loro capacità di legare il gioco" che diventano indispensabili per l'economia della squadra tutta. E chi se ne frega se i gol arrivano con il contagocce, l'importante è lottare, sacrificarsi, far salire la squadra e cuocere i difensori!

Consapevoli che il nostro probabilmente sarà il classico pezzo invecchiato malissimo, vogliamo dedicare un'ode ironica (ma non sempre) all'attaccante poco prolifico che gioca sempre, anche quando in panchina siede il compagno di squadra con statistiche realizzative clamorosamente migliori. E' il caso di Isaac Success, colui che, nonostante la sua media in serie A di un gol ogni 662', meno di uno ogni nove partite, riesce spesso a ritagliarsi abbondante spazio nell'11 titolare scelto dall'allenatore rivelazione della serie A, Andrea Sottil. Mica uno qualunque.

Ben 6 gettoni da titolare su 11 partite di campionato per lui, complice l'acciacco iniziale di Beto, quello che qualche riga fa avevamo definito come il compagno di squadra con statistiche realizzative clamorosamente migliori, appunto. Media gol spaventosa per il portoghese, che vanta una timbratura ogni 79' con già 5 marcature all'attivo con appena 5 presenze da titolare.

Cosa spinge quindi un bravo allenatore come Sottil a preferire con questa costanza l'ex attaccante del Watford ad una macchina da gol come Beto? Solo i più attenti lo sanno, ancora meno quelli che lo capiscono davvero. C'è chi parla della capacità di legare il gioco che è una skill che lo spilungone con il numero 9 per adesso ancora non possiede completamente e chi, ancora, è convinto che la strategia sia quella di sfiancare i poveri difensori avversari, costretti a lottare contro il terribile Success, per sfruttare successivamente le doti da contropiedista e da finalizzatore impeccabile di Beto. Tutto ragionevolissimo, per carità. Di base, però, c'è quel vecchio adagio che vuole che l'attaccante faccia (anche) qualche gol ogni tanto.

Il nostro portabandiera per eccellenza, però, è lui, Riccardo Meggiorini. L'attaccante ex Novara e Chievo Verona (tra le altre) vanta ben 261 presenza in serie A, numeri che pochi possono vantare. Autore anche di assist preziosi (23 in carriera in massima serie, tra i quali spicca questa meraviglia di tacco per l'inzuccata di Hetemaj), l'attaccante veronese non si può dire abbia dalla sua i numeri realizzativi. Solo 25 gol in serie A in carriera per lui, uno ogni 586', che fanno di lui uno degli attaccanti meno presente nei tabellini degli ultimi 10 anni.

Questa particolare lista di giocatori ci sentiamo non possa fare a meno di lui, Kevin Lasagna. I 524' minuti che il giocatore in forza al Verona impiega per entrare nel tabellino dei marcatori dell’anno in corso, peggiorano ancor di più, se possibile, le sue statistiche in massima serie che parlano di un gol ogni 318'. Praticamente uno ogni 4 partite, con l'eccezione degli exploit delle annate udinesi 2017/2018 e 2019/2020 nelle quali mise a segno ben 12 e 10 gol in stagione. Stagioni che gli sono valse l'appellativo di "giocatore sorpresa del Fantacalcio" per tutti gli anni a venire, salvo poi non mantenere le attese. Ecco il buon Kevin è questo, un bel film con un finale senza senso.

Un altro grande classico di incompiuto del nostro campionato è il girovago Marko Pjaca. Ha indossato un numero tale di casacche diverse da far invidia al migliore Bobo Vieri, pur non riuscendo mai ad essere incisivo come invece le sue qualità avrebbero potuto lasciar presagire. Massimo score stagionale ottenuto con la Dinamo Zagabria nell'anno 2014/2015, quando le marcature i campionato del croato furono ben 11, arrivando a 14 tra Europa League e coppa nazionale. Le ottime annate in Croazia avevano acceso un faro sul promettente Marko, tanto da spingere la Juventus pluricampione ad investire un bel patrimonio, circa 30 milioni di euro, con la speranza di avere in mano un crack del calcio europeo. Niente di più sbagliato.

Quest'anno appena 233' con la maglia dell'Empoli, senza mai riuscire a produrre un gol o un assist (ma dai!), che paradossalmente migliorano l'imbarazzante score di un gol ogni 569' per il talento croato mai sbocciato. Le cose per lui sono andate decisamente meglio in patria, 28 gol in 110 presenze, poco più di un gol ogni 3. Numeri, comunque, che lo fanno rientrare a pieno merito nella particolare "classifica" degli attaccanti incapaci di far gol.

Merita una menzione l'intero trio delle meraviglie del Bologna, Barrow, Orsolini e Sansone. Il meno prolifico è colui che con la sua rete ha deciso le sorti dello scorso campionato, Nicola Sansone. Una rete ogni 392' per lui (per la gioia dei tifosi interisti) ma le 234 presenze con 35 marcature in Serie A avvalorano l'ipotesi che si tratti comunque di un giocatore sicuramente più propenso all'assistenza. La sua stagione migliore nel 2017 con la maglia del Villareal, dove fu autore di 8 reti stagionali in Liga. Per Riccardo Orsolini, invece, pesa l'aggravante del rigorista. Pur calciando spesso dagli 11 metri, infatti, l'attaccante rossoblu porta in dote una non invidiabile media di quasi un gol ogni 4 partite. Autore comunque di stagioni positive, come quella 19/20, conclusa con 8 gol ed 8 assist in 37 presenze, "Orso" non è comunque mai riuscito ad arrivare in doppia cifra in campionato. Diverso il discorso per Barrow che a 23 anni ha ancora tutti i margini per poter diventare un attaccante di livello. Nel campionato Primavera faceva le fiamme, complessivamente più gol che presenze, in Serie A, per adesso, però, complice la difficile difficile ricerca della sua vera collocazione in campo (ha svariato dalla seconda punta, all'esterno sinistro, fino alla punta centrale) per il gambiano solo 1 gol ogni 285'. Troppo poco per uno con le sue potenzialità.

Rimanendo in tema "giocatori in attività", impossibile non citare colui che secondo i dati Opta 2020 era il miglior dribblatore del campionato. Nei primi anni in Italia, con la maglia del Sassuolo è stato definito "potenziale campione" o "giocatore in grado di cambiare le partite da solo", salvo poi sparire completamente dai radar sotto la guida di Gasperini in quel di Bergamo. Parliamo ovviamente di lui, Jeremie Boga, l'epurato dell'Atalanta. Giocatore poco funzionale per gli schemi del Gasp, da sempre allenatore completamente devoto al sistema di gioco più che alle individutalità (con le dovute eccezioni, Josiph Ilicic su tutti), Boga vanta la poco invidiabile media di un gol ogni 401 minuti, aggravato dal bilancio disastroso di 0 gol in 29 gettoni di presenza in maglia nerazzurra. A sua discolpa, l'ivoriano ha una media in campo per presenza di appena 50', praticamente un tempo. Non abbastanza, però, da poter sovvertire completamente (in negativo) le aspettative che avevamo su di lui, abituati a queste sue esultanze, dopo la clamorosa stagione 19/20 in maglia Sassuolo, dove fu autore di ben 11 gol stagionali.

A far parte della famiglia, vogliamo ricordare alcuni nomi che recentemente hanno calcato i principali campi di serie A: parliamo di Stefano Okaka Chuka, Simone Zaza ed "El Bati" Larrivey.

Il gigante buono Okaka, il cui esordio in Serie A a 16 anni e 125 giorni fu quasi da record, adesso naviga nelle acque poco luccicanti del campionato turco, in forza al Basaksehir (avversario della Fiorentina in UCL) allenato dalla vecchia gloria Emre Belozoglu, fantastico ex giocatore dell'Inter. I numeri in Super Lig confermano il trend che il gigante buono ha tenuto durante tutta la sua carriera di un gol ogni 3 partite. Complessivamente, infatti, tra Serie A, Serie B, Premier League e Super Lig, Okaka vanta la media di un gol ogni 270'. Un po' pochini per chi di mestiere fa il centravanti.

Tanto sacrificio, però, per Okaka, nonostante la naturale indolenza, che non ha mai nascosto l'attitude da guerriero in campo. Lo stesso non si può dire di Simone Zaza, ex vecchia gloria anche della Nazionale (!). Zaza, adesso svincolato all'età di 31 anni (il che la dice lunga), in Serie A ha vestito le storiche maglie di Torino, Sampdoria e Juventus, oltre a quella del Sassuolo che lo ha lanciato. Sono proprio le 20 timbrature nelle due stagioni dal 2013 al 2015 in maglia neroverde ad aver lanciato al carriera dell'ex calciatore di Policoro e che, non ce ne voglia, gli hanno permesso di campare di rendita per l'intera carriera. Al di là del boom di 13 reti con la maglia del Valencia, Zaza non è mai stato in grado di superare le 6 reti stagionali in campionato, anche se il motivo principale per cui verrà ricordato negli anni sarà quasi sicuramente il celeberrimo rigore...

Diverso il discorso da fare per Joaquìn Larrivey, detto "El Bati". Un soprannome, una maledizione, visto che, come spesso accade, accostare un giovane calciatore argentino ad una vera e propria leggenda nazionale come può essere Messi, Maradona, Riquelme o Batistuta, appunto, è quasi sempre una croce che chiunque farebbe volentieri a meno di portare addosso. Un sudamericano che approda in Italia di solito fa fatica ad ambientarsi ed il clichè è stato rispettato con Larrivey, che al primo anno a Cagliari ha sofferto terribilmente. La Serie A, per la verità, non sarà mai il suo habitat naturale neanche negli anni a venire. Probabilmente solo i tifosi del Napoli si ricorderanno di lui per i tre gol del San Paolo, che causò anche la morte di Peter Griffin, come rappresentato nel video. Tripletta vanificata dalle 6 pere con cui gli azzurri ebbero la meglio sui sardi di Ballardini.

Fino ad ora sono 160 i gol in carriera per l'argentino, 2 dei quali fondamentali per la salvezza dello scorso anno del Cosenza dalla Serie C. Resta, comunque, la poco invidiabile media di un gol ogni 339' in massina serie ma al Bati ci sentiamo di perdonare tutto, nonostante le aspettative non mantenute.

Cosa hanno in comune questi attaccanti con il fiuto del gol evidentemente poco sviluppato? Poco o niente, visto che i contesti, gli allenatori e le posizioni in campo erano per lo più diverse. Una cosa, però, siamo sicuri che possa essere comune a tanti, ovvero esserseli aggiudicati, spesso anche formandoci un fantastico tridente, in qualche stagione del fantacalcio, esattamente come comprovato dal collega Romano Anelli.

  • 34 anni, pugliese di nascita, siciliano, ciociaro e ligure d'adozione. Ex pallanuotista, da sempre appassionato di sport in generale ma con una fissazione per il futbòl. Ho visto giocare Ronaldinho contro Romario al Maracanà di Rio de Janeiro nel 1999. Trasmissione sportiva preferita: Tutto il calcio minuto per minuto.

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