Considerazioni sparse post Benfica-Juventus (4-3)
La Juventus deve tagliare molti rami secchi dal suo albero se vuole tornare a competere.
- Al contrario dell’andata, la Juventus gioca solo l’ultimo quarto d’ora contro il Benfica, lasciando i restanti 75 minuti al sopraffino avversario. Come all’andata, il risultato finale premia oltromodo i bianconeri che meritavano di perdere con un punteggio più netto. Cambia poco. La dimensione di questa squadra ormai d’altronde è totalmente stravolta, ridimensionata fino a cercarne forse la particella più piccola, fino addirittura a guardare la differenza reti del Maccabi Haifa per sperare di andare in Europa League. La Juventus è fuori dalla Champions League il 25 ottobre e non è certo la notizia della serata;
- Lo abbiamo detto già in altre occasioni, ma forse nessuna partita più di questa fotografa la totale assenza di controllo di Massimiliano Allegri su questa derelitta Juventus. Finchè la Juve prova a seguire il solito stantio piano allegriano, offre uno spettacolo semplicemente raccapricciante. I bianconeri sono stati fatti a pezzettini dal Benfica per circa 75 minuti, mettendo in mostra un atteggiamento disarmante, inguardabile in entrambe le fasi. La Juve non è una squadra, ma solo un insieme di persone finite a giocare insieme su un campo indossando la stessa maglietta. La sensazione di depressione e frustrazione vista a fiotti nel cuore del secondo tempo ha raggiunto vette insopportabili anche dal divano;
- Quando verso la fine Allegri si arrende e rinuncia all’idea di controllo, pensando magari alla trasferta di Lecce, la Juve si scioglie. Fuori un paio di senatori impresentabili come Bonucci e Cuadrado, fuori giocatori scarichi mentalmente come Vlahovic, dentro ragazzi dalla testa libera e dalla gamba leggera. È una mossa un po’ ipocrita che Allegri fa spesso e che sicuramente non fa bene alla crescita dei giocatori più acerbi, spesso semplicemente lanciati in mare aperto tanto per vedere l’effetto che fa, quando la nave nel frattempo è già affondata. Stasera peró succede un piccolo miracolo. Esiste ancora un cuore che batte sotto il petto di questa Juventus;
- Samuel Illing Junior ha mandato a fuoco la fascia destra. In fondo è bastato poco. Due accelerazioni fulminanti, due palloni nel mezzo, due gol. La Juve improvvisamente si scopre allora giovane, bella e spensierata. Quando questa squadra esce dai suoi dettami, quando riesce a liberare la testa dai fantasmi, ha forse qualcosa da dimostrare. È in fondo bastato per spaventare un Benfica apparso fin lì di una galassia lontana e che invece si poteva affrontare in modo diverso, con meno paure, pur essendo una squadra tecnicamente e tatticamente superiore alla Juventus. È stata una scossa solo nervosa, che non ha niente a che fare con il lavoro in settimana, con gli schemi, con la preparazione atletica. È solo una lampadina che si accende e si spegne, una sorta di reazione involontaria. Non è certo stasera un punto di ripartenza ma è arrivata la prova che in fondo esiste qualcosa su cui posare le fondamenta, che non è davvero tutto da buttare. Ad esempio, far giocare qualche minuto in più a Miretti, aiuterebbe;
- La Juve deve liberarsi del peso del suo passato. I nove Scudetti consecutivi sono stati irripetibili e scolpiti nella storia. Ció che hanno fatto per questo club Allegri, Bonucci, Cuadrado, Alex Sandro (possiamo in fondo includere nell’elenco anche Pogba, sebbene ovviamente con giudizio sospeso) è memorabile. Sono peró oggi tutti rami secchi, da potare dall’albero. Reclamare una grandeur ormai sepolta puntando su campioni a fine carriera come Di Maria rallenta solo l’inizio di un vero nuovo processo di crescita. La Juve ha dei semi in tasca che merita di veder germogliare. Magari i risultati saranno deludenti, ma è il momento di voltare pagina in maniera decisa. La stagione è d’altronde ormai compromessa, per ragioni di campo e di extracampo. Allegri non puó chiaramente essere esonerato e rimarrá probabilmente fino a maggio. Si tratta di vivacchiare e basta. Solo la scoperta di qualche fiore prezioso nascosto nel giardino puó dare un senso a questa stagione.
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