Considerazioni sparse post Milan-Inter (3-2)
Giroud si gira, Leao si esalta. La stracittadina milanese si tinge di rossonero.
- Ormai è una costante: dove c'è rissa, c'è Theo Hernandez. Un assioma che si sta ripetendo un po' troppe volte da inizio stagione, dove il francese ha rispolverato alcuni atteggiamenti che sembravano stati messi da parte nel momento del suo approdo in rossonero. La partita è comunque molto nervosa di suo, a dimostrazione che in qualche modo lo scorso campionato non è ancora finito, per le due milanesi, col povero Chiffi costretto agli straordinari per mantenere la calma senza abusare dei cartellini;
- L'azione del vantaggio dell'Inter nasce da una bella giocata di Lautaro, ma anche da un grave errore difensivo, in primis di Tomori che si fa superare e poi dal resto della difesa che non sale a mettere in fuorigioco Correa e Brozovic. Per fortuna dei rossoneri, anche il pareggio nasce da un errore avversario, nello specifico di Calhanoglu, che effettua un passaggio orizzontale in una zona pericolosissima e permette a Tonali di innescare il contropiede che si conclude con la rete di Leao;
- Quando ha voglia di giocare, e fortunatamente per il Milan accade sempre più spesso, Rafa Leao è semplicemente devastante. Se il sinistro con cui pareggia la rete di Brozovic è potente e preciso, l'azione della terza rete rossonera è deliziosa: parte con uno scatto fulminante, lasciando sul posto tre uomini come se stesse giocando a Fifa, penetra in area, cambia piede e spiazza Handanovic. Il tutto era stato avviato da un colpo di tacco di Giroud, anche stasera a segno "a modo suo" nel derby, confermandosi un giocatore decisivo nelle partite che contano;
- Da un paio d'anni a questa parte, il derby milanese offre difficilmente risultati scontati e quello di oggi non fa eccezione. Il Milan domina sostanzialmente la prima ora di gioco, trovandosi in svantaggio quasi per caso, salvo poi ribaltare e allungare. Quando sembra finita l'Inter trova la rete dell'orgoglio con Dzeko, su un altro errore della retroguardia rossonera e prende fiducia, guadagnando il campo per una ventina di minuti durante i quali è Maignan ad esaltarsi, facendo capire quanto sia importante avere un portiere di alto livello, soprattutto quando le cose davanti funzionano male. Il Tomori di quest'anno, salvo la partita contro il Bologna, è un lontano parente di quello migliore e il redivivo Kjaer scalpita;
- I venti minuti durante i quali la squadra di Inzaghi è tornata padrona del campo, avvicinandosi più volte al pareggio, sono figli proprio delle scelte dell'allenatore, coraggioso nello stravolgere la squadra per giocarsi il tutto per tutto. Non si può dire altrettanto di quelle effettuate di Pioli, che ad un certo punto portano la squadra ad affidarsi ai lanci lunghi senza avere nessuno a cui appoggiarsi, col centrocampo che salta completamente, finché lo stesso allenatore rossonero non corre ai ripari con due ulteriori cambi. Il risultato finale, alla luce di tutto, rappresenta in maniera perfetta l'andamento di una partita al cardiopalma per i tifosi, ma divertente anche per gli spettatori neutrali.
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