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, 28 Agosto 2022

Considerazioni sparse post Cremonese-Torino (1-2)


Il Toro a trazione balcanica vola, i grigiorossi si svegliano troppo tardi.


- Due squadre a specchio, una lotta di uomo su uomo, un calcio aggressivo e senza esclusione di colpi: al nuovissimo Zini va in scena una battaglia tra due allenatori che si elogiano vicendevolmente e danno un imprinting decisamente simile alle loro squadre. Vince il Torino, che su quel sistema inserisce però degli elementi qualitativi di maggior caratura: la Cremonese prova a una rimonta di cuore dallo 0-2, ma il lavoro si ferma a metà ed a esultate sono gli ospiti, alla seconda vittoria esterna consecutiva dopo quella ottenuta a Monza;

- Il Torino parte suonando il suo consueto spartito death metal, e la Cremonese, pur accettando gli uno contro uno a tutto campo, sembra non reggere quella pressione: la prima rete arriva dopo circa un quarto d’ora, a seguito di un batti e ribatti in area che costa un’autorete a Bianchini (assegnato il gol a Vlasic, per la gioia di chi lo ha in rosa al Fantacalcio). Gli ospiti tengono il comando delle operazioni anche nella seconda frazione, raddoppiano con Radonjic intorno all’ora di gioco grazie ad una bellissima combinazione con Vojvoda, avrebbero molteplici possibilità di metter in ghiaccio la gara ma le falliscono e rischiano addirittura la rimonta, iniziata dallo splendido gol di Sernicola ma mai concretizzata nonostante gli ultimi 10’ di arrembaggio;

- Il Toro vola a 7 punti in classifica, in pochi ci avrebbero scommesso il giorno in cui Vagnati e Juric finirono sul web arrivando quasi alle mani: in fin dei conti, l’aver mantenuto l’ossatura che conosce a menadito i dettami del tecnico croato è stata una mossa intelligente, e le correzioni di mercato si stanno rivelando corrette (ciò non toglie che si potessero far prima ed in misura maggiore, a scanso di equivoci sulla presidenza). La trequarti balcanica Vlasic-Radonjic sta facendo letteralmente faville (in attesa di Miranchuk), il nuovo innesto Schuurs sembra aver le carte in regola per dirigere la difesa, alcune certezze dello scorso anno (Ricci, Rodriguez) si stanno confermando su livelli elevati. Vojvoda sta rientrando (oggi un assist delizioso), Singo deve ancora trovar la forma migliore, anche se rimane la grana Lukic, in campo per 6 miseri minuti: al netto dei facili entusiasmi (le due vittorie sono arrivate con due neopromosse) la sensazione è che questo Torino possa crescer ancora;

- Sulla sponda grigiorossa il rammarico è essersi svegliati tardi, ma forse va detto che il cambio di ritmo è avvenuto quando il Torino ha smesso di azzannare la partita: la squadra di Alvini ha gettato il cuore oltre l’ostacolo negli ultimi 10’, ma al favoloso gol di Sernicola non hanno fatto seguito altre reti. I padroni di casa in realtà ci avevano provato dall’inizio a spingere, ma sono stati un po' imprecisi dalla trequarti in avanti: buone le prove di Okereke e Valeri, meno quelle di Dessers e Zanimacchia, e forse proprio da loro due ci si aspetta maggiore qualità negli ultimi metri di campo. Un’altra buona notizia arriva da Radu, che oggi ha evitato un parziale decisamente più ampio;

- La classifica dopo tre giornate lascia decisamente il tempo che trova: tuttavia gli 0 punti della Cremonese non rispecchiano le prestazioni della squadra di Alvini, e se al tecnico verrà data fiducia (e magari qualche innesto di qualità ed esperienza) potrebbe invertire la rotta, perché la sua mano si intravvede anche a sole 3 giornate dal via. Quella di Ivan Juric invece si vede anche al buio e senza torcia: il tecnico croato è il frontman di una band che suona con e per lui, alla faccia di chi dice che le sue dichiarazioni turbano l’ambiente. Il prossimo mese, con 3 big nei prossimi 5 turni, ci dirà di che pasta è fatto questo balcan-Toro: di certo il primato in classifica (temporaneo e di valore irrisorio, ma tant'è) ed i tifosi accorsi in massa allo Zini che osannano la squadra a fine partita sono dei segnali, anche solo qualche mese fa, inimmaginabili.  

  • Torinese e granata dal 1984, dopo una laurea in Filosofia, opto per diventare allenatore professionista di pallavolo, giusto per assicurarmi una condizione di permanente precarietà emotiva e sociale. Questa scelta, influenzata non poco dalla Generazione di Fenomeni che vinse tutto a cavallo degli anni 90', mi porta da anni a girovagare per l'Europa inseguendo sogni e palloni, ma anche a rinunciare spesso a tutto il resto di cose che amo fare nella vita: nei momenti di sconforto per fortuna esistono i libri, il mare, il cioccolato fondente e le storie di sport in cui la classe operaia va in paradiso.

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