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, 14 Agosto 2022

Considerazioni sparse post Salernitana-Roma (0-1)


All'Arechi va in scena una partita tatticamente interessante, che la Roma vince senza soffrire troppo, nonostante una condizione fisica piuttosto precaria e le polveri bagnate di Zaniolo e Dybala in fase realizzativa.


- Parte forte l'avventura della Roma nella Serie A 2022-2023. Allo stadio Arechi di Salerno i giallorossi si sono dimostrati una squadra compatta, solida, all'altezza delle aspettative, capace di confermare pienamente tutti i pronostici della vigilia, ovverosia di vincere in scioltezza il confronto, mantenendo la propria porta inviolata. E ciò, nonostante la squadra di Mou versasse ancora in una condizione fisica piuttosto precaria. La vittoria con un singolo gol di scarto, infatti, non deve ingannare: la superiorità tecnico tattica dei giallorossi è stata evidente. La Roma ha mantenuto sempre il pieno controllo del match. Anche quando, nel secondo tempo, la sua tenuta fisica è calata vistosamente;

- Questa premessa era necessaria, ma non deve essere male interpretata. La Roma ha rischiato poco, ma ciò non vuol dire che la Salernitana abbia mal figurato. Al contrario, i campani hanno giocato una buona partita. Hanno dato del filo da torcere ai giallorossi fino al novantesimo, soprattutto sul piano dell'intensità, e sono apparsi solidi e ben organizzati, nonostante ci fossero tra le loro fila numerosi calciatori all'esordio in Serie A (Botheim, Bronn, Vilhena, Sambia...), ed altri fossero appena arrivati a Salerno (vedi Candreva). Se la Salernitana giocherà in questo modo anche le partite che la anteporranno ad avversari ben più abbordabili dei giallorossi, ci sbilanciamo dicendo che Nicola potrebbe compiere un nuovo miracolo: l'ennesimo;

- Capitolo tattica: c'era grande curiosità su come Mou avrebbe schierato i giallorossi. Si sapeva che il tecnico portoghese avrebbe optato per la difesa a 3, ma sussisteva ancora incertezza su chi avrebbe dovuto fungere da schermo davanti alla difesa. Alla fine, l'ha spuntata Bryan Cristante. Mourinho, infatti, ha lasciato fuori sia Wijnaldum che Matic dall'11 iniziale ed ha optato per un 3-1-5-1 in fase di possesso (5-2-2-1 in fase di non possesso), con Spinazzola e Karsdorp molto alti sulle fasce, al fine di garantire maggiore ampiezza alla manovra, e Pellegrini regista arretrato, con ridotte facoltà di proporsi in avanti rispetto al recente passato, ma con licenza di smarcarsi (di tanto in tanto) alle spalle dei difensori avversari per supportare la manovra offensiva. Pessime news per i fantallenatori che hanno puntato su di lui. Ottime notizie, invece, per chi aveva paura che la Roma sarebbe risultata una squadra troppo sbilanciata in avanti e poco equilibrata;

- Per quanto riguarda il fronte offensivo, invece, Mou ha affidato a Zaniolo e Dybala il compito di svariare tra le linee avversari per disorientare i loro rispettivi marcatori e concedere maggior spazio per attaccare la profondità a Tammy Abraham, da sempre in difficoltà con le difese chiuse, compatte e sempre schierate. Il piano sembrava sensato, tuttavia ha funzionato soltanto a metà. Abraham, infatti, non ha mai trovato campo per incidere nel confronto, mentre sia Zaniolo che Dybala hanno goduto di parecchie occasioni clamorose per andare in rete. Peccato solo che la Joya abbia "sbattuto” contro il palo, mentre il suo compagno di reparto abbia chiuso troppo il mancino, lasciando alla Salernitana la possibilità di rimanere aggrappata al match fino al suo epilogo. Questo aspetto andrà migliorato. Se la Roma vorrà lottare per lo scudetto, infatti, dovrà sciupare molte meno occasioni di quelle che ha sprecato stasera;

- In chiusura, va poi evidenziato quanto Mourinho sia ormai penetrato nelle teste dei suoi calciatori. L'influenza del tecnico portoghese sulle scelte della squadra è sempre più evidente ed è emersa chiaramente all'ultimo minuto di gioco, quando Pellegrini, imbeccato da Wijnaldum, avrebbe potuto pungere la difesa della Salernitana, ma vi ha rinunciato, preferendo uscire dall'area di rigore dei campani pur di non concedere loro un'ultima opportunità di ripartenza. Alla fine, Lorenzo non è riuscito nel suo intento. Il centrocampista giallorosso, infatti, ha perso il pallone, tuttavia, il significato del suo gesto deve ritenersi piuttosto chiaro: la Roma ci crede. I calciatori sanno di poter vincere e sono finalmente disposti a rinunciare alla gloria personale pur di farlo. Così si può davvero.

  • Nato a Treviso il 25/10/1992. Laureato in Giurisprudenza. Cresce nutrendosi di palla a spicchi, ma è il calcio a catturare le sue attenzioni. Nel 2013, fresco di licenza da agente FIFA, anticipa tutti, anche se stesso: si reca in Polonia, convinto di poter rivoluzionare il calciomercato italiano. La rivoluzione non si attua, ma l'intuizione si rivela comunque felice. Oggi, svestiti i panni del procuratore sportivo, indossa quelli del match analyst e scrive di tattica in qualità di iscritto all'associazione italiana degli analisti di performance calcistica. Potete trovarlo a Rimini o, di tanto in tanto, nelle peggiori pierogarnie polacche.

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