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- di Luigi Vincenzo Repola

Sognando Kvaratskhelia


Chi è e come gioca il possibile sostituto di Insigne.

La Georgia è un paese sostanzialmente sconosciuto agli italiani. Un lembo di terra a cavallo tra Europa e Asia, grande quanto Piemonte, Lombardia e Veneto messi insieme, schiacciato tra le vette perennemente innevate del Caucaso e il Mar Nero. In pochi, alle nostre latitudini, conoscono qualcosa questo piccolo paese, apparso sulle pagine dei nostri giornali solo in occasione della tragica guerra del 2008. Tuttavia, c’è di più. Molto di più. Spostando la nostra prospettiva un po’ più a Est, scopriremo che la Georgia ci è più vicina di quello che pensiamo.

Il suo nome fu coniato dagli antichi greci per indicare una terra particolarmente rigogliosa: gheorgìa ovvero “coltivata, fertile”, così fertile da ospitare pecore con pellicce d’oro anziché di lana (ricordate la storia di Giasone, gli Argonauti e il vello d’oro?) e da attrarre coloni e commercianti da tutta la Grecia, che mai si erano spinti così ad est.

È in Georgia che fu addomesticata la vite e “inventato” il vino e fu sempre qui che, nel 337 d.C., nacque il primo regno cristiano al mondo. Tbilisi, la capitale fondata più di 1500 anni fa, è stata per secoli un centro culturale importantissimo per il mondo russo e sovietico, dando i natali a grandissimi artisti, poeti, uomini politici e calciatori.

Fin dalla nascita del campionato sovietico nel 1936, infatti, la Dinamo Tbilisi è l’unica società che è riuscita a tenere il passo delle ben più quotate società moscovite e della Dinamo Kyiv, vincendo due volte la Vysšaja Liga, aggiudicandosi una Coppa delle Coppe nel 1981 e piazzando ben tre suoi giocatori nella top10 del Pallone d’Oro di quell’anno. Ma soprattutto, la Georgia è di gran lunga, in proporzione alla sua popolazione, il principale serbatoio di talenti della nazionale in maglia rossa.

Nella formazione dell’URSS campione d’Europa del 1960, ben tre calciatori su undici erano georgiani, nonostante la repubblica caucasica ospitasse soltanto l’1,6% della popolazione. Insomma, Il calcio georgiano ha sempre avuto giocatori di talento, giocatori estrosi, tecnici, spesso con un guizzo di follia. Per il mondo sovietico la Georgia è una sorta di Sud America, terra di inverni miti, calcio di strada, genio e sregolatezza.

Lo stereotipo del campione georgiano è quello di un giocatore estremamente tecnico e veloce, cerebrale ma abile nel dribbling, di quelli che fanno innamorare il pubblico grazie alla loro imprevedibilità. Quindi non è un caso che i gioielli più luccicanti della scuola di Tbilisi fossero quasi sempre ali o attaccanti veloci e grandi dribblatori: Meshki, Metreveli, Shengelia e Gutsaev i nomi più noti. Khvicha Kvaratskhelia detto “Kvara” si inserisce perfettamente in questa tradizione fatta di tecnica, velocità, grandi progressioni e giocate imprevedibili. All'arrivo di Kvara a Napoli qualcuno ha storto il naso.

La critica della piazza partenopea era sostanzialmente questa "ora andiamo a prendere i giocatori dal campionato georgiano?". Ma la situazione è un po' più complessa.

Come si dice "Tiraggir" in georgiano?

Khvicha in realtà da quando ha 18 anni gioca in Russia, prima alla Lokomotiv Mosca e poi al Rubin Kazan, per la disperazione dell'allenatore dell'ex squadra dei ferrovieri della capitale russa, Jurij Semin, che aveva spinto la società a confermare quel ragazzo georgiano.

In realtà Kvaratskhelia sarebbe potuto restare tranquillamente lì, a sviluppare le sue capacità in attesa dell'inevitabile salto nel calcio dell'Europa continentale, ma a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina ha ritenuto saggio fare ritorno a casa. È difficile capire questa situazione se non si fa un piccolo ragionamento relativo alla posizione diplomatica tra la Georgia e la Russia.

Senza voler neanche considerare in che condizione di tensione possa vivere una nazione di piccole dimensioni, avendo come dirimpettaio il vicino di casa più grosso e pericoloso del mondo (citofonare Cuba per conferma), i due paesi, dopo l'indipendenza di Tbilisi nel 1991 e la contestuale dissoluzione dell'Unione Sovietica, hanno vissuto momenti complicati. Una parte del suo territorio, l'Ossezia del Sud, nel 1992 è divenuta una repubblica indipendente, con il supporto della neonata Federazione Russa.

Negli anni i rapporti tra Mosca e Tbilisi sembravano essersi chetati. Ma l'elezione di un presidente come Vladimir Putin e una guida maggiormente filo-occidentale della Georgia dal 2003, hanno acuito le differenze tra i due Stati, portando alla Seconda guerra in Ossezia dell'agosto 2008. Da quel giorno le relazioni diplomatiche con la Russia si sono definitivamente chiuse.

Quindi, la circostanza che il giocatore georgiano più forte, il ragazzo d'oro del calcio nazionale, restasse un tesserato di una società campionato russo, ha provocato polemiche nel Paese che si sono riverberate sulla vita di Kvaratskhelia, che ha ripiegato infatti per un ritorno a casa, alla Dinamo Batumi, dopo le minacce ricevute da alcuni suoi familiari.

Al Rubin Kazan Kvaratskhelia è esploso come un'ala sinistra rapida e devastante nell'uno contro uno. Quello che sorprende del gioco del ragazzo georgiano è la forza fisica con cui si attiva.

Kvaratskhelia non salta l'uomo grazie ad una particolare abilità da giocoliere, per capirci come Neymar, Anthony o, restando a giocatori della Serie A, Jeremie Boga. E' lo strappo che Kvaratskhelia dà al suo scatto iniziale, è la prima accelerazione che lo rende difficilmente contrastabile. Della serie, quando parte non lo rivedi più. Ad aiutarlo nel primo step del dribbling è la sua capacità di toccare il pallone con il destro e con il sinistro quasi allo stesso modo grazie ad una tecnica fuori dal comune.

Più tecnica che classe, più accelerazione che velocità. Provando il solito giochino dei paragoni, in molti lo hanno avvicinato a Rafael Leao. Sicuramente con il portoghese condivide una certa difficoltà nel trasformare in rete le azioni create, ma Khvicha, meno veloce del 17 rossonero, pare sia capace maggiormente di relazionarsi con i compagni, creando quelle trame di passaggio che Insigne comandava da leader assoluto a Napoli. Un gioco che probabilmente Spalletti - con l'addio in contemporanea di Mertens ed Insigne - sta pensando seriamente di mettere in soffitta, dopo l'era gloriosa di Sarri e quelle meno gloriose di Gattuso, Ancelotti e Benitez.

Kvaratskhelia non ha dei numeri particolarmente virtuosi in fase realizzativa, se si esclude l'ultima parte di stagione, quella che l'ha visto tornare in Georgia dove, chiaramente, dato il livello mediocre del campionato, ha siglato praticamente un gol a partita, una realizzazione ogni 92 minuti.

Le sue medie nel campionato russo raccontano di un ragazzo capace di fare un gol ogni 5 partite e quindi non certo di un goleador. Kvaratskhelia è dotato di un destro, ma anche di un sinistro che meriterebbe maggior gloria. Ma ciò non sembra essere un problema per il gioco di Khvicha.

Il georgiano, infatti, sembra molto più interessato alla possibilità di entrare con il pallone in porta rispetto a cercare un tiro dalla lunga distanza. Le sue medie altissime di dribbling, esaminate già in un articolo dell'Ultimo Uomo scritto da Daniele Manusia, dimostrano che il ragazzo ha una abilità unica nel saltare l'avversario e non a caso è stato il giocatore a dribblare di più nella Premier League russa 2021-22.

Dopo aver analizzato il gioco espresso da Kvaratskhelia, tornando al gioco delle somiglianze, il paragone più calzante potrebbe essere quello che lo accomuna al Federico Chiesa nel suo prime di Firenze, piuttosto che a Leao o ad altri giocatori accostati al georgiano.

Cosa può succedere, però? Cosa può andare storto?

Sicuramente il fattore caratteriale può essere un deficit rispetto alle prestazioni di Kvaratskhelia. Spesso falciato dagli avversari, che hanno enorme difficoltà a fermare la corsa folle dell'esterno sinistro, il georgiano non disdegna il contatto fisico, diciamo così.

Nell'ultima mezza stagione in Russia, ad esempio, ha riportato ben sei ammonizioni in 19 partite. Sarà complesso quindi per Khvicha non cadere nei tranelli dei difensori esperti del calcio italiano e quindi anche evitare la nomea di attaccante rissoso che ha già inglobato Nicolò Zaniolo.

Il temperamento. Kvaratskhelia ha 21 anni e ha già dimostrato di poter essere un calciatore leader delle squadre in cui milita. Le sue doti balistiche superiori alla media stagione dopo stagione hanno rafforzato questa indole da torero nell'arena. Onestamente, resterei decisamente sorpreso se alla sua prima ufficiale con la maglia del Napoli il georgiano non dovesse mettere a segno nemmeno un dribbling.

Un giocatore del genere, con questa tempra e queste caratteristiche, può correre il rischio di cadere nella tentazione di un esprimersi in maniera controintuitiva pur di rispondere all'input proveniente dal suo istinto. E questo sì che lo può accomunare al modo di stare nella partita che ha avuto Rafael Leao almeno fino al gennaio di quest'anno.

Sarebbe davvero un peccato se Khvicha non riuscisse a esprimere il suo gioco estremamente esuberante, rischioso fuori dal contesto di squadra. E qui si possono scontrare tranquillamente due teorie: la scuola di pensiero supportata da coloro che ritengono i giocatori di qualità utili solo se immessi in un sistema, contro chi preferisce vedere un ventenne dribblomane che in ogni occasione buona prova a saltare l'uomo.

Tra le due forme filosofiche dovrà inserirsi, allora, Luciano Spalletti. Va detto che l'allenatore toscano in realtà ha già dimostrato di saper apprezzare e far sviluppare calciatori estremamente rapidi e a proprio agio nell'uno contro uno, vedi Amantino Mancini o Mo Salah. E allora? Che si fa? Lo si prende al Fantacalcio? Non lo so, sinceramente.

Ciò che possiamo dare per certo è che Kvara è pronto per il proverbiale salto di qualità. Il georgiano sarà inserito nel gioco di Spalletti esattamente nel ruolo di Insigne, ma è un giocatore completamente differente dal ragazzo di Frattamaggiore. Il nuovo giocatore del Toronto FC, infatti, è diventato negli anni un regista offensivo, un trequartista che solo per una questione di spazio utilizza il lato sinistro del campo.

Ritmo compassato, controllo di palla e gestione dei tempi e degli spazi in attesa del movimento giusto del compagno (Callejon ti penso ancora). Ecco, Kvara è l'esatto opposto.

Abile anche lui nell'ultimo passaggio, sia chiaro, ma il georgiano è smanioso, irrequieto, elettrico, alla costante ricerca di quello spazio minimo per aggredire la difesa avversaria, correndo come se lo stessero inseguendo. In realtà, di solito, lo inseguono i terzini per davvero.

La scorsa stagione Spalletti ha utilizzato molto la velocità di Victor Osimhen per iperverticalizzare il gioco del Napoli, in modo tale da consegnare alla squadra una seconda opzione rispetto al possesso di palla. L'acquisto di Khvicha potenzia considerevolmente le possibilità degli azzurri di andare dritti verso la porta, senza passare per trame articolate.

E allora l'addio di Insigne e l'arrivo di Kvaratskhelia potrebbero aver chiuso un capitolo quasi decennale nel modo di giocare all'ombra del Vesuvio.


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