Considerazioni sparse post Djokovic-Sinner (5-7 2-6 6-3 6-2 6-2)
Jannik a lezione da Nole, ma il nostro ragazzo è un tipo da Slam.
- Visto che è troppo facile dirlo quando vince, lo diciamo ora che ha perso, ci prendiamo la responsabilità e nel caso anche i pomodori: questo ragazzo è un tipo da Slam. Ce lo vediamo proprio con quei trofei in mano e nonostante il calice amaro - che non sarà l’ultimo - siamo qui ad aspettarlo, a seguirne i passi e i progressi, un’evoluzione costante guidata da quella testa rossa da assassino. Peccato, perché oggi c’era il profumo dell’impresa ma lo sappiamo: molto spesso le vittorie affondano le radici in queste sconfitte;
- Momenti Sinner. Ci siamo trovati diverse volte in piedi sul divano, forse il punto magico, anche per importanza, è stata la palla corta che valeva il set point nel primo parziale, perfetta, improvvisa e sublime (era anche la prima tentata, con fattore a sorpresa garantito), ma ce ne sono stati tanti altri. Insomma è probabile che i vicini ci abbiano sentito gridare più volte. Ma il bello è che nei primi due set (tolto l’inizio) tutto è avvenuto in maniera naturale, quasi normale. Non c’era quella sinfonia musettiana sublime si limiti dell’irreale che poi si è interrotta di colpo (per citare un’altra maledetta rimonta Slam)… no, qui c’era tutta la solidità di Jannik, concreta e quasi palpabile;
- Fin dall’inizio Sinner non ha brillato per malizia, stava per finire sotto 1-5 senza neanche sapere come, però ha via via dominato gli scambi lunghi, ha limitato gli errori pur tenendo un livello di minaccia costante in ribattuta, in pratica ha fatto il Nole per due set, e farlo contro Nole the original è davvero un lavoro complicato. Alla lunga l’inerzia è cambiata e lì hanno assunto maggior peso le sbavature a rete e le tante piccole pecche d’inesperienza (relativamente parlando), ma dal lato di Jannik non c’è stato un crollo fisico né morale, il che è un buon segno, anzi ottimo;
- Cosa dire di Nole? Intendiamo a parte insultarlo e lanciare oggetti contro il televisore quando da terra spara passanti di rovescio semplicemente fuori da ogni logica di equilibrio fisico. Bisogna diffidare di Nole quando vince ma ancora di più quando prende gli schiaffi e ti sembra morto, stanco e fuori bolla. In realtà lui in quei momenti sta studiando astri, variabili e probabilità e se c’è un lontano modo di ribaltare il match, lui lo farà. Sì, è andato in bagno a guardarsi allo specchio e forse a insultarsi ma quando è tornato in campo aveva le idee molto chiare: da una parte si è imposto una svolta emotiva, salendo di tono con urla e rabbia, dall’altro ha proposto un tennis che riduceva ogni margine di errore, scommettendo in parte su un lieve calo nell’aggressività di Jannik. Così facendo ha ripreso colore e sicurezza poi, una volta che i valori si erano ribaltati, ha rispolverato baldanza e cattiveria, è entrato nella sua tipica trance agonistica e non ha più fatto prigionieri. Non vediamo chi o cosa possa fermarlo adesso;
- E ora? Ora Jannik si mangerà le mani, il fegato e la racchetta, dopodiché tornerà al lavoro. Questo torneo, sarà che è “il torneo” per eccellenza, gli ha lasciato una nuova consapevolezza che non va dispersa. L’impressione è che nell’apparente confusone di questi mesi, Sinner abbia fatto un ulteriore salto di qualità. I dettagli e i margini su cui lavorare sono infiniti ma al tempo stesso fanno impressione i progressi sia su singoli gesti tecnici come il servizio, sia su aspetti più impalpabili come la comprensione del match, la gestione del momento e delle energie. La vittoria su Alcaraz è un piccolo capolavoro che dà tanta fiducia e sì, anche la mazzata di oggi si rivelerà preziosa.
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