Ha senso difendere sui tiri da fuori?
Il Liverpool sembra non volerlo fare più.
Pubblicato originariamente su Medium a pochi giorni dagli ottavi di Champions League, questo articolo teorizza un nuovo approccio tattico difensivo che il Liverpool, almeno secondo Chriss Summersell, starebbe sempre più implementando. Sembra, infatti, che la squadra di Klopp mantenga un atteggiamento piuttosto passivo, o meglio inattivo, quando si tratta di contestare i tiri da fuori.
Immaginatevi la scena. L’azione si sta sviluppando nell’ultimo terzo di campo, un giocatore riceva palla tra le linee e si crea lo spazio per concludere da fuori area: come vorreste che la vostra squadra reagisse? Credo che quasi tutti sarebbero d’accordo nel dire che un proprio giocatore dovrebbe quantomeno provare ad accorciare sull’attaccante e intercettare col corpo la traiettoria indipendentemente dalla natura del tiro. Si tratta di una regola non scritta del calcio quasi inviolabile; da che ne ho ricordo, se un avversario prova a segnare da qualsiasi distanza, devi fare del tuo meglio per impedirglielo.
Ultimamente, però, ho provato a mettere in dubbio questo assioma e mi sono chiesto se provare a bloccare ogni conclusione dalla lunga distanza sia una decisione intelligente o meno. Negli ultimi dieci anni, abbiamo imparato tanto sugli expected goals (xG) e su come tirare in porta al meglio, ma non abbiamo ancora riflettuto abbastanza su come le difese possano rispondere a queste nuove conoscenze. È logico che se, in attacco, si prova a concludere dalle zone migliori del campo, allora, in difesa, lasciare che gli avversari prendano i loro tiri da zone di campo in cui segnare è statisticamente più difficile diventa altrettanto logico. In sostanza, non interrompere un avversario che sta sbagliando da solo.
Tuttavia, penso che il mio istinto di allenatore mi impedirebbe, nonostante i ragionamenti fatti finora sull’abituare me e i miei giocatori a non uscire sui tiri fa fuori, di sentirmi a mio agio con questa scelta. “Accorcia e blocca il tiro” è semplicemente una reazione imprescindibile del linguaggio del calcio. È una di quelle cose che stroncherebbe qualsiasi allenatore se solo provasse a fare diversamente.
Durante la partita di ritorno tra Liverpool e Inter degli ottavi di finale di Champions League, ho notato una cosa. Proprio come nell’incipit dell’articolo, Lautaro Martinez riceve tra le linee mentre corre verso la porta. L’argentino lascia che la palla gli scorra davanti prima di superare Alisson con un tiro all’incrocio dei pali. Un gol eccezionale, questo è certo, ma una volta rinsavito dall'estasi per il gol, sono rimasto perplesso nel rivedere la scelta difensiva di Virgil Van Dijk. Invece di uscire in pressione e fronteggiare Lautaro, con la palla tra i piedi e in posizione di tiro, VVD resta distante e non fa molto per provare a intercettare la palla.
Bene, se si trattasse di un qualunque altro giocatore al mondo o di un'altra squadra, mi sarei accontentato di blaterare qualcosa sul fatto che la pigrizia del difensore abbia portato a concedere un gol importante. Tuttavia, partendo dai presupposti precedentemente espressi, con la consapevolezza che il Liverpool è una squadra incredibilmente preparata e sapendo che Van Dijk è uno dei difensori più forti della sua generazione, se non il migliore di tutti, ho cercato di scavare più a fondo.
Così, sono andato su InStat per analizzare le conclusioni da fuori area concesse dal Liverpool in questa stagione per vedere se ci fosse sotto qualcosa. Mi piacerebbe potervi dire che ho scovato una tendenza univoca, ma in realtà mi aspettava un bel pot-pourri, compresa una terrificante giocata difensiva di Joel Matip contro il Norwich, che con la gamba ha deviato tiro piuttosto innocuo nell’angolo opposto della sua porta. Ciononostante, ho trovato diverse indicazioni sul fatto che il Liverpool stesse approcciando la difesa sui tiri da fuori in modo diverso:
Il pressing sul tiratore viene generalmente portato da un centrocampista, spesso dal fianco o in recupero per interrompere l’azione. I difensori, infatti, tendono a rimanere inattivi, rompendo raramente la linea difensiva per contestare un tiro e, in modo particolare Van Dijk, cercano quasi sempre di farsi più piccoli unendo le gambe e nascondendo le mani dietro la schiena. Insomma, l'intento sembra quello di voler lasciare campo libero al tiratore avversario.
Tali osservazioni non sono però abbastanza per determinare l’esistenza di qualche tipo di fenomeno, quindi bisogna rifarsi ai dati. Detto ciò, non essendo in possesso di un dottorato in fisica teoretica al contrario dello staff del Liverpool, ho continuato a utilizzare InStat e il suo utilissimo strumento per isolare le aree di campo (di cui ho appena scoperto l’esistenza ed è fantastico). Ho quindi isolato tutte le conclusioni da fuori area, ad eccezione dei calci di punizione, registrato il numero di tri concessi e quanti di questi sono stati bloccati. (Da notare: ho ignorato i tiri presi dai lati dell’area di rigore, principalmente per questioni di tempo ma anche perché i pochi tiri arrivati da quelle zone non sono statisticamente molto rilevanti).
Il riscontro dei dati raccolti dalle partite di Premier League testimoniano che sta succedendo qualcosa ad Anfield:
Il Liverpool è l’ultima squadra del campionato per percentuale di tiri da fuori bloccati; statistica in cui invece eccelle il Burnley, la squadra più efficace di tutta la Premier. Insomma, sembra difficile convincere Sean Dyche, allenatore dei Clarets, a ripensare al suo approccio in tempi brevi. Io, però, sto in fissa con la varianza sui campioni statistici piccoli, così ho deciso di analizzare i dati anche della stagione precedente (2020/21) e non ci crederete mai…
In questo caso, il Liverpool è ancora una volta ultimo, appena sotto al Tottenham, per percentuale di tiri da fuori bloccati, nonostante la statistica sia influenzata dalla moltitudine di infortuni che ha colpito il reparto difensivo a disposizione di Klopp nell’ultima stagione. Soprattutto se consideriamo l’assenza di Van Djik, il giocatore più cauto nel rompere la linea difensiva per uscire sulle conclusioni avversarie. Proseguendo a ritroso fino alla stagione del titolo (2019/20), il dato scende al 24,5%. Non voglio darmi a conclusioni affrettate, ma sembra davvero che si tratti di un preciso e intenzionale approccio difensivo del Liverpool.
Perché?
Questa è la domanda più logica: se si tratta di una scelta intenzionale, che valore gli attribuisce Klopp? Avrete notato che ho evitato di menzionare i gol concessi sulle conclusioni da fuori area, e l’ho fatto per delle buone ragioni: la dimensione del campione analizzato farebbe discutere e credo che questa decisione sia stata presa al di là della varianza dei gol concessi da fuori area nel corso di tutta la stagione.
Concedere tiri da zone a basso rischio
Ho già menzionato la prima ragione che secondo me sta dietro a questo approccio difensivo: dal momento in cui le squadre stanno diventando sempre più efficaci nella scelta dei propri tiri, è logico indirizzare i propri avversari verso scelte meno fruttuose, anzi che permettergli di giocare in zone di campo più pericolose.
Quando un giocatore esce per bloccare un tiro, inevitabilmente lascia scoperta la porzione di campo alle sue spalle, che potenzialmente può essere sfruttata dai giocatori in inserimento, a quel punto liberi di creare una occasione da gol più vantaggiosa. Inoltre, è molto probabile che il giocatore in contrasto si scomponga talmente tanto nel tentativo di opporsi al tiro, da non poter partecipare attivamente agli sviluppi dell’azione come le ribattute, soprattutto se il difensore esce in tuffo.
Nel video, la difesa del Burnley concede il gol dello 0-3 al Chelsea scegliendo di uscire su una potenziale conclusione dalla distanza da parte di N’golo Kanté la cui pericolosità è inferiore a 0,10xG. Lo spazio lasciato scoperto, invece, permette alla squadra di Tuchel di aumentare vertiginosamente le proprie probabilità di segnare. Quindi, è lecito pensare che restando meno attivi nella contestazione delle conclusioni da fuori, si possa indurre i propri avversari a costruire occasioni da gol meno pericolose, invece di ricercare soluzioni più efficaci per attaccare la porta.
Credo che molti allenatori lascino questo aspetto del gioco alla capacità decisionale dei singoli individui, dando per assodato che contestare un tiro sia intrinsecamente positivo. Dopo il gol del video soprastante, Dyche appare frustrato dalla scelta di uscire in pressione su Kanté da parte di entrambi i difensori, rei di aver lasciato Reece James solo alle loro spalle. In ogni caso, credo che si tratti di un risultato dato dal puro automatismo di uscire per contestare un tiro.
Non ostruire la visuale del portiere
Una soluzione (piuttosto utile) utilizzata da diverse squadre sui calci di punizione prevede che i giocatori schermino il portiere avversario: schierando uno o due giocatori sulla linea che va dal battitore al portiere. In questo modo, si può ridurre di molto il tempo di reazione del portiere, che intuirà la traiettoria della palla con qualche istante di ritardo.
Analogamente, lo stesso principio si applica anche nelle situazioni di palla attiva. Forse è per questo che il Liverpool cerca di ridurre il più possibile la densità di giocatori di fronte ad Alisson per dargli la migliore visuale possibile e più tempo per reagire in queste situazioni di gioco. La caratura di Alisson è indiscutibile e forse quest’approccio difensivo è un modo per scommettere sulla sua bravura tra i pali.
Un tiro intercettato è sicuramente un evento positivo se preso singolarmente, ma nelle situazioni in cui uno o più difensori escono rapidamente per contestare un tiro, quante volte ostruiscono la visuale del proprio estremo difensore? Correndo incontro al tiratore, forse i difensori possono trasformare delle semplici parate in rimpalli imprevedibili e concedere dei gol che il portiere avrebbe potuto parare facilmente se solo avesse visto partire la palla? Questa potrebbe anche essere la ragione per cui i Reds preferiscono pressare i giocatori avversari dal fianco o da dietro, in modo da disturbare il tiro ma non la visuale di Allison.
Controllo e prevedibilità
Un principio chiave per gli allenatori alle prese con la difesa individuale e collettiva è rendere prevedibile la giocata avversaria. Questo può voler dire manipolare l’avversario per farlo giocare in zone di campo in cui è meno pericoloso o lasciare che l’intera squadra avversaria faccia circolazione di palla di fronte alla difesa schierata, dove può essere controllata meglio. Quando si prova a bloccare una conclusione indirizzata verso la propria porta, può accadere di tutto – è una situazione fortemente imprevedibile.
Quando si riesce a contestare un tiro, è probabile che si crei una cosiddetta seconda palla in un’area di campo che non si può prevedere con precisione: può favorire il contropiede della difesa o può favorire la squadra in attacco, se la palla finisce tra i piedi di un attaccante a due passi dalla porta. Forse Klopp non vede i lati positivi di queste situazioni nel proprio terzo di campo difensivo (o forse riesce a prevedere gli sviluppi dei tiri bloccati dai suoi difensori attraverso un modello statistico super avanzato a sua disposizione…?).
Evitare di bloccare la palla, invece, sembra molto più prevedibile, poiché i tiri dalla distanza spesso finiscono per diventare nuovi possessi per il Liverpool. Chiaramente la palla può infilarsi proprio sotto al sette (come il gol di Lautaro che ha ispirato questo pezzo), ma è più probabile che finisca nella Kop o tra i guantoni di Alisson. Le probabilità che da un tiro da fuori area scaturisca un nuovo possesso e l’opportunità di costruire un’azione offensiva sono più alte, e forse è questo il grado di controllo e prevedibilità che il Liverpool preferisce mantenere.
Conclusioni
Va ribadito che non so se i giocatori del Liverpool scelgano consapevolmente di rimanere inattivi nel contestare le conclusioni dalla distanza, ma credo ci siano abbastanza prove, quantitative e qualitative, per sostenere con fermezza che prendano decisioni difensive diverse in questo frangente piuttosto ristretto del gioco.
Osservare il Liverpool ti porta naturalmente a dire che questo atteggiamento tattico è l’implementazione pratica di un pensiero innovativo. Tuttavia, l’obiettivo di questo articolo non è tanto dare un giudizio di valore, quanto riflettere sulle ragioni per cui si tratti di un approccio difensivo intenzionale o meno. Basandomi sui dati disponibili, credo quanto meno che tale tesi meriti ulteriori approfondimenti.
Da un punto di vista statistico, possiamo comprovare il valore di una scelta tattica di questo tipo attraverso un modello analitico sul lungo periodo e, da un punto di vista tecnico, i manager scelgono di allenare i propri giocatori sulle modalità e le tempistiche nel contestare (o non contestare) i tiri avversari? Può risultare un aspetto noioso del calcio, ma forse il Liverpool ha mostrato che la ricerca del vantaggio competitivo anche in un frangente così piccolo del gioco può risultare decisiva.
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