
- di Leonardo Salvato
Considerazioni sparse post Napoli-Genoa (3-0)
Giornata fatale al Maradona, un appuntamento storico in cui si chiudono due storie decennali: quella del capitano Lorenzo Insigne, all'ultima davanti al suo pubblico; e quella del Genoa con la Serie A, che dopo diversi tentativi falliti sembra sia riuscita a retrocedere. Forse.
- È il giorno della grande festa di Lorenzo Insigne, oggi all'ultima gara in maglia azzurra davanti al suo pubblico, che lo ha amato e odiato senza sapere come sia stato possibile, nella traduzione più catulliana possibile. Dieci stagioni, di cui tre e mezza da capitano, 433 presenze 122 gol segnati (secondo top-scorer della storia della squadra partenopea), due Coppe Italia e una Supercoppa italiana non si dimenticano facilmente, come non si dimenticano le tante serate memorabili vissute dal ragazzo di Frattamaggiore. Il commiato del numero 24 in campo è stato encomiabile, con una grandissima prestazione offerta davanti alla sua gente, e il lungo abbraccio finale ha segnato, in un modo o nell'altro, la fine di un'epoca;
- Il Genoa però non ha un bel nulla da festeggiare: la sua situazione di classifica, a dir poco disperata, non permette ai rossoblu di lasciarsi andare a sentimentalismi, e gli uomini di Blessin partono anche bene, giocando con intensità disperata che ha praticamente tolto il respiro agli azzurri a inizio azione. Al Genoa però è mancato, come durante tutta la stagione, la giusta incisività negli ultimi 20 metri, che ha costretto il grifone a lasciare parecchi punti per strada;
- Il Napoli, una volta gestita la sfuriata iniziale degli avversari, ha fatto valere la sua legge, salendo in cattedra grazie al suo solito possesso palla ragionato e paziente, col quale è riuscito ad eludere la pressione del Genoa. Il gol di Osimhen, che ha aperto le danze, arriva proprio da una di queste azioni manovrate con pazienza, girando in porta un bel traversone di Di Lorenzo;
- Il secondo tempo è stato invece un monologo azzurro, durante il quale il Genoa pian piano perde di lucidità, uscendo dal campo lasciando al Napoli il controllo delle operazioni. La rete di Lobotka fotografa perfettamente la situazione, con lo slovacco libero di partire dal centro del campo e arrivare al limite dell'area a calciare con il destro senza che nessun giocatore in maglia rossoblu opponesse alcun tipo di resistenza;
- Dall'altra parte del campo, mentre tutti omaggiano la carriera di Insigne, il Genoa si leccarsi le ferite, trattenendo a stento le lacrime per una retrocessione ormai inevitabile. O forse no: esiste infatti una remota possibilità per la quale il Genoa può ancora sperare nella salvezza, qualora oggi il Cagliari strappasse un pari nel posticipo serale. A prescindere da come andrà, il Genoa è comunque una squadra che, quest'anno, meriterebbe abbondantemente il verdetto negativo, maturato a seguito di tante prestazioni non all'altezza della massima serie. Alla società ora il compito di trasformare questo momento in un'occasione di riscatto e rinascita: una tifoseria passionale come quella rossoblu merita altre prove rispetto a quelle offerte in questa stagione.
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Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.
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