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, 15 Maggio 2022

Considerazioni sparse post Cagliari-Inter (1-3)


Lo scudetto si decide all'ultima: l'Inter con sicurezza e solidità batte un Cagliari triste come la sua stagione.


- L'Inter decide di prolungare questa lenta agonia chiamata corsa scudetto: una prova di personalità, sicurezza nei propri mezzi e solidità per battere un Cagliari triste come la sua stagione, tolto l'eurogol di Lykogiannis. Ci sarà tempo per spiegare i motivi per cui il Milan potrebbe vincere lo scudetto, e potrebbe non vincerlo l'Inter: uno di questi sta sicuramente nel mese (e mezzo) in cui tra febbraio e marzo l'Inter non è assolutamente stata questa a parte nella doppia sfida con il Liverpool;

- Matteo Darmian merita due paroline anche quest'anno, così come lo scorso anno quando si era dimostrato affidabile e decisivo per lo scudetto con un paio di gol delicati. Via via è stato scalzato da Dumfries, ma anche in questa stagione non ha mai fatto mancare il proprio apporto e il suo essere diligente, insieme a un paio di episodi in cui è stato nuovamente decisivo. Stasera oltre al gol anche una giocata strepitosa che ha messo in porta Lautaro: prezioso;

- Il Cagliari ha visto tre guide tecniche alternarsi sulla panchina quest'anno, con un corposo via vai a gennaio e continui cambi di modulo e sistema: stasera è stato l'ultimo episodio, con Agostini che di fatto ha iniziato la partita con una sorta di rombo. Soluzioni di discontinuità troppo comuni in Italia, e che non possono giovare a una squadra reduce da un'altra stagione disastrosa - in relazione al livello di alcuni suoi giocatori -: dopo la partita di stasera, la salvezza è sempre più un'utopia;

- Lautaro sì, Dzeko no: il momento dei due attaccanti dell'Inter dell'ultimo mese indica la via che deve seguire la società nel prossimo futuro, sperando di non dover assistere a nuovi sacrifici estivi, gli stessi che hanno indirizzato la corsa scudetto. La partita di oggi è la riprova di cosa si deve chiedere a Lautaro Martinez (che è fortissimo, vale la pena ripeterlo) in campo, vale a dire quella di essere un 9 moderno, dedicandosi sì a giocare coi compagni con giocate pulite ma anche ad attaccare l'area e la linea avversaria: in un'altra stagione con troppe pause, ha accresciuto ancora il suo bottino in campionato arrivando a 20 reti. Dzeko si sta invece spegnendo ogni volta di più: presumibilmente rimarrà in rosa, ma il suo ruolo deve drasticamente diminuire di importanza e centralità;

- Mi lancio già ora in un appello verso chi vorrà stilare le top 11 di fine stagione. Cerchiamo di ragionare non sul modulo predefinito ma sull'includere davvero i migliori calciatori della stagione di Serie A: e quindi sia Theo Hernandez che Perisic non possono rimanere fuori. Nessun 352, nessun 433: troviamo un bel 442 per inserire entrambi, il croato autore di una stagione da top mondo nel suo ruolo e Theo Hernandez decisivo insieme a Leao nel rappresentare la principale arma offensiva del Milan.

  • 26 anni a base di fùtbol, racchette e capitali del mondo. Contro gli anglicismi inutili.

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