Considerazioni sparse post GP di Miami
La Formula 1 è semplice. Ci sono 20 piloti, la Ferrari ottiene la prima fila ma alla fine vince Max Verstappen. L'olandese dimostra, ad ogni chilometro in più che percorre, di essere il pilota più forte del mondo, un capolavoro di solidità e di freddezza. Per lui che, in giovane età (che fa un po' ridere visto che stiamo ad appena 24 primavere), veniva spesso criticato per la sua volubilità, significa essere nel prime, in quel momento storico in cui è in grado di esprimere il meglio di sé stesso. L'intero paddock è nuovamente avvisato.
- Max, Max, Max, ancora Super Max, nel giorno in cui tutto sembrava apparecchiato per un nuovo trionfo del Cavallino Rampante, l'olandese impiega una quindicina di giri per scalare due posizioni e guadagnare la testa della corsa. Chiuderà con vittoria finale, giro veloce e vittoria nella Sprint Race finale che si è corsa dopo lo scontro tra Norris e Gasly. Verstappen stava dominando prima del crash del giro 41 ma la gran difesa eseguita successivamente a fronte degli ultimi attacchi di Leclerc ha messo la pietra tombale sulla gara. La prova è, ca va sans dire, da campione del mondo ma la paura che i ferraristi devono avere adesso è che si tratti di una prestazione da futuro pluri-iridato;
- Sicuramente c'è il rammarico per non aver trionfato dopo una prima fila ottenuta al sabato ma in Ferrari il bicchiere può essere visto per la sua metà riempita di champagne. Non tanto per la gara di Leclerc che, al netto di un Verstappen inarrivabile, ha guidato al massimo ed ha veramente poco da rammaricarsi. Il podio di Sainz è la gioia più grande del weekend in Florida perché, dopo errori e sfortune, restituisce un pilota non solo veloce ma anche pienamente concentrato. Lasciar passare Perez nel tentativo di sorpasso post-Safety Car è una mossa da professionista navigato, eseguita da una mente fredda e capace, nonostante gli indizi del venerdì portassero a pensare il contrario su Carlitos;
- C'era un altro pilota della galassia Ferrari da recuperare qua a Miami e quello era Schumacher. Per tutto il weekend i segnali erano, passatemi il termine, "floridi". In gara l'ipotesi di finire a punti sembrava diventata una certezza dopo la Safety. E invece. Invece Schumi jr. cancella due giornate e mezza di buon livello con un incidente inutile in collab con Vettel, amico e mentore. L'inizio di stagione per il tedesco è sempre più complesso, sempre più oscurato dai suoi errori e da un compagno di squadra che sembra essere tornato nel suo dark-side qui negli States. Per Steiner sono nuvoloni all'orizzonte dopo il sereno delle primissime gare;
- Sotto il casco George Russell deve aver messo su proprio una bella faccia sorridente. Battuto Hamilton, il suo diretto rivale al quale la Dea Bendata sembra aver momentaneamente voltato le spalle. Spogliato di una sorte unica e di una vettura ugualmente divina, Sir Lewis sta attraversando un suo personalissimo Purgatorio per riprendere in mano le chiavi del Paradiso o scivolare all'Inferno. Scegliete voi dove preferireste vederlo. Soprattutto, tornando su George, aggiungete l'aver battuto pure Bottas che sembrava destinato a chiudere con un clamoroso quinto posto. Il più classico degli scivoloni del finnico lasciano, invece, strada libera alle Frecce d'Argento e a Russell in maniera particolare, per arrivare primo nel resto del gruppo;
- Insomma, come è andato questo primo GP di Miami? La sensazione è quella di essere di fronte a una seconda Montecarlo ma in salsa statunitense, dunque con peculiari caratteristiche accentuate. Celebrità come se piovessero, la necessità di spettacolarizzare ogni momento del weekend, i continui auto-riferimenti alla potenza dello sport negli USA. La gara, per molti, passerebbe pure in secondo piano. Rimane, tuttavia, la sensazione che questo non sia il trionfo della città di Miami, FL, bensì della Formula 1, della sua capacità di suggestionare l'immaginario collettivo con la sua storia passata, presente e futura. Mica un complimento da poco.
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