Considerazioni sparse post Leicester-Roma (1-1)
Leicester-Roma è stato esattamente il match che ci aspettavamo.
- Nessuna sorpresa al King Power Stadium, almeno per chi ha visto giocare le due squadre in stagione. I piani delle contendenti sono infatti telefonatissimi: la Roma aspetta, si chiude senza tanti fronzoli, e cerca di far male in contropiede e cercando sempre la verticalità sui due attaccanti; il Leicester prova a fare la partita e ci mette qualità (almeno dalla cintola in su), intensità, ma anche le sue lacune in fase di transizione. Le due uniche vere occasioni per i giallorossi arrivano per merito di ottime sortite individuali, mentre gli inglesi giocano un calcio più corale e ragionato. Il verdetto però alla fine viene rimandato al match di ritorno, esito che può lasciare sicuramente più soddisfatti gli ospiti;
- La differenza tra il primo e il secondo tempo della Roma è tutta nel passaggio da una squadra speculativa e una squadra rinunciataria. Agli amanti del bel calcio il consiglio è di guardare altrove, ma il primo tempo della Roma è stato praticamente perfetto per furbizia e organizzazione difensiva: evita scientificamente il primo pressing sui difensori centrali, date anche le non eccelse doti in impostazione di Fofana e Evans, fa densità nella propria metà campo e cura bene ogni scalata dei terzi di difesa. Il risultato è un tiro e un gol, poi un’ottima gestione degli spazi per rendere il Leicester praticamente innocuo, con la sensazione di poter creare comunque pericoli con l’avversario sbilanciato. Nella ripresa però gli uomini di Mourinho si abbassano ulteriormente e non creano per oltre mezz’ora nemmeno i presupposti di una ripartenza, e dopo un paio di ghiotte occasioni in maniera quasi ineludibile (e meritata) l’1-1 inglese. Il sapore è quasi quello di un’occasione sprecata per la Roma, dati i binari favorevoli su cui si era rapidamente messo il match (e i brutti ricordi che deve aver evocato in Brendan Rodgers);
- E’ un’opinione forse impopolare, ma con Zaniolo seconda punta (ruolo che palesemente non è il suo) la Roma perde parecchia qualità nello sviluppo, e tende ad appiattarsi su un 3-5-2 fin troppo scolastico e reattivo, anche se oggi Pellegrini ha provato a danzare maggiormente tra le linee - come in occasione del gol. Con un quadrilatero di centrocampo la squadra sembra gestire meglio il pallone, inoltre Mikitharyan e la sua imprevedibilità sono sprecati in mediana. Visto anche l’infortunio di quest’ultimo, ad ogni modo, la presenza di Zaniolo sarà determinante nel match di ritorno e sarà anche un bel banco di prova per il numero 22;
- La Roma ha un laterale sinistro a tutta fascia che gioca a piede invertito, funge da regista occulto ed è fondamentale nella risalita del campo con le sue progressioni che consentono di saltare la prima pressione avversaria. La descrizione calzerebbe a pennello per Spinazzola, ma in questo caso parliamo di Nicola Zalewski, classe 2002 e fino a qualche mese fa di professione trequartista, oggi decisivo nel costruire il primo gol e autore di una prova di sorprendente solidità difensiva. Il premio di MVP glielo soffia l’insuperabile Smalling, perfettamente a suo agio in un match molto “inglese” nei ritmi e nello sviluppo. Abraham si vede poco ma fa tanto lavoro sporco e dopo 80’ di sportellate ha la lucidità per trovare un assist di tacco che per poco non cambiava le sorti della sfida;
- Il Leicester, oltre al portiere Schmeichel, schiera altre due vecchie glorie della squadra che fece la storia con Claudio Ranieri, Vardy e Albrighton, ma sono entrambi bocciati. Sul primo pesa la lunga inattività e la difesa bassa della Roma che gli nega ogni possibile strappo in profondità, sul secondo incidono l’età e l’ottima prova dell’avversario da quel lato. Decisamente più ispirati Lookman e Maddison, che crescono col passare dei minuti, e bene anche Fofana, grande prospetto in questa stagione penalizzato dagli infortuni. La Roma, dopo due semifinali con avversarie inglesi compromesse da un pessima andata (Liverpool 5-2 in Champions e United 6-2 in Europa League), ha il merito di restare a galla e giocarsi tutto davanti ai propri tifosi. Certo, la competizione in questo caso è meno appetibile ed è quasi un demerito esserci -dato il settimo posto della scorsa annata - ma dopo 15 anni senza trofei non è decisamente il caso di essere troppo choosy.
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