Considerazioni sparse pre Gran Premio di Imola
A distanza di quarant’anni, la storia del Gran Premio di Imola potrebbe riproporre un copione già visto riguardante alcune delle più toccanti e significative simbiosi tra compagni di squadra che terminarono proprio sulle rive del Santerno.
- Romagna, terra di motori passioni e storie struggenti. Qui dove l’autodromo porta il nome del Drake e del figlio prematuramente scomparso, sono scritte alcune delle sfide automobilistiche più rilevanti e più deflagranti che si ricordino. Affiatamenti, partnership, simbiosi tra compagni di squadra subiscono su queste colline, su questi sali scendi, memorabili e drammatici divorzi scritti e raccontati da scenari unici e da leggenda. Squadre al vertice, coppie di piloti consumati da una rivalità sportiva ai massimi livelli, ambienti armoniosi, divisi e solcati da gare dall’esito tanto vittorioso quanto agonisticamente erosivo ed esplosivo. Equilibri sportivi e dinamici di squadre imprevedibilmente e fatalmente smossi dall’esito della sola gara della cittadina Imolese;
- Anno 1982, quarta gara del mondiale. Una gara boicottata dalle squadre inglesi in diatriba con la federazione internazionale. Da due anni, dall’ultimo mondiale vinto, la Ferrari è chiamata alla riscossa, con un mezzo e una squadra altamente competitiva. La storia parla di uno screzio, di una rivalsa personale, da una prevaricante e inevitabile voglia di vincere. L’inizio della fine, che avverrà dopo un mese e poco più sulla pista belga di Zolder, tra la rete di protezione e la carcassa distrutta della propria auto, trasformatasi in mausoleo terreno. Un cartello ”Slow”, a scandire gli ultimi giorni di una spericolata esistenza, chiamata poi febbre. Inquietante, il destino, avrà il suo colpo di coda poco più avanti, pretendendo gambe e carriera del secondo attore del primo atto di questa storia. Una vittoria pagata a carissimo prezzo, un podio tra facce cupe e tirate, rimpalli di responsabilità tra i membri del gruppo, diviso, sezionato. Un cerimoniale che, con il senno di poi, i posteri avrebbero voluto volentieri riposto al proprio posto, oppure cancellato, salvaguardando aurea mistica e affettiva del proprio beniamino canadese;
- Anno 1989, seconda gara del mondiale. Un idillio e una terrificante dominanza sportiva durevole da più di un anno ormai, che come sospettabile e prevedibile da tutti, durerà per ancora parecchio tempo a venire. Ma ugualmente qualcosa si rompe, una fotocopia in carta carbone di una storia non a lieto fine che ripropone il suo secondo e irrompente capitolo, con la Mclaren da madre squadra protagonista ma dallo stesso spessore dei figli partecipanti, con un pedigree segnatamente già iridato. Lo slow questa volta è un fast, che dura lo spazio di una curva dopo una ripartenza, drammatica, spezzando la gara che aveva tentato di servire la morte su un piatto rovente, rovente incendio. Stessa voglia di prevalere, di segnare marcatamente il proprio predominio e prevalenza a discapito di una collaborazione fruttuosa e quanto mai un velato rispetto reciproco. Tale, soltanto riguadagnato anni e anni dopo, udite udite avvenuto sulla stessa pista, platealmente con armi riposte e messaggio di volemose finalmente bene on board, esposto al mondo intero. Ma sempre, con il fato a voler dire la sua, a pretendere una prezzo per questi sforzi umanitari decisi a voler chiudere capitoli umani indicativamente durevoli ma poi duramente soddisfatti:
- Cosa accomuna le storie Villeneuve/Pironi prima, Senna/Prost dopo? Amicizie frantumate sull’altare dello sport, che prima unisce, poi divide, alla faccia del marchese De Coubertin. La creazione di una Formula uno crudele, spietata, selezione naturale del più forte quando il secondo è solo il primo dei perdenti. Due punti fondamentali del tracciato, la varianti modificate in nome della sicurezza presenziate da due sculture personalizzate e bronzificate dei due assi, a quasi voler vigilare e proteggere le future generazioni di cavalieri del rischio. Murales a bordo pista, corone di fiori mai appassiti, mausolei fatti di ricordi, coreografie, eventi celebrativi che per anni hanno sostenuto e mantenuto in vita, un impianto in apparenza destinato a encefalogramma sportivamente piatto, ma che ha ritrovato linfa motoristica dopo battaglie legali, cambi di gestione e pandemie comprese;
- Anno 2022, giorni nostri. Un cambio regolamentare, equilibri dominanti che sembrano mutati, almeno cosi dicono le prime battaglie. Da che mondo è mondo, si sa che il primo avversario munito di casco e tuta è e sara sempre, il proprio compagno di garage. Occasioni che possono passare solo una volta in carriera, mezzo meccanico performante ormai appurato, permettendo. Ma il primo ostacolo passa sempre dalla gemella motorizzata, determinante ai fini di una classifica e di un rinnovo contrattuale quanto mai prezioso come un singolo e fortunoso podio. I tre moschettieri dalla spada impugnata, Verstappen, Hamilton e Leclerc contro i cortigiani Perez, Russell e Sainz in singolar tenzone. A volte conoscenti, di passaggio, ma amici mai, per chi si cerca come loro, Venditti dixit. In uno scontro - si spera solo in senso figurato ovviamente - che potrebbe benissimo, nuovamente, avere il suo apice, il suo epicentro, ancora per un’altra volta qui in Emilia. Un appuntamento decisivo per la stagione, il primo nel vecchio continente, dopo 16 anni dall’ultimo hurrà di Schummy Sr. Un successo, di pubblico sicuro, finalmente, e con tante incognite in pista. A voi, nuovi combattenti la scena: ciak si gira!
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