Considerazioni sparse post Juventus-Fiorentina (2-0)
Un'impaurita Fiorentina rimane ancora a secco contro i bianconeri. Allegri rialza il musetto e raggiunge l'Inter in finale.
- Era il momento migliore della Fiorentina, era quello peggiore della Juventus. E infatti, puntuale come la cartella delle tasse, l'occasionissima per i viola di ribaltare il risultato sfuma in una serata dove va tutto storto. Con entrambe le squadre in emergenza (soprattutto a centrocampo), Allegri e Italiano si devono reinventare gli undici titolari. Ed è l'allenatore di Livorno a fare le pescate migliori, schierando un 4-4-2 con la mediana inedita Zakaria-Danilo e Bernardeschi-Rabiot sugli esterni. Una squadra che non ha pretese di uscire dalla sua zona comfort, ma si rivela efficace. La Fiorentina di contro si presenta all'Allianz con le carte rimescolatissime: perso Milenkovic nella mattinata, torna Martinez Quarta in difesa con Igor, mentre Ikoné parte nell'anomala posizione da mezzala "qualitativa", vista l'assenza di Castrovilli (stagione finita e rientro lontanissimo) e gli acciacchi di Bonaventura. In porta, a sorpresa, c'è Dragowski;
- Che sarebbe andato tutto storto per Italiano lo si poteva capire quando al pronti-via, sugli sviluppi di un corner, Cabral salva sulla linea una zampata di Torreira a Perin battuto. Segnali che manda il destino ineluttabile, già deciso a non far mai entrare la palla nella porta bianconera (è la terza volta quest'anno che la Fiorentina resta a secco di reti contro la Juve, anche stasera ottimo Perin). Per il resto, la Viola nell'arco di tutta la gara è apparsa nella sua versione più titubante dell'anno, priva di quelle certezze che ne hanno caratterizzato la stagione al di là dei singoli risultati (e prestazioni). Non hanno aiutato le assenze, non hanno probabilmente aiutato le scelte di Italiano, non ha aiutato l'aver perso proprio Torreira nell'intervallo. La Fiorentina non ha mai avuto il controllo, e non gli era mai capitato in maniera così evidente;
- La Juventus indirizza la gara con l'immancabile gol dell'ex, che non è Vlahovic bensì il redivivo Bernardeschi, bravo a concludere con un'elegante volée un tragicomico pasticcio difensivo. Pasticcio con richiami della gara d'andata, tra uscita del portiere e fallita pulizia della sfera, a questo giro malamente recapitata da un goffo Biraghi sul piede del 20 bianconero. Quasi troppo facile fare il processo a Dragowski e alla sua presenza in campo, specie considerando che a Firenze c'era Terracciano a non leggere bene quel pallone, poi girato da Venuti nella propria porta. Ma è veramente troppo alto il rapporto tra errori decisivi, quasi tutti identici, e le poche presenze del portiere polacco. Le difficoltà di lettura sulle uscite alte paiono diventate un problema cronico per Dragowski, e la scelta di rilanciarlo proprio in questa serata non può lasciar perplessi;
- La partita della squadra di Allegri non è diversa da tante altre giocate quest'anno, dall'estetica discutibile e dal risultato nient'affatto garantito. Tuttavia è evidente da subito come, rispetto quantomeno alle sfide precedenti con i viola, i bianconeri abbiano un approccio alla gara più brillante, per quanto sempre farraginoso in avanti e votato alla densità difensiva. La prova di Vlahovic è emblematica di questo: nonostante la pochissima lucidità sottoporta, il centravanti serbo sfugge con frequenza alle marcature preventive viola, dando grande profondità e creando apprensioni ad una coppia difensiva sì efficace, ma poco rodata. Nell'economia della gara, questo e la capacità di Rabiot e Bernardeschi di risalire il campo lungo bianconero, sono stati fattori che hanno contribuito non poco a minare le certezze della Fiorentina, timida nelle giocate forse anche per via dei rischi corsi in transizione;
- Tante scelte azzardate di Italiano, per quanto in parte obbligate, si sono rivelate fallimentari. Al di là del portiere, l'utilizzo di Ikoné nel ruolo di mezzala finisce per essere riassunto nella palla persa dal quale nasce l'1-0. Ma in generale il francese è apparso veramente a disagio nel ruolo, sia per la ricerca della giusta zona di campo, sia nella scelta della giocata, condizionando anche la prova di Gonzalez in una catena di destra ancora priva delle sovrapposizioni di Odriozola. Nel complesso i viola non hanno quasi mai avuto la capacità di eseguire i giusti movimenti, e trovare le giuste giocate, per minare il solito (e solido) fortino bianconero. Comunque, più che gli errori della panchina, bisogna rimarcare quali siano i limiti qualitativi della rosa gigliata che queste partite mettono allo scoperto. Limiti placidamente mostrati, oltre che dai più banali errori tecnici, dall'apporto nullo dei subentranti (mentre dall'altra parte Cuadrado entrava e confezionava l'ennesimo gol dal settore sinistro viola). Per la Fiorentina, primo obiettivo stagionale che sfuma, sempre nel quadro di un'annata impronosticabile e tutt'altro che finita. Per la Juventus, c'è qualcosa che sembra sottile ma non lo è a separare una stagione semplicemente brutta da un fallimento totale: si chiama Inter. In attesa del rush finale in campionato, culminante al Franchi il 22 maggio.
(foto in copertina: Eurosport)
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