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3 min

- di Damiano Primativo

Considerazioni sparse post Atalanta-Lipsia (0-2)


L'Atalanta si è dimostrata all'altezza del Lipsia, ma non è riuscita a qualificarsi per la seconda semifinale europea della sua storia.


- La luce del sole sul Gewiss Stadium di Bergamo è un dettaglio straniante per un quarto di finale di Europa League. L’ambientazione notturna, i riflettori, sono la qualità delle grandi partite europee, e questa Atalanta-Lipsia giocata alle 18:45 deve un po’ accontentarsi di una cornice più ordinaria, “più da Serie A”;

- Dopo il pareggio per 1-1 dell’andata in Germania, Gasperini modifica profondamente lo schieramento tattico per provare a prendersi la seconda semifinale europea nella storia dell’Atalanta (la prima, risalente alla stagione 1987/88, fu in Coppa delle Coppe): invece della canonica difesa a 3 il tecnico opta per un 4-2-3-1 con Zappacosta, Palomino, Demiral e Hateboer in difesa; Freuler e De Roon in mediana e Boga, Koopmeiners e Manilovskyi dietro a Zapata. Il ritorno dell’attaccante colombiano, alla seconda presenza da titolare consecutiva dopo un’assenza di quasi quattro mesi, è la notizia migliore per un’Atalanta nettamente in calo negli ultimi mesi;

- La strategia è ancora più spregiudicata del solito ed esaspera la tendenza dell’Atalanta a ricercare gli 1 contro 1 a tutto campo in tutte le fasi di gioco. Contro il 3-4-1-2 del Lipsia, infatti, il trio Zapata-Boga-Malinovskyi minaccia in parità numerica i centrali difensivi avversari, mentre gli esterni Zappacosta e Hateboer rimanendo sempre alti e propositivi hanno molto spazio da sfruttare alle spalle degli esterni avversari. Inizialmente la strategia funziona: il primo tiro in porta della partita, al 5’ minuto, è di Zappacosta, che dopo aver affondato sulla sinistra rientra sul destro e costringe Gulacsi a una parata bassa sul primo palo.  Al 17’ invece è Hateboer a sfondare sulla destra, ma il suo cross basso non trova alcun compagno;

- Dal suo arrivo sulla panchina del Lipsia Domenico Tedesco ha modificato nettamente il modo di stare in campo dei suoi: il Lipsia non è più la squadra dal pressing infernale che conoscevamo, adesso non disdegna lunghe fasi di difesa posizionale, senza perdere tuttavia l’istinto per le velocissime transizioni offensive appena recuperata palla. In questa situazione arriva il gol del vantaggio di Nkunku, al 19’ minuto, che al contempo è anche la “punizione” per la strategia più spregiudicata adottata dall’Atalanta. De Roon gioca in una posizione ibrida tra terzo di difesa e mediano, è vero, ma quando Palomino si fa portare fuori posizione dai movimenti di Adrien Silva si sente la mancanza del terzo centrale di copertura: così Laimer si ritrova la fascia destra tutta libera, arriva sul fondo e mette in mezzo per Nkunku, che in questo momento storico è una sentenza: 29esimo gol per lui in 42 partite;

- L’Atalanta ci prova, per lunghi tratti riesce a schiacciare il Lipsia nella propria metà campo, ma nel secondo tempo il maggiore brivido per la porta di Gulacsi è un sinistro di Malinovskyi su cui Dani Olmo interviene con il braccio, ma il Var giudica che era attaccato al corpo e l’arbitro non concede il rigore. Neanche le sostituzioni producono una scossa. All’86’ Nkunku si conquista e realizza il rigore che chiude la partita, ritoccando ulteriormente i suoi numeri ridicoli: 30° gol in 42 partite, che sommati ai 18 assist lo rendono il quarto calciatore con più contribuzioni nei top-5 campionati europei, dietro solo a Mbappe, Benzema e Lewandowski. Il risultato è amaro per l’Atalanta, e si spera che il tramonto sul Gewiss Stadium non sia una metafora di un tramonto delle ambizioni del club dopo anni ai massimi livelli. Dall’altra parte vanno riconosciuti i meriti del Lipsia: saranno pure una squadra antipatica, sarà pure un progetto “di plastica” per certi aspetti, ma hanno un modello gestionale virtuoso, parteciperanno alla seconda semifinale europea in tre anni, e hanno il coraggio di investire su un allenatore, Domenico Tedesco, di soli 36 anni.


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Damiano Primativo (1992) è salentino e studente di Architettura. È nato il 23 dicembre come Morgan, Carla Bruni e Vicente Del Bosque.

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