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, , 13 Aprile 2022

Considerazioni sparse post Atletico Madrid-Manchester City (0-0)


Il City passa indenne dal Wanda Metropolitano e si garantisce una semifinale ampiamente meritata. Tornerà a Madrid tra una ventina di giorni per affrontare il Real in un confronto che promette spettacolo e che potrà simbolicamente segnare l'inizio di una nuova era. L'Atletico, nonostante il solito orgoglio, finisce qui il suo percorso europeo e conferma il trend di una stagione molto complicata.


La cosa più bella succede al fischio finale. Tutto lo stadio è in piedi per applaudire, comunque, sempre e con amore, i ragazzi del Cholo, anche in una serata come questa, anche dopo un'eliminazione che fa ancora più male visto che l'Europa era l'ultima spiaggia di una stagione deludente. L'Atletico, a dire il vero, non ha mai dato la sensazione di meritare il passaggio del turno. Troppo poco quello fatto vedere nel doppio confronto, troppo poco per competere a questi livelli contro una delle squadre migliori degli ultimi anni. Il City di contro, anche in una serata solamente normale, incastonata tra due impegni pesanti come macigni come sono i due confronti contro il Liverpool di tre giorni fa e di sabato prossimo, esce indenne da uno degli stadi più caldi del mondo e lo fa rischiando pochissimo, o comunque meno di quanto si potesse pensare. Le uniche ma importanti note negative blues riguardano i nuovi ingressi in infermeria: brutto vedere la caviglia di Walker girarsi in quel modo innaturale, tremendo per chi ama il calcio assistere a De Bruyne che in panchina spiega probabilmente il momento esatto in cui ha sentito dolore al ginocchio. La speranza, ovviamente, e di rivedere entrambi già sabato a Wembley.

Simeone cambia leggermente formazione rispetto all'andata, dentro Lemar per dare più qualità in mediana e fuori Vrsaljko. L'Atletico, disposto sulla carta con un canonico 3-5-2 con Renan Lodi e Llorente esterni e Joao Felix e Griezmann davanti, in realtà in fase difensiva si dispone chiaramente e volutamente con un 5-4-1, con il francese che ripiega sull'esterno destro e Lemar che si allarga sul lato opposto. Questa fase, cioè quella di non possesso, è quella che caratterizza maggiormente il primo tempo colchonero, visto che il City va negli spogliatoio con il 72% di possesso palla e che la prima e azione pericolosa biancorossa, non solo della serata ma del doppio confronto in generale, arriva solo al 30' con un debole tiro di Kondogbia controllato facilmente da Ederson. Sarà l'unico tentativo degno di nota di una prima parte di gara troppo deludente. Quello che poteva essere il piano di Simeone lo si è potuto intuire solo dai suoi gesti, e cioè la ricerca diretta della verticalizzazione e il cambio di gioco sistematico una volta riconquistata palla. Ma, ripeto, è rimasto tutto solo nella teoria, perché nella pratica l'Atletico ha giocato un primo tempo di grande sofferenza e di basso livello tecnico.

Nella ripresa qualcosa è cambiato, in meglio, anche perché fare peggio dei primi 135 minuti sarebbe stato difficile. I madrileni sono rientrati meglio in campo, con un atteggiamento diverso, aiutati anche dai cambi di Simeone che inserendo Correa e Carrasco ha garantito un finale di partita diverso e migliore alla sua squadra. L'Atletico alla fine la possibilità di portare la sfida ai supplementari l'ha anche avuta, anzi l'ha avuta due volte, la prima con un tiro di Cunha (altro buon ingresso a partita in corso) respinto da Stones e l'ultima clamorosa, al 100' minuto con Correa che ha però calciato troppo centrale da buona posizione. Da segnalare poi, come spesso capita ai ragazzi di Simeone, un atteggiamento ingiustificabile e poco educativo proprio nel finale, fatto di botte, spintoni, provocazioni e proteste che stavolta non hanno avuto la conseguenza di innervosire gli avversari ma che anzi hanno portato all'espulsione di Felipe e più in generale alla ormai purtroppo consueta sensazione di tristezza agli occhi di chi guarda. Per quanto riguarda i singoli, ancora molto bene Kondogbia, mentre fallisce per la seconda volta di fila Joao Felix, che sembrava finalmente sul punto di fare il salto di qualità ma che invece si è fermato proprio sul più bello. Ma il tempo è sicuramente dalla sua parte.

Guardiola si è invece presentato all'inizio con Gundogan e non Sterling. Il tedesco ha sfoggiato la solita prestazione da scienziato del gioco, soprattutto nel primo tempo, fatta di inserimenti perfetti (anche un palo clamoroso su uno di questi), assist illuminanti e corse all'indietro fatte nel modo giusto. Se sabato l'obiettivo era stato quello di stringere la difesa avversaria per agevolare le discese dei terzini, oggi con Mahrez e Foden larghi quasi sulla linea laterale l'intento era diametralmente l'opposto, a dimostrazione del fatto di come il catalano non lasci mai nulla al caso. È stata proprio questa la sensazione dominante per tutti i 120 minuti, cioè che ci fosse una squadra che sapesse perfettamente cosa fare, e un'altra invece, l'Atletico, che mirasse alla mera sopravvivenza in attesa dell'episodio. Chi vi scrive è un Cholista puro, ma i colchoneros di quest'anno erano stati costruiti qualitativamente e quantitativamente per essere una squadra migliore di tutte le versioni precedenti, anche di quelle più vincenti. Quello che ci rimane dopo questo doppio confronto però, è la certezza che Simeone non sia riuscito a costruire un progetto tecnico solido, e che, vista appunto la grande abbondanza della rosa a disposizione, questo gli si debba essere imputato come una grande colpa.

Adesso per il City c'è il Real come ultimo ostacolo per quella finale che tutti noi appassionati forse stiamo segretamente sognando, cioè quella che li vedrebbe sfidare ancora i Reds e che ci garantirebbe una partita leggendaria. Prima c'è però l'Fa Cup, poi un campionato ancora da vincere. Essere in corsa su tre fronti ad Aprile è si stupendo ma anche molto impegnativo. L'urgenza è recuperare il prima possibile gli infortunati di stasera. Poi si potrà pensare anche allo scontro con gli uomini di Ancelotti, uomini che hanno scritto la storia di questa competizione nell'ultima decade. La sensazione è che il City sia pronto al passaggio di testimone, e che anzi questa squadra, costruita negli anni dal genio di Guardiola, sia al più alto livello raggiungibile e che questo sia l'anno buono per iniziare un era gloriosa anche in Europa.

  • Milano. Iscritto all’albo dei Match Analyst LongoMatch. Diplomato al Liceo Scientifico, nonostante l’orale della maturità sostenuto il giorno dopo la finale di Berlino. Laureato in Scienze Politiche. Malato di calcio. Al primo appuntamento ho portato la mia ragazza a vedere il derby della Mole, quello dell’eurogol di Bruno Peres. Stiamo ancora insieme.

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