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, 10 Aprile 2022

Considerazioni sparse post Napoli-Fiorentina (2-3)


Uno spettro viola continua ad aggirarsi sui sogni scudetto del Napoli.


- Non poteva non essere una grande gara, quella del Maradona. E le due squadre non deludono le aspettative per intensità e qualità, in un match dai ritmi alti condito sullo sfondo dalla partita a scacchi tra Vincenzo Italiano e Luciano Spalletti. A spuntarla è l'allenatore nativo di Karlsruhe, che riesce a stare sempre un passo avanti al collega e forse manda in cassazione i sogni scudetto del Napoli. Ma, più importante, mette un piede e mezzo in Europa proprio l'Atalanta cade con il Sassuolo;

- Questo della Fiorentina è uno strappo importante, perché i viola nel momento clou della stagione stanno finalmente riuscendo a portare a casa qualcosa in più degli applausi contro le big. Il momento negativo a cavallo di gennaio sembra ormai definitivamente alle spalle, e i ragazzi di Italiano appaiono ora più capaci che in passato di saper soffrire senza perdere lucidità. Fattore mancato al Napoli in questa gara, partito benissimo ma poi persosi con il vantaggio viola e affannosamente aggrappato a Oshimen e al subentrante Mertens;

- Il piano-gara di Spalletti è più speculativo, e all'inizio la cosa pare funzionare: cercare la profondità su Oshimen ma soprattutto sugli esterni, per sfruttare lo spazio alle spalle e costringere la difesa viola a faticose corse all'indietro. A soffrire sono soprattutto i terzini gigliati, ma Igor presto prende le misure al centravanti nigeriano che finisce ingabbiato tra i centrali e il vertice basso Amrabat, dominante in quella zona di campo. E qui la Fiorentina, scampata la tempesta, comincia a far sparire il pallone, imponendo la superiorità numerica in ogni zona del campo. Così nasce il vantaggio di Gonzalez, frutto di un lungo sviluppo viola, che tanti uomini portano in avanti e riescono con efficacia a trovare il battitore libero;

- "Gli equilibri, gli equilibri", diceva Spalletti in un'ormai leggendaria conferenza stampa sul finire del suo primo regno romanista. Al Napoli sembrano mancare. All'intervallo Politano viene richiamato per Lozano, mentre forse memore dell'occasione sprecata contro l'Inter Luciano al 55esimo manda dentro Mertens, che si piazza tra le linee. Una manciata di minuti e il belga trova il pari. Eppure il Napoli, che ora porta più uomini in avanti, che ora trova l'uomo libero sulla trequarti (impalpabile la prova nel primo tempo di Zielinski), si appresta senza saperlo a perdere definitivamente il centrocampo. Reparto, oltretutto, già visto nella prima metà di gara in forte sofferenza su seconde palle e recuperi. Italiano rinuncia alla pulizia di Saponara e alla fisicità di Duncan per mangiarsi gli spazi mettendo Ikoné e Maleh: passa un minuto e il francese piazza il diagonale dopo una gran giocata di Gonzalez. Spazi sul quale va a nozze anche Cabral, che segna un magnifico 3-1 spaccando in due la difesa avversaria;

- Il gol finale di Oshimen rende giustizia alla prestazione complicata del centravanti nigeriano, ma non basta al Napoli. Troppe prestazioni individuali sottotono fra gli azzurri per dire che il pareggio sarebbe stato meritato. Lo scudetto? Forse è qualcosa di troppo grande per questo gruppo. Nella Fiorentina invece Italiano raccoglie nuovi frutti, dall'ingresso con gol di Ikoné, a Cabral in crescita che va a segno, fino ad Amrabat che riesce (di nuovo) a compensare adeguatamente l'assenza di Torreira. E soprattutto con un Nico Gonzalez più incisivo che mai negli ultimi metri. E pazienza se Venuti ha ballato e Castrovilli ha fatto un passo indietro rispetto alle ultime uscite. L'Europa? Forse è il minimo sindacabile per questo gruppo.

  • Scribacchino schierato sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzia le complessità di un gioco molto semplice.

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