Considerazioni sparse post Genoa-Lazio (1-4)
Faber, Immobile, Genova, Sarri: l'uomo probo che s'innamorò perdutamente.
- "Io ti ho amato tanto, non ti ho amato mai, amore che vieni, da me tornerai". Uno stadio meraviglioso. Faber nell'aria. Una bella tifoseria. Un clima, meteorologicamente parlando, sudamericano. L'ora sacra del pranzo domenicale. L'entrata a Gerusalemme dopo i quaranta giorni nel deserto. Savic, Lazzari, Immobile. Questa la partita;
- Blessin. Gegenpressing. Sole in fronte. Un saluto rispettoso e d'ammirazione di questo a Sarri. I rossoblù di Zena in piena lotta per la salvezza. Lazio in cerca di conferma del trend 2022. Stakosha e la sua cazzimma rispondono presente. Savic decide di entrare la MoMa al 20' con una torsione di collo. Marusic di tecnica e fisico. Uno a zero. Immobile all'ultimo respiro utile. Due a zero;
- Il copione non muta. Il Genoa le prova tutte. S'impegna, s'indigna, poi getta la spugna con gran dignità, volendo ricordare il Fabrizio ligure. Immobile decide di ricordare che Macini non ha compreso molto di lui e ne piazza due. Sfortunato Patric. Non meritato. Non voluto. Episodico. Evidenzia che i rossoblu non paiono avere le idee o gli uomini offensivi necessari. Nessun recupero. Vittoria netta. A discapito del tifo rossoblù;
- Savic, come detto, al MoMa. Lazzari onnipresente. Anderson sporadico. Immobile storia. Acerbi presente con la testa. Patric sfortunato ma quasi un pilastro. Zaccagni di lotta e non di governo. Marusic Re. Sarri conferma che la Lazio è sua, gli è entrata nel cuore. E viceversa;
- Lato Genoa Ostegard unico idoneo. Piccoli ci prova ma non è servito. La salvezza è ardua ma non complessa. Il calcio è un gioco semplice: devi fare gol. Senza questo - ed i numeri sono impietosi - è difficile.
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