Che senso ha escludere la Russia dal mondo dello sport?
L'esclusione della Russia dal consesso sportivo, artistico e culturale in risposta all'invasione dell'Ucraina minaccia l'immagine di Putin in modi in cui le sanzioni economiche e politiche non possono colpire.
La Russia è ormai praticamente isolata. Da quando lo scorso 24 febbraio Vladimir Putin ha dato l’avvio all’invasione dell'Ucraina, il paese è stato ostracizzato dal punto di vista diplomatico (anche da alcuni dei più stretti alleati di Mosca), da quello economico (le sanzioni internazionali hanno reso il rublo meno di un centesimo) e persino in due settori normalmente esenti dalle sanzioni internazionali: sport e cultura.
Le squadre di calcio russe – sia nazionali che club – sono state bandite dai tornei internazionali con un comunicato congiunto di FIFA e UEFA e il Comitato Olimpico Internazionale ne ha quasi immediatamente seguito l'esempio. La finale di Champions League, che si sarebbe dovuta giocare a San Pietroburgo è stata spostata a Parigi, mentre il Gran Premio di Formula 1 di Sochi è stato direttamente annullato. Al di là dello sport, l'Eurovision song contest ha cancellato l’invito per il concorrente russo e i cinema di Mosca non riceveranno più nuove uscite cinematografiche Disney, Warner Bros, Universal e Sony.
È facile giungere alla conclusione che i boicottaggi culturali siano più un atto simbolico che una reale minaccia per il potere di Vladimir Putin e per la posizione della Federazione Russa sullo scenario internazionale, ma attraverso una così brusca e così ampia sospensione del paese da tutti i maggiori eventi sportivi e culturali del mondo, tutte queste aziende ed enti privati stanno inviando un messaggio chiaro e, potenzialmente, molto dannoso per Putin: se la Russia continua ad agire oltre i limiti dell'ordine internazionale, gran parte del mondo (e non solo l’alta politica!) si vedrà costretto a tagliare i ponti, anche a costo di subire ingenti perdite
Mentre questo tipo di sanzioni avranno ovviamente effetti estremamente limitati sull'economia russa, avranno però un forte impatto sulla popolazione e, in un certo senso, su Putin stesso. Ricordiamo infatti che Vladimir Vladimirovič ha sempre utilizzato l’amore per lo sport, per la competizione e per certa cultura per costruire la sua immagine macho-nazionalista, commemorata da infiniti meme quali Putin che gioca a hockey su ghiaccio, Putin che lotta o il classico Putin che cavalca a petto nudo. Escludendo la Russia, le organizzazioni internazionali non solo negano a Putin un'importante piattaforma di propaganda, ma provano a minare la sua immagine.
La decisione di privarlo di entrambi i suoi titoli di presidente onorario e ambasciatore della Federazione Internazionale di Judo e della sua cintura nera onoraria in tae-kwon-do sono sanzioni particolarmente personali che lo privano di ruoli a cui è particolarmente affezionato.
L'ironia è che la ragione per cui Putin si preoccupa così tanto dello sport è anche, secondo molti analisti, la stessa ragione principale per cui ha invaso l'Ucraina: riaffermare la forza e lo status della Russia come potenza globale. Per anni, la Russia ha investito moltissimo per garantire che i suoi atleti proiettassero l’immagine della grandezza del popolo russo di fronte al mondo, a volte anche spingendosi ben oltre le regole: il programma di doping “di stato” attivo da anni del paese, le cui rivelazioni hanno portato i suoi atleti a dover rinunciare a dozzine di medaglie olimpiche, ha impedito alla Russia di partecipare formalmente agli ultime due Giochi Olimpici.
Tuttavia, gli atleti russi hanno comunque partecipato alle competizioni, ma sotto la bandiera “indipendente” del Comitato Olimpico Russo. Questa volta, saranno totalmente esclusi da ogni gara.
Nessuno si illude che la perdita delle Olimpiadi, dell'Eurovision, di alcuni film o del suo amato judo cambierà il calcolo politico di Putin e fermerà il conflitto in Ucraina. Il presidente russo è ormai immerso nella crisi fino al collo ed è troppo avverso alla sconfitta per fare marcia indietro davanti alle minacce militari e alle sanzioni economiche più dure della storia, figuriamoci per questioni apparentemente banali come lo sport e l'arte. Ma ciò non significa che questo tipo di sanzioni culturali siano completamente inefficaci. Come abbiamo già detto, lo sport è fondamentale per la Russia – tanto che nel 2010, quando il paese ha vinto la sua offerta per ospitare la Coppa del Mondo 2018, l'allora primo ministro Putin ha parlato con entusiasmo dell'impatto che il calcio aveva avuto sulla sua nativa Leningrado durante la seconda guerra mondiale e di come «ha aiutato le persone a stare in piedi e sopravvivere». Vera Tolz, professoressa di studi russi all'Università di Manchester, sostiene che il Cremlino è sproporzionatamente sensibile quando si tratta di sport perché si tratta di qualcosa a cui la gente comune tiene molto.
Mentre Putin può ignorare completamente il boicottaggio da parte di istituzioni quali la Metropolitan Opera di New York o il Festival di Cannes, lo stesso non si può dire per quanto riguarda lo sport e in particolare gli sport più popolari e seguiti con enorme passione da decine di milioni di persone: calcio, pallacanestro e hockey su ghiaccio.
Finora, il contraccolpo culturale si è inserito perfettamente nella narrativa promossa dal Cremlino, secondo cui le sanzioni sono la prova della russofobia occidentale. Tuttavia, più a lungo persiste l'isolamento culturale del paese, maggiori sono le possibilità che tali misure – anche grazie agli appelli sportivi, musicisti e altre figure di spicco – riescano a sfondare le linee della narrativa ufficiale e arrivare alla popolazione. Se il cittadino russo medio non può più godere di molte delle attività che ama di più, comprese attività quotidiane quali guardare la propria squadra del cuore giocare in Champions League o in Eurolega, vedere gli ultimi film o godersi concerti dal vivo, la loro tolleranza per le politiche isolazioniste del loro governo potrebbe diminuire.
Diverse decine di migliaia di persone hanno già espresso la loro contrarietà all'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca ancor prima dell’implementazione di queste sanzioni e non c’è motivo, se non la repressione spietata di Mosca, per pensare che non debbano aumentare.
Concedere alla Russia il prestigio di ospitare la Coppa del Mondo, un Gran Premio o le Olimpiadi ha conferito un certo grado di rispettabilità a Putin, rispettabilità che non a mio avviso non era appropriata all’epoca e che adesso è diventata semplicemente offensiva. Ciò che si spera, è che, con il passare del tempo, i russi inizino a chiedersi perché la loro nazione, da un giorno all’altro, si è trovata esclusa da tutto, di chi è la responsabilità di tutto ciò e soprattutto cosa si debba fare per tornare alla situazione di “normalità” in cui vivevano fino al mese scorso.
Questo articolo è uscito in anteprima su Catenaccio, la newsletter di Sportellate.it.
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