Considerazioni sparse post Udinese-Roma (1-1)
La Roma si salva ancora una volta nel recupero dopo una prova horror.
- Nel saluto di fine gara tra i due allenatori, Josè Mourinho sembrava guardare il collega Cioffi con un sincero imbarazzo, un sentimento che deve essergli quasi alieno. Il riassunto della partita potrebbe essere tutto qui. Probabilmente gli stessi giocatori della Roma non capiscono come abbiano fatto a pareggiare una partita che li ha visti incapaci di rendersi pericolosi, e il casuale rimpallo su Becao in un'innocua mischia ha tutte le fattezze di un dono della Dea bendata, che porta a 8 le gare consecutive senza sconfitta;
- L'Udinese sfiora il delitto perfetto: attacca a spron battuto nei primi 15', con ritmo e intensità contro la solita Roma speculativa, trova il meritato vantaggio e poi si chiude, trovandosi a fare la gara più congeniale alle sue caratteristiche e sfiorando a più riprese il raddoppio. La Roma cambia vorticosamente moduli e interpreti ma solo nel finale, con la consueta reazione di nervi, riesce a creare qualche timida occasione.;
- La Roma conferma il 3-4-2-1 con Zalewski a tutta fascia e Pellegrini e Zaniolo a supportare Abraham. La scelta del polacco si rivela però un boomerang: l'Udinese volutamente attacca quasi solo dal suo lato per metterne a nudo le lacune difensive, e Molina e Deulofeu banchettano per un tempo senza che Mourinho trovi alcuna contromossa. Un giocatore così offensivo (di professione trequartista) sull'esterno è un lusso in fase di spinta, ma a mancare clamorosamente sono i meccanismi per bilanciare la fase di non possesso. Nella ripresa Mourinho prova a mischiare le carte in tavola, passando prima al 3-4-3 e poi a una sorta di 4-2-3-1 (che sarebbe stato più logico fin dall'inizio), ma a regnare è sempre la confusione e la totale assenza di idee quando la Roma è chiamata a costruire e non a distruggere, non potendo impostare il match sul contropiede. Il finale, con Carles Perez e El Sharaawy terzini, per giunta a piede invertito, è un malinconico manifesto degli attaccanti buttati a casaccio in campo per disperazione, data l'assenza di un piano;
- Cioffi stravince il duello in panchina con il ben più navigato Mourinho e diversi suoi interpreti brillano. Su tutti, spiccano il matchiwinner Molina -indiavolato sulla destra e autore di un gran gol dalla distanza- e i solidissimi Pablo Mari e Bacao, che cancellano gli attaccanti della Roma con una facilità disarmante. Makengo con la sua fisicità si prende il dominio della mediana, e solo una traversa gli nega la gioia della seconda rete in A, mentre Deulofeu finché ha benzina fa impazzire Ibanez;
- Nella Roma difficile trovare qualche nota positiva. Il migliore è probabilmente Rui Patricio, che tiene la nave in rotta con un paio di interventi nel pieno della bufera. Sergio Oliveira è un pesce fuor d'acqua e lascia il campo dopo soli 45': il centrocampista chiesto a gran voce da Mourinho sembra già al canto del cigno dopo soli due mesi. Data la quantità di centrali con prestazioni in picchiata, da Villar a Veretout passando per lo stesso Oliveira (senza menzionare i mai impiegati Darboe e Diawara), una domanda sorge spontanea: sicuri che il problema siano sempre i centrocampisti e mai il manico - o comunque uno stile di gioco che il centrocampo predilige bypassarlo?
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