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, 10 Marzo 2022

Considerazioni sparse post Vitesse Roma (0-1)


La Roma sbanda pericolosamente, ma la zampata di Sergio Oliveira regala una vittoria che vale oro in vista della gara di ritorno.


- La Roma, dopo la convincente vittoria contro l'Atalanta, scende in campo con l'approccio dei tempi peggiori e per una buona mezz'ora i tifosi giallorossi rivivono i fantasmi palesatisi più volte in questa stagione. La squadra di Mourinho non passa in svantaggio solamente per pura casualità, o forse per i problemi di mira degli attaccanti avversari. Lo Special One ringrazia Openda, che si divora l'impossibile sotto porta graziando uno sciagurato Rui Patricio. Nelle ultime settimane, però, sembrerebbe essere cambiato qualcosa nell'animo della squadra. I giallorossi, infatti, non capitolano ma bensì, per la legge del contrappasso, colpiscono alla prima e unica occasione utile. Il gol di Sergio Oliveira è una boccata d'aria in una prima frazione di gioco passata in apnea;

- Non funziona quasi nulla nel primo tempo della Roma. La squadra subisce passivamente l'aggressività dell'avversario e rimane in balia delle trame degli olandesi per tutti i primi 45 minuti. La difesa, complice un campo ai limiti del praticabile, balla più del dovuto e il centrocampo non riesce a imbastire l'azione e rifornire gli scalpitanti Zaniolo e Abraham. Anche la soluzione lunga in profondità, che tanto aveva fruttato contro l'Atalanta, non trova sbocchi e la prestazione offensiva della prima metà di partita dei giallorossi sta tutta in un'insidiosa conclusione di Abraham e nel gol in mischia di Oliveira;

- Il Vitesse approccia il match con una carica agonistica pazzesca. I gialloneri sono padroni del campo per buona parte della partita e la loro intensità manda in bambola la Roma per una buona mezz'ora. Gli olandesi commettono l'errore di non sfruttare la superiorità mostrata nel primo tempo e colpire l'avversario alle corde. Il gioco verticale impostato da Letsch fa male ai giallorossi, graziati solo dall'imprecisione di Openda. Nella ripresa i cambi di Mourinho fanno la differenza e i padroni di casa non riescono più a farsi pericolosi. L'ingresso di Cristante fa da schermo alla difesa romanista e gli olandesi sono costretti ad affidarsi maggiormente al gioco sugli esterni. La difesa della Roma, però, sforna un finale di partita maiuscolo e rispedisce al mittente ogni pericolo;

- Capitolo singoli: Abraham si conferma troppo importante per il gioco proposto da Mourinho. L'attaccante inglese è in questo momento il punto di riferimento della squadra ed è lui a trascinare i compagni. La squadra giallorossa, in questo momento, non esiste senza il proprio numero 9, sempre più a suo agio nei panni di leader. Nonostante il gol, uno dei più in difficoltà è apparso Sergio Oliveira. Il portoghese, dopo un impatto convincente nelle prime partite, ha abbassato drasticamente il suo rendimento, che parrebbe essersi assestato sul livello non eccelso di quello offerto dai suoi colleghi di reparto. Non basta la sua presenza a decretare il salto di qualità di questa Roma, che continua ad avere nel centrocampo il proprio tallone d'Achille. Menzione d'onore per la difesa: oggi i tre dietro hanno sofferto parecchio, ma il muro eretto dallo Special One regge fino alla fine. Terza partita di fila senza subire gol per i capitolini;

- I cambi effettuati da Mourinho ad inizio ripresa hanno ridisegnato la Roma. Molto più equilibrata e agevole la seconda frazione di gioco della squadra, che ha potuto controllare e amministrare il vantaggio grazie agli ingressi di Pellegrini e Cristante. L'innesto di El Shaarawy sulla sinistra, poi, ha permesso ai giallorossi di alzare il baricentro, dopo un primo tempo in cui il solito, opaco, Vina aveva offerto una prestazione anonima. Nonostante l'espulsione di Oliveira il fortino regge e la squadra esce dal Gelredome con una vittoria che vale oro. Un risultato importante, ma tutt'altro che un'ipoteca per la Roma. Nel match di ritorno servirà tutt'altro tipo di prestazione, per continuare la cavalcata verso l'unico vero obiettivo ancora raggiungibile della stagione.

  • Nato sotto il sole della Sardegna nell'ormai lontano 1993, dopo un' infanzia all'insegna del basket, abbandona la palla a spicchi per dedicarsi anima e corpo a quella da calcio. Un amore tuttavia mal corrisposto. Tifoso romanista da sempre e in quanto tale incline alla sofferenza e all' auto-sabotaggio. Amante dello sport in tutte le sue forme, ma ancor più di tutte le storie, piccole e grandi, di cui esso si nutre.

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