Considerazioni sparse post Atalanta-Sampdoria (4-0)
Teun Koopmeiners fa quello che gli pare.
- "Il mio centravanti è lo spazio" diceva un visionario Josep Guardiola, ai tempi della sua rivoluzione blaugrana: nel suo personalissimo e originale modo, l'Atalanta di Gasperini sembra aver scelto lo stesso centravanti di Pep, in una sinfonia deterministica di tagli ed inserimenti che porta in area sempre un uomo diverso, ma a turno tutti quanti. Senza Zapata, il Gasp fa l'estremista e mette a sedere anche Muriel, affidandosi ad un balletto di finte punte, che fa turbinare Boga, Pessina, Koopmeiners e Pasalic davanti alla porta di Falcone: in questo vortice ci sprofonda la Samp, e bastano 6 minuti per capire che musica suona a Bergamo;
- I panni del bomber li veste per primo Mario Pasalic (uno che nella vita farebbe un altro mestiere, ma che le circostanze hanno già portato a 9 reti), ma la scena la catalizza un adamantino Teun Koopmeiners, con una prestazione di appagante qualità. Senza un ruolo precisamente definito (ma del resto, lì davanti, chi ne ha uno?), l'olandese conduce le danze con eleganza rarefatta e diabolico trasformismo: un po' mezzala e un po' attaccante, un po' rifinitore e un po' finalizzatore, l'ex AZ fa tutto e fa tutto bene, chiude con due gol all'attivo e non fa nemmeno cominciare la discussione sul migliore in campo: ma che giocatore ha preso la Dea?;
- Sì ma la Samp? Se i nerazzurri stasera mettono il vestito bello, la squadra di Giampaolo perde il fiato di fronte all'esibizione degli avversari e fa una scena muta che, anche pesata su un avversario forte e in gran spolvero, non può comunque essere sufficiente. I blucerchiati sin dai primi minuti sembrano terrorizzati dall'asfissiante pressing alto made in Gasp e, senza nemmeno lasciare agli avversari la fatica di riconquistare palla, si consegnano tremanti nelle mani di un a Dea che non è in vena di sconti. Le numerosissime palle perse al limite dell'area sono una tassa troppo salata contro una squadra così ispirata e infatti gli argini si rompono troppo in fretta per poter restare in partita;
- É solo la ripresa a dare qualche illusione di battaglia, in un match che non inizia mai veramente: a fine primo tempo uno sconsolato Giampaolo, in versione piccolo chimico, cambia uomini e modulo, in cerca di una svolta che non arriva. Una timida reazione porta ad un paio di occasioni per Caputo, che segna in fuorigioco e fa sfumare mestamente le velleità di un rientro in partita. Basta poco alla Dea per tornare in controllo e rendere il risultato legittimamente rotondo. Se c'è poco da salvare per la Samp, però, quel poco è senz'altro nel secondo tempo, dove si rimette a 4 provando a ricercare la sua identità naufragata in una serata difficile;
- 3 erano i punti conquistati dall'Atalanta nelle ultime 5 partite, espressione di 3 pareggi e 2 sconfitte: cinque gare senza vincere sono tante, anche se intervallate dai successi europei con l'Olympiacos, ma, almeno nelle intenzioni, la Dea non sembra uscirne ridimensionata. Certo, in questo lento campionato di vertice, evitare una frenata così lunga forse avrebbe messo anche i nerazzurri nel pentolone delle pretendenti, ma la banda Gasp tiene gli occhi ben fissi sull'obiettivo iniziale (la qualificazione in Champions) e, a giudicare dalla prestazione di stasera, sembra perfettamente in grado di raggiungerlo. La trasferta di sabato all'Olimpico potrà dire molto.
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