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, 25 Febbraio 2022

Considerazioni sparse post Genoa-Inter (0-0)


Un’Inter presuntuosa s’infrange contro un Genoa arcigno e pragmatico.


- A Marassi l’Inter si gioca un altro match ball dopo il pareggio di San Siro. Il Genoa, da par suo, ha bisogno di punti per continuare a credere nella salvezza. Ne esce una gara sporca e cattiva, giocata fino all'ultimo centimetro che scontenta entrambe le squadre e lascia tutto aperto e irrisolto. L'Inter perde due punti che potrebbero rivelarsi sanguinosi tra non molto;

- Inter contratta e tesa, in palese calo fisico. Difficile eleggere i promossi mentre i bocciati sono diversi, poichè la mediocrità abbonda. Inzaghi mette in atto un turn over ibrido che è di difficile compressione. La squadra dirige la partita ma non punge e non dà la sensazione di poter segnare concretamente. Rimane il rimpianto mortale di (altri) due punti buttati via;

- Genoa che non smentisce la sua natura: cattiva, corta e pronta a ripartire sugli spazi lasciati dagli avversi. Il nuovo mister è entrato nella mente dei suoi in maniera pragmatica ed efficace. Il Grifone gioca la partita che deve giocare, facendo un gioco pragmatico, accorto e attento all'avversario. Un punto prezioso, soprattutto per il morale;

- Inter che manca, ancora una volta in fase di finalizzazione. Le grandi squadra tuttavia devono saper vincere anche quando l’aspettò fisico difetta e questa Inter non ci riesce. Gira quattro attaccanti. Mette Vidal e Vecino ma non cambia niente. Addirittura diventa risibile sui calci d'angolo, fin qui arma temibile. Difficile giustificare Inzaghi per l'approccio della squadra;

- Genoa che esce rafforzato e rinfrancato da questo pareggio e da un atteggiamento attento e propositivo. Inter che esce male e in debito per la scarsa efficacia sotto porta. Inzaghi sta mancando nel momento decisivo, ovvero quando c'è bisogno di buttare il cuore oltre l'ostacolo. Molti potranno dire che le statistiche a favore dell'Inter sono schiaccianti ma a nostro avviso se con queste statistiche non vinci è solo un'aggravante.

  • Nato il 6 aprile del 1988 a Milano figlio orgoglioso di una città che ama con odio. Nelle vene sangue misto che ne fanno un figlio del mondo senza fissa dimora. Tra un gin tonic e un whiskey ben concepito ha consacrato la propria esistenza all’arte della buona musica con De Andrè, Shane McGowan e Chat Baker a strapparsi pezzetti di anima. Il cinema come confessione condivisa. L’amore per la beat generation e per quel mostro di James Dean. Interista con aplomb anglosassone per il gioco più bello del mondo. Crede che verranno tanti giocatori meravigliosi ma più nessuno con la corsa di Nicolino Berti.

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