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, , 24 Febbraio 2022

Considerazioni sparse post Napoli-Barcellona (2-4)


Il Napoli saluta l'Europa League, risultato prevedibile quando si affronta la migliore del lotto, ma lo fa senza neppure l'onore delle armi.


- Nemmeno il tempo di stappare la birra d'ordinanza per certi appuntamenti calcistici che il Barcellona ha già trovato per due volte la retroguarda partenopea impreparata, segnando due gol che ammazzano definitivamente i residui sogni di gloria degli azzurri. A questo punto vorrei davvero trovare le parole adatte per descrivere il piano gara pensato da Spalletti per questa partita, ma mi azzarderei in elucubrazioni fantasiose senza avere la minima riprova dei fatti;

- Quelli andati in scena al Maradona sono stati infatti 90 minuti fra i più brutti visti giocare dal Napoli forse dai tempi della Serie C: è la delusione a parlare? Probabilmente sì. O meglio, aiuta di certo a vedere tutto nero, ma nemmeno poi tanto: i partenopei in campo, alla fine dei conti, non sono mai realmente scesi, se non per onore di firma. Una gara scialba, di quelle che ci si aspetta da una squadra di rango inferiore che scende in campo già certa della sconfitta contro una compagine nettamente superiore. Una descrizione invero non troppo lontana dalla realtà;

- Che sia per merito del mercato, che ha portato calciatori in grado di rivitalizzare l'ambiente, o grazie al tocco magico di Xavi, che dalla panchina come quando era in campo rendeva tutto più semplice dall'alto della sua intelligenza calcistica superiore, o forse solo il fisiologico ritorno ai reali valori dopo una prima parte di stagione in totale sbandamento, fatto sta che il Barcellona è tornato ad essere il Barcellona, una squadra decisamente fuori scala per l'Europa League, e stasera ne ha dato una dimostrazione palese, dopo la quale anche i più scettici devono ricredersi. Il pallone viaggia a velocità insostenibili per gli avversari, gli attaccanti si intendono a meraviglia e i centrocampisti giocano decisamente un altro calcio, inarrivabile per i rivali;

- Detto dei meriti del Barcellona, probabilmente avviato a vincere la prima Europa League della sua storia (e d'altro canto di solito i blau-grana non giocano il giovedì), va detto che il Napoli non ha fatto davvero nulla per onorare la competizione. La difesa, solitamente fiore all'occhiello della compagine partenopea, oggi ha ballato molto più del solito, costringendo il povero Meret a raccogliere quattro palloni dalla sua porta senza che potesse far molto per evitarlo, ma dove il Napoli ha malamente perso la gara è stato a centrocampo, dove il reparto è stato davvero surclassato da quello avversario: gli alibi (assenti per infortunio Lobotka e Anguissa, senza i quali gli equilibri vengono irrimediabilmente sconvolti) contano davvero poco (anche perché il divario tecnico sarebbe stato comunque nettamente a favore dei catalani), dato che è stata proprio la voglia di vender cara la pelle ad essere mancata;

- Proprio per questo non troviamo un peggiore fra i partenopei, fra i quali la scelta sarebbe abbondante ma si farebbe quasi un torto ai non nominati ad addossare la croce solo a qualche singolo, quanto piuttosto sottolineiamo il carattere di Osimhen, che proprio come l'eroe spagnolo per eccellenza, il Don Chisciotte di Cervantes, è perlomeno alimentato dalla sacra fiamma che lo fa lottare, pur se inutilmente, contro gli inscalfibili mulini a vento in maglia gialla. Perdonato anche Meret, che subisce quattro gol sui quali ha zero colpe e ancor meno possibilità di evitare il peggio. Nel Barcellona stupiscono Pedri e De Jong: l'uno per la capacità di sdoppiarsi ed essere dappertutto in campo, l'altro per aver trovato un gol davvero eccezionale. Benissimo anche Aubameyang, che lontano da Londra e da una polveriera di nome Arsenal sembra stia ritornando sui suoi standard.

  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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