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, 12 Febbraio 2022

Andoni Iraola è pronto


L'allenatore basco è alla sua prima esperienza in Liga ma si è già imposto con uno stile riconoscibile, plasmando i suoi giocatori e l'ambiente in cui si è immerso. Ma le sfide non sono finite qui, con ancora una semifinale di Copa Del Rey da giocarsi e l'Europa alla portata, aspettando una chiamata da casa.


Quaranta. Quante cose diverse può significare un solo numero: quaranta come gli anni di esodo che gli ebrei hanno dovuto affrontare per raggiungere la terra promessa una volta liberatisi dalla schiavitù; quaranta come la quota salvezza nel calcio; quaranta inteso anche come due volte venti, cioè una seconda giovinezza, un’epoca di rinascita o di ripartenza. Ma in questa storia, calcistica, il quaranta è soprattutto un numero che rappresenta un’attesa. L’attesa che i tifosi del Rayo Vallecano hanno dovuto sopportare per ritornare in semifinale di Copa del Rey dopo, appunto, quarant’anni dall’ultima apparizione.

Per capire di quanto tempo stiamo parlando, l’ultima volta che il Rayo era arrivato così avanti in Copa del Rey il Barcellona non aveva mai vinto la Coppa dei Campioni, la Premier League non esisteva e San Siro era ancora sprovvisto della copertura e del terzo anello. Ma, ancora più strana coincidenza, quarant’anni fa, poco dopo quella leggendaria cavalcata del Rayo in Copa, veniva al mondo colui che oggi ha riportato la franja tra le prime quattro squadre spagnole: Andoni Iraola.

Nato ad Usurbil, un piccolo paese di circa cinquemila anime della costa basca, il 22 giugno del 1982, Andoni ha sempre mostrato attitudine per lo sport e per lo sforzo fisico fino a che nel 1990, a otto anni, venne scelto per entrare nel settore giovanile dell’Athletic Club. E’ un sogno che si realizza, potrà indossare la maglia della sua squadra del cuore che, per lui, diventerà come una seconda pelle tanto da togliersela solo dopo 510 partite, che lo hanno reso il quarto giocato più presente nella storia del club. Dopo una carriera a tinte biancorosse Iraola decide di svernare a New York, dove insieme a David Villa, Pablo Alvarez e Angeliño forma una folta colonia iberica nella grande mela, prima di dare l’addio al calcio giocato nel 2016.

Da calciatore Iraola ha consacrato la carriera ad un’unica squadra - esclusa la parentesi statunitense - ma intuisce benissimo che se vorrà fare l’allenatore dovrà anche scendere a compromessi ed iniziare lontano dal grande calcio, così nel 2018 accetta la chiamata dell’AEK Larnaca, squadra cipriota di prima divisione, con cui disputa un ottimo campionato chiuso al secondo posto dietro solamente all’APOEL e vince la Supercoppa. I risultati e le prestazioni gli valgono la chiamata del Mirandés, appena promossa in Segunda División, che gli affida la panchina con il compito di salvarsi. Le aspettative sono ampiamente rispettate in campionato, dove i rossoneri chiudo all’undicesimo posto con cinquantasei punti, ma le vere sorprese arrivano in Copa del Rey, dove gli uomini di Iraola escono in semifinale contro la Real Sociedad dopo aver eliminato Celta, Siviglia e Villarreal. E’ un risultato storico per Iraola, alla sua prima esperienza in Spagna, e per i Castigliani, che solo una volta erano arrivati così avanti in questa competizione, nella stagione 2011/2012.

Iraola conferma di poter essere a suo agio anche in un ambiente più competitivo di quello cipriota e questo convince i dirigenti del Rayo Vallecano a puntare su di lui per ritornare in Liga. Viene ingaggiato il 6 agosto del 2020 con un contratto di due anni, succedendo a Paco Jemez. In sede di presentazione Iraola non menziona mai la parola ascenso (promozione) ma sa che lo hanno chiamato per questo e si mette subito al lavoro. Fonda la squadra su un 4-2-3-1 improntato su aggressività, rapidità e ritmo forsennato. La rosa è quello che è ma Iraola riesce a spremere dai suoi giocatori ogni singola goccia di talento e chiude la regular season al sesto posto, ultimo utile per disputare i playoff. Qui, Iraola da una dimostrazione di quanto possano essere letali le sue squadre in un contesto di dentro/fuori rifilando un 5-1 complessivo al Leganés (3-0 a Vallecas, 1-2 a Butarque) e andando a vincere 1-2 a Girona per ribaltare la finale d’andata e aggiudicarsi la promozione in Liga. Job done si direbbe in questi casi ma Iraola sa che per dimostrare qualcosa al mondo del calcio europeo questa insperata promozione non basta, bisogna mettere Vallecas sulla mappa e lui sembra sapere come farlo. 

Fase offensiva

Due cose hanno contraddistinto Iraola come calciatore: la sfrontatezza, intesa non come poca umiltà ma come quel suo modo quasi fatalista di avanzare, noncurante di chi avesse di fronte, sempre pronto ad irriderlo con un sombrero, un tocco di suola o un cross per la testa degli attaccanti; e l’aggressività, spesso, osservando giocare Iraola sembrava quasi che fosse lui ad attaccare l’esterno avversario anche in fase di non possesso quasi a proporgli un braccio di ferro prolungato, era sempre altissimo rispetto ai compagni di linea e questo gli facilitava le ripartenze avendo molto meno campo da risalire.

Se a queste due caratteristiche innate aggiungiamo due stagioni disputate sotto la guida di Marcelo Bielsa avremo uno dei migliori terzini della sua generazione (ciò che è stato) e un sicuro grande allenatore (ciò che spero sarà in futuro). Bielsa mette nella testa di Iraola un concetto che sarà fondamentale per il suo calcio - giocato e allenato - ovvero sia l’idea che un esterno non deve essere solo un terminale di gioco ma anche un calciatore che deve immaginare e costruire una buona fase offensiva. Questa impostazione è palese nell’Athletic 2011/2012, di cui Iraola è capitano, e a cui si ispirerà per il suo modello di gioco. 

Come visto precedentemente il Rayo è solito schierarsi con un 4-2-3-1 molto compatto, con pochi metri fra un reparto e l’altro e con l’idea di allagare il campo più possibile, come Bielsa insegna. Iraola chiede, o meglio predente, dai suoi che l’azione sia costruita sempre dal basso, partendo dal portiere ed infatti i tre giocatori con il maggior numero di passaggi tentati sono tutti difensori: Francisco Garcia (1057), Ivan Balliu (1004) e Alejandro Catena (932) con una percentuale di successo del 79.4%. Come detto il Rayo è una squadra compatta e corta e questo traspare dal tipo di passaggi che la franja usa per costruire il gioco, prediligendo infatti i passaggi medi e brevi, rispettivamente 3068 e 3528, su quelli lunghi, solo 2223. 

Se c’è una cosa che Iraola ha imparato da Bielsa e rubato da Guardiola è la concezione che il possesso di per sé non sia un dato per capire quanto una squadra sia pericolosa - Rayo ha un possesso medio del 50.2 % in Liga - bensì il numero di volte che si arriva in prossimità della porta avversaria. Per capire quanto il Rayo di Iraola sia verticale ci viene in aiuto il dato sui passaggi effettuati nell’ultimo terzo di campo, ben 553 che hanno fatto sì che dei 26 gol segnati fin qui in Liga 20 fossero assistiti. Il Rayo non può contare su un nove vecchio stampo e, seppur Falcao sia ancora un buon colpitore di testa, deve arrivare al gol soprattuto con passaggi rasoterra (5540) o bassi (1393) che tagliano in due la difesa avversaria soprattuto se partono dal centro del campo dove agiscono Oscar Trejo - a quota nove assist in stagione - e Santi Comesaña, che fin qui è stato il miglior passatore progressivo del Rayo con 102 metri risaliti grazie ad un passaggio. Iraola da calciatore ha sempre agito sulle corsie esterne del campo e anche nella sua esperienza in panchina predilige questa zona del campo per creare gioco.

La maggior percentuale (41%) di tocchi in fase di possesso avviene sulla fascia destra, dove Isi Palazón agisce da vero e proprio regista mascherato, con il compito di creare superiorità, per preparare un tiro pulito per un compagno o concludendo lui stesso. La predilezione per l’assist di Isi è mostrata dal fatto che solo il 14% dei tiri effettuati dal Rayo partono dalla fascia destra, invece la zona che Iraola ritiene cruciale per creare una chiara occasione da gol è quella centrale, da qui parte il 64% dei tiri effettuati dal Rayo, con una distanza media di 18.1 metri. Sulla fascia opposta invece Alvaro García è molto più propenso alla conclusione avendo segnato cinque gol che gli sono valsi il titolo di capocannoniere della squadra. Ma non c’è solo il passaggio come arma a disposizione dei ragazzi di Iraola per superare il pressing avversario, infatti il Rayo ha una predisposizione quasi innata per il dribbling, effettuato con successo 186 volte su 361 tentativi (51.2%); il miglior interprete di questa specialità è Bebé, unico giocatore con la licenza di giocare fuori dallo spartito preparato per la partita, un po’ come Muniain nell’Athletic di Bielsa e Iraola, che deve dare imprevedibilità negli ultimi venti metri di campo e servire al meglio Falcao, già a segno contro Athletic, Barça e Real.

Fase difensiva

Essendo stato un difensore Iraola ha bene in mente quanto la fase di non possesso sia importante per sviluppare la sua idea di calcio. Anche qui ha rubato un fondamentale dal seminario biennale che Marcelo Bielsa ha tenuto a Bilbao circa un decennio fa. Ovvero sia che il pallone va recuperato il più vicino possibile alla porta avversaria.

Per fare questo Iraola imposta la fase difensiva su reparti che si muovono come se fossero legati fra loro da un filo e su un primo pressing in uscita aggressivo e sempre portato con l’intenzione di mangiare campo all’avversario. Le squadre che hanno affrontato il Rayo in Liga hanno completato appena il 55.6% dei passaggi tentati (111/496) merito sicuramente del pressing voluto da Iraola, tentato 768 volte nella trequarti avversaria ma anche dei contrasti nella stessa zona di campo, portati 157 volte. Quindi, la parola d’ordine per la fase difensiva di Iraola è una: movimento. Nessuno può permettersi di stare fermo e soprattutto di non muoversi in armonia con gli altri dieci compagni in campo. Sì, dieci, perché anche il portiere è una parte attiva del sistema difensivo di Iraola, infatti Dimitrevski non solo coordina con la voce il reparto arretrato ma è pronto ad intervenire anche fuori dai pali, con uscite sui cross. Il portiere macedone ha neutralizzato il 10.6% dei cross ricevuti (16/151) e grazie anche alla statura e alla scelta di tempo dei difensori - 403 duelli aerei vinti su 793 totali - ha reso molto complicato segnare di testa al Rayo. In porta Dimitrevski si è dimostrato un solido portiere con buone basi e qualche lampo di fantasia inaspettato, dei 62 tiri subiti 50 sono stati neutralizzati, con un efficacia del 80.6 %, il secondo miglior dato dietro ad Unai Simon con 81.1%. 

Una fase difensiva concepita in questo modo, se non architettata fin nei minimi dettagli, potrebbe portare ad una squadra disunita e a reparti lunghi, superabili con un semplice dribbling. I dati ci mostrano che nel caso del Rayo anche i dribbling avversari non hanno molta efficacia, con una percentuale di successo del 38.3%, quindi il Rayo mediamente dribbla molto bene e concede poca superiorità numerica all’avversario. 

Sicuramente, molto del successo che sta avendo il Rayo lo si deve alle partite in casa, nel fortino di Vallecas gli uomini di Iraola hanno raccolto ben otto vittorie, due pareggi e una sola sconfitta, arrivata nell’ultima partita prima della pausa contro l’Athletic. Quindi, più dell’83% dei punti conquistati dal Rayo in Liga provengono da Vallecas, con soli cinque punti racimolati lontano da casa, che rendono il Rayo la quarta squadra con il record peggiore del campionato. 

Con una partita da recuperare e un rassicurante più tredici sulla zona salvezza il Rayo può concentrarsi appieno sulla semifinale di Copa Del Rey di ritorno che lo vedrà tentare di ribaltare l'1-2 dell'andata provando ad espugnare il Benito Villamarín, come ha fatto a Girona per conquistare La Liga nel giugno del 2021. Questo è il genere di partite per cui Iraola si è preparato e i tifosi del Rayo hanno atteso per quarant’anni. E con il contatto in scadenza sembra essere un’occasione troppo ghiotta da farsi scappare prima che da Bilbao vengano a riportarlo a casa, tanto prima o poi succederà. Nel frattempo Andoni Iraola Sagama da Usurbil sta dimostrando al mondo di essere pronto. 

(tutti i dati presenti nell'articolo fanno riferimento alle partite disputate in campionato, e sono aggiornati a Rayo-Athletic del 23 gennaio 2022)

  • Classe 99, come Darwin Nuñez. Tifoso della Fiorentina, dell’Athletic Club ed ossessionato dalla Doce. Apprezza il mate, un buon regista davanti alla difesa e tutto ciò che venga dal Rio de la Plata

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