Considerazioni sparse su "Cachemire incontra Netflix"
E' vero, abbiamo temporaneamente smesso di commentare il Podcast, ma sul DopoFestival non si scherza. Allacciate le cinture che vi racconto "la mia Liguria".
- Dopo la proverbiale "sbornia post Sanremo", sia quella dei vincitori sia, soprattutto, quella dei vinti - cioè il pubblico a casa che è riuscito a non togliersi la vita dopo le gag di Fiorello - ci possiamo ritagliare un po' di spazio per parlare della coppia del momento. Esatto, proprio loro: Edoardo Ferrario e Luca Ravenna. Sì, perché, nonostante l'inspiegabile e duraturo silenzio stampa di Sportellate nel commentare la puntata 12 e 13 di Cachemire Podcast, il brillante duo comico non si è certo fermato e, anzi, ha stretto una collaborazione con un partner di un certo livello: l'ottimo Netflix. Quale è stato il risultato? Una combo devastante di risate, ospiti molto godibili, sketch e commenti sui generis su Sanremo, e diverse lectiones magistrales (scusate, ho fatto il classico ma a lavoro non mi fanno mai usare il latino nelle slide) di musica da parte del professor Carmelo Avanzato. Quindi, siccome la rubrica di Cachemire Podcast ha dato prova di soffrire pesantemente della pigrizia di chi la scrive, il Direttore ha deciso di scendere a compromessi con la vita e "suggerire caldamente" di fare uscire almeno un post sulle 5 (bellissime) puntate di "Cachemire incontra Netflix". Ed eccoci qui allora;
- Di questo "special" di Netflix mi sono piaciute diverse cose, come spesso accade quando si ha a che fare con la stand-up comedy, la comicità in generale e soprattutto l'originalità, ma se proprio vogliamo mettere un po' di ordine, non possiamo che partire dalla base, dal format. In sostanza, "Cachemire incontra Netflix" è una sorta di DopoFestival che, però, non si è obbligati a guardare con gli occhi rossi alle 2:30 del mattino, cercando di schivare, con le ultime forze in corpo, le poco sapide gag di Nicola Savino, Rocco Papaleo o Piero Chiambretti. Infatti, ogni puntata è uscita il pomeriggio successivo a ogni serata del Festival sul canale YouTube di Netflix Italia, quindi facilmente fruibile ad orario aperitivo o durante lunghissime pause sigaretta. Il format ci è piaciuto perché si parla di Sanremo in maniera "onesta e spettacolare" - come di dice da certe parti -, non dovendo rispondere a nessun tipo di vincolo televisivo, e potendo indirizzare in maniera trasparente, ironica e mai banale tutte le contraddizioni, osservazioni o semplici critiche a questa edizione. Una su tutte? Lo spot della Liguria con testimonial la sassarese Elisabetta Canalis che, a più riprese, parla de "la sua Liguria", mentre il cameraman sfoggia i preziosi insegnamenti del maestro Duccio Patanè e chiude il video con un meritato e quantomai necessario omaggio allo skyline di Los Angeles. Questa e le altre letture che Ferrario e Ravenna hanno dato alla kermesse ci hanno intrattenuto e tenuto incollati allo smartphone con grande piacere;
- Come con il Podcast, anche nel DopoFestival più morbido d'Italia gli ospiti hanno rappresentato spesso un valore aggiunto, in certi casi trascinando da soli la puntata. La loro presenza, alla base della partnership con Cachemire, era legata chiaramente alla promozione che il colosso cinematografico statunitense doveva fare dei suoi nuovi prodotti in uscita, intento che è stato però ben "smussato" da Ferrario e Ravenna, i quali sono riusciti a renderlo solo un pretesto per trattare una tematica specifica o commentare insieme all'ospite il Festival. Missione non proprio riuscita alla Rai invece, che per cinque serate è stata in grado stancamente di fare promozione a tutte le diverse versioni de "Gli occhi del cuore" presenti sul suo palinsesto. Tornando agli invitati, nei cinque episodi di settimana scorsa abbiamo assistito a Matilda De Angelis, Filippo Timi, Ariete, Lucrezia Guidone e Michele Rondino, e il cartonato di Alessandro Cattelan. Nonostante non avessimo certo timore a spendere elogi democristiani verso tutti gli ospiti di questi giorni, elogiandoli oltremodo, due in particolare sono stati i nostri preferiti: Matilda De Angelis e Filippo Timi. La prima, perché è stata semplicemente perfetta: autoironica, brillante e assoluta protagonista della puntata, sia per la dilagante simpatia sia per non averle mandate a dire a Ornella Muti, complice di aver dato vita alla pessima intervista - a forte trazione patriarcale - fattale da Amadeus. Filippo Timi, invece, è stato incontenibile, energia allo stato puro, capace di trasmettere con grande intensità il suo vero amore verso il teatro, la recitazione e, perché no, la droga. Simpaticamente però;
- Personalmente un altro fattore che ho trovato particolarmente vincente di queste cinque puntate è stata, senza dubbio, la durata. 35 minuti come manifesto della perfezione comica e, sicuramente, anche della soglia di attenzione media del pubblico contemporaneo. Certo è che, ad oggi, le puntate di Cachemire Podcast da un'ora e quaranta sono diventate per certi aspetti sfidanti: non risulta sempre semplice ritagliarsi due ore di tempo per guardare un episodio, perché, parliamoci chiaro, Cachemire lo si deve guardare, non ascoltare in automobile o mentre si fa altro. Al netto delle considerazioni personali, sarebbe comunque stato impossibile per Ferrario e Ravenna pubblicare un video da un'ora e mezza ogni giorno per cinque giorni, sia per un tema di quantità di girato da editare sia, molto probabilmente, per scelte di fruibilità dettate da Netflix. Quindi molto bene i contenuti così concentrati che "obbligano" il duo comico ad essere comicamente più efficienti possibile;
- Per tirare le somme, quindi, l'esperimento è fortemente riuscito, sfruttando la formula più semplice possibile, cioè l'unione fra talento, qualità e grandi mezzi, come testimoniano le visualizzazioni di ogni video - il primo ne ha già raccolte quasi 300k. Menzione speciale, infine, va fatta a Carmelo che, con la sua rubrica "Lo Spartito", dà vita ai premi musicali più ambiti, assegnando il migliore alla povera Ana Mena, quello per la "miglior canzone da ascoltare dal televisore mentre ti scaldano il kebab". Divino.
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