Football, machismo, violenze e molestie. Una storia infinita
Robinho, Greenwood, Overmars. Il machismo che impregna il calcio sta emergendo con tutto il suo fetore. Il problema riguarda l'intera società che nel 2022 è ancora assuefatta da logiche sessiste e patriarcali. Da dove trae origine tutto ciò? Da un'idea di presunta superiorità dell'uomo sulla donna. "Il sesso debole", "il calcio non è un gioco per signorine" etc. si è sempre sentito dire e si è spesso letto.
Recentemente, nel corso di una trasmissione televisiva in Argentina, un giornalista ha detto "non parlo con le donne del calcio" rivogendosi alla sorella di Leo Messi.
Il problema è che quelle frasi non sono un evento isolato. Sono indicatrici di un pensiero. Di una mentalità radicata. Basti ricordare quanto accaduto a Greta Beccaglia appena terminata Empoli-Fiorentina. E da questo pensiero unico machista nascono le molestie, realizzate con l'invio di immagini intime di Overmars verso una lavoratrice dello staff dell'Ajax, oppure le vere e proprie violenze sessuali per cui è stato condannato Robinho e per cui è stato arrestato Greenwood.
Una donna, per quanto giovane, viene comunque guardata in modo strano se esprime un'opinione durante una partita, sulla decisione di un allenatore o sul comportamento di un arbitro. Il calcio è sport molto mascolinizzato e condensa ogni stereotipo di genere.
Ciò che, però, rende basiti una volta in più è l'atteggiamento dei media. Perché se il calcio sta facendo emergere la parte più becera di sé stesso, i media non sono certo da meno. Basta sfogliare le pagine dei giornali sportivi o analizzare la sezione sportiva dei telegiornali per vedere che lo sport femminile è inesistente come tale. Si ricordi come la Gazzetta celebrò il pallone d'oro ad Alexia Putellas (stella del Barca feminino) "Nel mondo di Alexia Putellas, Pallone d'Oro 2021: il fisico, la famiglia, gli idoli, l'amore"
Provate a digitare "giornaliste sportive" su Google. I primi risultati sono i seguenti:
Ed ancora. Si veda come Rai News, nel titolo sul caso Greenwood, indichi stupro e violenza virgolettando i due termini. E ciò nonostante Harriet Robson, sua ex fidanzata, abbia, sui social media, denunciato con prove quasi schiaccianti (immagini del suo corpo emaciato e audio). Quelle virgolette rappresentano un tipo di narrazione tossica di cui ci dobbiamo assolutamente liberare.
Ma non solo. Si pensi a come i media trattano le violenze di genere. Il femminicidio o lo stupro o la molestia viene dipinta come "tragedia dell'amore" o "uxoricidio". L’uomo che commette la violenza, viene descritto come il “bravo ragazzo”, il “padre premuroso”, che per un raptus di gelosia, un momento di follia, ha ucciso. Così la donna diviene vittima prima della mano maschile e, successivamente, della narrazione patriarcale.
Tornando al calcio, recentemente la Fifa ha subito diverse e giustificate critiche relativamente alla gestione delle denunce di molestie sessuali e aggressioni fisiche che avvengono nel calcio femminile.
Un esempio, tra i tanti: Uchralsaikhan Buuveibaatar, ex allenatore della squadra femminile under 15 della Mongolia. Ha ricevuto una sanzione dalla Fifa dopo che un'indagine della Federcalcio mongola ha disvelato che lo stesso ha molestato e aggredito le giocatrici durante l'East Asian Football Festival in Corea del Sud.
Il Fifpro ha espresso preoccupazione: “Non basta bannare privatamente le persone. In un settore in cui i professionisti spostano spesso club e paesi, ciò consente semplicemente agli autori di ricoprire ruoli altrove. Per mantenere le giocatrici ed i giocatori al sicuro, abbiamo bisogno di un sistema in base al quale le persone pericolose siano immediatamente sospese. Se, dopo l'indagine, le persone vengono punite, questo deve essere registrato a livello internazionale. Giocatori, club, leghe e federazioni dovrebbero poter accedere a queste informazioni per proteggere se stessi e coloro di cui sono responsabili".
Il caso è del 2019 ma l'AFC (Asian Football Confederation) ha evidenziato che "la sanzione di Buuveibaatar è stata estesa in tutto il mondo dalla Fifa nell'agosto 2021".
Buuveibaatar è stato licenziato una settimana dopo dall'allora segretario generale del MFF, Ulziikhuu Shijir, ma si sa che ha continuato a lavorare per il MFF fino alla fine di novembre. Ha postato una sua foto su Facebook con il presidente della Fifa, Gianni Infantino, che il 16 ottobre di quell'anno ha visitato la Mongolia per celebrare il 60° anniversario del MFF.
Una vittima ha recentemente affermato che Azjargal avvertì le giocatrici di non parlare degli abusi: "Ci ha detto che la federazione aveva avviato un'indagine interna sulle accuse di molestie sessuali. Ci ha avvertito che non dovremmo parlare dei dettagli delle nostre esperienze con nessuno al di fuori della federazione".
Ma la FIFA non è nuova a queste omissioni. Sempre nell'A.D. 2019 il Presidente del CAF, nonchè Vice Presidente della FIFA, è stato accusato di molestie verso una sua dipendente, Mariam Diakite. Questa, rea di averlo rifiutato, venne licenziata. Va evidenziato che Ahmad già nel passato era stato accusato di aver quasi violentato una ragazzo inglese.
Ed ancora, nel 2018 è emerso che i membri della squadra nazionale femminile dell'Afghanistan hanno subito abusi sessuali e fisici da parte di uomini della federazione calcistica del paese, incluso il presidente Keramuddin Karim. Nel 2019, a seguito di un'indagine della FIFA, Karim è stato bandito dal calcio a vita.
Nel 2020, molte calciatrici haitiane sono uscite allo scoperto per accusare il presidente della Federcalcio haitiana Yves Jean-Bart di aggressione sessuale anche verso minori. Una delle sue accusatrici ha affermato di aver necessitato di un aborto. Nel novembre 2020, Jean-Bart è stato bandito a vita dal calcio dalla FIFA.
Da ultimo, ma solo temporalmente, anche quanto accaduto a Vallecas, a sud di Madrid, nel famoso barrio obrero che ospita il Rayo Vallecano. “Questo staff è incredibile, ma ci manca qualcosa. Continuo a dirlo, dovremmo fare qualcosa come quelli dell’Arandina (questo episodio del 2017, ha visto tre giocatori violentare una quindicenne. Dapprima condannati a 38 anni, la sentenza è stata poi ribaltata dalla locale Corte d'Appello che derubricò il reato da violenza e aggressione sessuale a semplice abuso, assolvendo uno di loro e condannando gli altri due a pene di 4 e 3 anni. La motivazione? La vicinanza di età tra violatori - dai 24 ai 19 anni - e vittima e il loro simile grado di “maturità” n.d.a.), amico mio. Dobbiamo prenderne una, ma deve essere maggiorenne, per non finire in carcere, e dobbiamo farcela tutti insieme. Questo è ciò che unisce davvero uno staff e una squadra. Guardate l’Arandina, stavano per essere promossi. Forza ragazzi, buona domenica”. A pronunciare ciò è Carlos Santiso, 5 anni, fa quando lo stesso allenava una delle formazioni giovanili del Rayo. Ma Santiso era rimasto nel club.
E non solo. Lo stesso club, settimana scorsa, ha annunciato che la guida del team femminile sarebbe stato affidato a lui. Non è passato molto che l'intero barrio si è mobilitato. Sono apparse pezze fuori il campo di allenamento che recitavano: “Per rispetto alle donne: Santiso subito fuori da Vallecas“. A dimostrazione di quanto il pensiero machista e patriarcale sia instillato anche nel mondo femminile, si pensi che sua moglie ha provato a rimuoverlo. Ma non è bastato perchè la protesta è montata inesorabilmente. Difatti, sono apparsi altri quattro cartelloni che mostravano un messaggio più profondo: “Rispetto e dignità per il Rayo femminile. I machisti fuori da Vallecas. Non vogliamo scuse, Santiso, vogliamo che tu te ne vada via. Per le nostre figlie, sorelle, madri e amiche”. Nonostante ciò, Il presidente del club, Raúl Martín Presa ha comunicato che: “Assumiamo professionisti e non persone. Non entrerò in polemica e non presterò attenzione alle polemiche dei media per far licenziare l’allenatore”. Non bastasse lo stesso Santiso ha minimizzato affermando: “profondo pentimento per lo sfortunato, decisamente di cattivo gusto, imperdonabile scherzo machista inviato quattro anni prima a un gruppo privato di WhatsApp. Uno scherzo che comunque non avrei mai dovuto fare”, aggiungendo “Questo atteggiamento di perdono e comprensione mostrato dal Rayo Vallecano mi sta impedendo di crollare e di andare in pezzi come essere umano, nonostante tutta la corrente mediatica che mi sta spingendo in questa direzione per un’azione inaccettabile che ho fatto quattro anni fa”.
I casi sono molteplici nel mondo del calcio. La soluzione, come si diceva all'inizio, è nel linguaggio, nel mutamento del pensiero e nello sdradicamento dell'idea machista e patriarcale. Occorre rovesciare ogni stereotipo. Una giornalista è una giornalista, indipendentemente dalla sua bellezza. Una calciatrice è un'atleta e non una mamma o una fidanzata. Se una donna viene violentata o molestata non è una tragedia dell'amore. Il dubbio non deve mai persistere. Chi subisce una violenza o una molestia e trova coraggio per denunciare deve avere il diritto di essere creduta. Quando tutto ciò diverrà consolidato allora, forse, anche il Gioco si potrà liberare di questo infame giogo.
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