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Considerazioni sparse post prima serata di Sanremo 2022


Una prima serata dal finale un po' troppo lento ma con una scaletta sorprendentemente rispettata, un paio di momenti iconici e i Maneskin MVP per distacco.


- Smaltita l'incombenza dell'elezione del Presidente della Repubblica, è tempo di Festival. Finalmente torna il pubblico al Teatro Ariston e la differenza, rispetto al malinconico silenzio dello scorso anno, è palpabile. La serata scorre bene fino a mezzanotte, con le esibizioni dei 12 artisti in gara e una scaletta rispettata alla perfezione (lo so, sembra incredibile). Purtroppo l'ora che segue -escludendo l'omaggio al Maestro Battiato- sa di riempitivo, anche un po' posticcio, volto a sfidare il sonno dei festivalieri più irrudicibili;

- Amadeus non ha resistito, nonostante le iniziali smentite, a condurre la terza edizione di fila, ed è riuscito di nuovo a trascinare il suo partner in crime Fiorello (decisamente ispirato in qualità di agente del caos). La scommessa è importante, considerando la flessione degli ascolti della scorsa edizione. Ama però si fa apprezzare non solo perché sa cambiare registro nel corso della serata, ma anche per il fatto di non avere remore a prestarsi a sketch in cui ricopre un ruolo comico, per alcuni ai limiti del ridicolo. Così lo vediamo limonare (con mascherina, tranquillizzate il Professor Galli) per 10 secondi il malcapitato direttore di Rai 1 Coletta e fare da autista con tanto di cappellino ai Maneskin, regalandoci delle istantanee già iconiche, che hanno contribuito a dare ritmo ad una serata altrimenti non esaltante, e poco importa se lo faccia scientificamente o meno;

- Da qualche anno il Festival ha scelto di puntare sugli ospiti italiani, rinunciando alla spasmodica ricerca di quelli internazionali. Fortuna vuole che i Maneskin tornino proprio dal palco in cui, appena un anno fa, ha avuto inizio il loro successo planetario (sì, avevano fatto X Factor, ma è con il successo dello scorso anno che sono approdati all'Eurovision). Lo fanno cantando prima "Zitti e buoni", da bravi campioni in carica, e con la toccante (e bellissima) "Coraline", che li consacra come MVP della serata: non sono solo animali da palcoscenico, hanno anche una capacità di scrittura davvero notevole. Interessante anche l'idea di portare i Meduza sul palco dell'Ariston -anche se Amadeus è sembrato genuinamente deluso nello scoprire che sono tutti di fede milanista- ma la voce di Hozier in playback grida vendetta. Il resto delle ospitate sono marchette delle fiction Rai delle quali, nonostante il sempre ottimo Nino Frassica, avremmo fatto volentieri a meno;

- Venendo ai primi 12 artisti in gara, Achille Lauro (6) ha il sempre complesso ruolo di apripista ma tutto sommato non sfigura. Sufficienze anche per Gianni Morandi (6), che si presenta una con un pezzo un bel po' paraculo scritto da Jovanotti e pieno di rime in "orte", e La Rappresentante di Lista (6). Quest'ultimo brano è stato molto apprezzato dalla stampa, ed è sicuramente orecchiabile, ma il ritornello è letteralmente un elenco di parti anatomiche a cui segue un "ciao". Venendo ai migliori: la canzone intimista ed elegante di Michele Bravi (6,5) difficilmente arriverà ad un primo ascolto, ma è da apprezzare la volontà di non snaturarsi alla ricerca del ritornello "catchy"; Mahmood e Blanco (7-) sorprendono uscendo, almeno in parte, dalla loro comfort zone, e andranno sicuramente a gonfie vele (Elisa sembra essere la contendente più credibile per la vittoria finale). Apprezzabile l'assenza di autotune, rimarremo con qualche dubbio però su quello che dice il testo. Dargen D'Amico (6,5) è a caccia dell'effetto-Stato Sociale (o Wille Peyote) e si sente: andrà fortissimo in radio. Commovente Massimo Ranieri (6), nonostante l'incedere degli anni che indubbiamente impatta anche la sua performance, con una "Lettera al di là del mare" vintage ma dall'ottimo arrangiamento;

- Dispiace per Noemi (5,5) con la sua voce e i suoi virtuosismi sempre riconoscibilissimi e gradevoli, ma la mano di Mamhood e Dardust (autori del brano) si sente davvero poco e il ritornello fatica ad ingranare, forse perché "posso andare sulla luna, ma ti amo ti amo ti amo non lo so dire" è di una banalità sconcertante. Yuman (5) non incanta nonostante la voce soul, ma la palma del peggiore va senza ombra di dubbio ad Ana Mena (3), che ci porta sul tagadà al Festival della Zeppola di San Giuseppe Vesuviano. Tenete comunque conto che queste sono valutazioni puramente di impatto dopo un primo ascolto, e che potrebbero mutare nel corso delle serate;

- La classifica della sala stampa premia, senza sorprese, Mahmood e Blanco e Dargen, oltre alla Rappresentante di Lista. La giuria demoscopica -che voterà nelle prossime serate- potrebbe riequilibrare la classifica con i suoi voti storicamente più "conservatori".

Autore

  • Giornalista classe 90', da sempre innamorato della radio, ho diretto per 3 anni RadioLuiss e collaborato con varie emittenti in qualità di conduttore. Attualmente mi occupo di comunicazione d'impresa e rapporti istituzionali. Pallavolista da una vita, calciofilo per amore, appassionato di politica e linguaggi radiotelevisivi, nella mia camera convivono i poster di Angela Merkel, Karch Kiraly e Luciano Spalletti.

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