Considerazioni sparse post Torino-Sassuolo (1-1)
E’ la dura legge del gol: la banda Juric beffata nel finale dopo 21 tiri in porta e 3 pali.
- Oltre ad essere una sfida tra due realtà interessanti del nostro campionato, Torino-Sassuolo era uno scontro tra due filosofie totalmente diverse. Quella energica, rockettara e arrembante del Torino contro quella qualitativa e pop al sapore di tiki taka del Sassuolo: ne esce un pareggio per 1-1 che sa di beffa amarissima per il Toro, che aveva dominato in lungo e in largo, e onora la famosa dura legge del gol per cui a rete sbagliata (e quante ne ha sulla coscienza il Torino) ne corrisponde una subita. Se il risultato è bugiardo, va detto che la partita ha dimostrato come entrambe le realtà meritino una classifica a ridosso della zona europea, sia in virtù dei pregi sia per via dei i difetti mostrati oggi: l'identità di entrambe è chiara, ma manca qualcosa per il salto di qualità definitivo;
- Cos’è stata la prima mezz’ora del Toro? Un arrembaggio di una banda di posseduti, un assolo heavy metal in cui la batteria tiene un ritmo così alto da impedire a chiunque di stargli dietro, una manovra di soffocamento operata da tentacoli per nulla avvezzi a tenerezze. Il Sassuolo non riesce a superare la metà campo mai, ed a fine primo tempo le statistiche dicono che i granata hanno segnato un gol, preso un palo e collezionato 10 tiri (di cui 4 nello specchio), mentre i neroverdi collezionano lo 0 ad ognuna di queste voci. Se la banda-Juric aveva bisogno di un altro manifesto del suo tremendismo, non c’è nulla di più adatto di questa frazione di gioco: sarebbe però riduttivo evidenziare solo l'intensità di questo primo tempo granata, perchè anche la manovra ed i fraseggi sono stati apprezzabili, e nella ripresa il calo non è stato così evidente, ma sufficiente per compromettere la vittoria finale;
- Dionisi aveva detto che all’energia del Toro avrebbe risposto con la qualità: alla fine il campo gli ha dato ragione, nel senso che nell’unica occasione in cui gli emiliani sono riusciti a dar sfogo proprio alla loro qualità hanno raggiunto un pareggio francamente poco meritato. La corsa di quaranta metri ed il dribbling di Berardi all’88’ e la lucidità di Raspadori nella finalizzazione costituiscono l’unica azione pericolosa del Sassuolo, ma sono sufficienti a portare a casa un punto: la grande virtù dei neroverdi è stata il credere fino alla fine nello spiraglio che il Torino aveva lasciato aperto nel match, e testimoniano come grazie alle abilità dei loro giocatori offensivi a volte si possano trovare uova con due tuorli nel proprio paniere. Per oggi, un’occasione, un tiro in porta, un gol ed un punto da aggiungere alla classifica sono abbastanza;
- Il Torino ai punti non avrebbe vinto, ma stravinto: addirittura tre pali colpiti, 21 tiri totali, 6 in porta, almeno 8 occasioni nitide per raddoppiare. Il grande rammarico è non essere riusciti a blindare la partita dopo il gol di Sanabria, né nel primo tempo né nel secondo: deve essere una lezione per il futuro, perché non è la prima volta che la squadra di Juric raccoglie meno di quanto produce, e questa mancanza di killer instinct potrebbe giocare un ruolo decisivo in chiave Europa. Anche perché i granata hanno dimostrato anche oggi che, a livello di gioco, è un obiettivo assolutamente ipotizzabile: però debbono ricordare che il calcio l’ha inventato il diavolo, e se nel finale, dopo aver dominato, capita un duello di tecnica veloce tra Berardi ed il povero Rodriguez (pur sino a quel momento impeccabile), spesso tocca raccogliere la palla, e le speranze di vittoria, in fondo al sacco;
- Capitolo singoli: il gioco di Juric sembra aver migliorato chi già aveva mostrato cose buone (Mandragora, Singo e Bremer sono oggi tra i migliori interpreti della serie A nei rispettivi ruoli, Sanabria non fa rimpiangere Belotti) e migliorato incredibilmente alcuni oggetti misteriosi (Vojvoda e Lukic su tutti). Tra gli ospiti oggi sottotono Frattesi (apparso “leggero” per il ritmo tremebondo) e Scamacca (annullato da Bremer): migliore in campo per distacco Consigli, ma una menzione di merito va all’accoppiata Berardi/Raspadori per il contropiede finale. Infine, l’arbitro Fourneau non ha estratto cartellini nel primo tempo, ma è sembrato assai propenso a farlo nel secondo, soprattutto ai danni dei granata, ad ogni soffio di vento: un cambio di personalità curioso, che è costato al non certo diplomatico Juric addirittura l’espulsione.
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