Considerazioni sparse post Cagliari-Fiorentina (1-1)
Orfani di Vlahovic e Saponara, i viola a Cagliari prendono un punto che sa di bicchiere mezzo vuoto.
- Dal Cagliari a Cagliari, tre mesi dopo. Se la gara d'andata disputata a ottobre aveva visto i sardi sbriciolarsi al Franchi, battuti da una Fiorentina che sembrava sublimare il gioco di Italiano, gennaio restituisce una partita ben diversa. Con incroci e rimandi particolari. E non si sta parlando solo del tradizionale omaggio al minuto 13 riservato al compianto Davide Astori;
- Da un rigore a un rigore, passando dai protagonisti ora assenti. Rigore che non volle battere sotto la Curva Fiesole Dusan Vlahovic, allora fresco di "mancato rinnovo" e nel mirino della contestazione. Rigore che fu trasformato da Biraghi e allora aprì la via al 3-0. Arrivando al penalty di oggi in terra sarda, sbagliato proprio dal capitano viola al decimo minuto (calciato centrale, Radunovic respinge). Vlahovic a questo giro non calcia non per le polemiche sul suo futuro (sempre attuali), non per l'errore dagli undici metri contro il Genoa, ma perché positivo al Covid insieme a Saponara, un altro dei migliori in campo all'andata, e oggi assenza forse perfino sottovalutata nel racconto del prepartita;
- Gara in sostanza spaccata in due dal vantaggio del Cagliari, firmato al solito da Joao Pedro al 56'. Un primo tempo dai ritmi alti, due occasioni nitide e un il rigore fallito per i gigliati, tre palle gol più o meno limpide per i sardi, due delle quali infrantesi sui legni. La squadra di Mazzarri sembra aver in qualche modo meglio digerito le assenze e i postumi da covid, è capace di portare una buona pressione ed è molto attenta nei cosiddetti "scivolamenti", che rendono complicato per i ragazzi di Italiano trovare con frequenza l'uomo libero. Poi ci si metta l'errore dal dischetto, che sposta l'equilibrio mentale della gara a favore del Cagliari: in questo emblematica la prova di Torreira, nervoso e impreciso come non mai;
- La ripresa, dopo la rete cagliaritana, si trasforma progressivamente in una gazzarra, oltretutto mal gestita dall'arbitro Aureliano. Tanti falli, poco gioco. Al 66' gli uomini di Mazzarri hanno l'occasione del ko: rigore per mani di Odriozola che si prende anche il rosso. Joao Pedro dal dischetto imita Biraghi e si fa ipnotizzare da Terracciano, e con questo il Cagliari chiude di fatto la sua partita propositiva ignorando la superiorità numerica, mentre la gara si frammenta in una miriade di falli, polemiche e giocatori a terra. Dice tutto il fatto che alla fine la Fiorentina trova il pari con l'uomo in meno, dice tutto come la Viola riesca a coglierlo: Sottil parte da metà campo e conduce un perfetto contropiede nella prateria colpevolmente lasciata scoperta dai sardi, Goldaniga si limita ad accompagnarlo e l'ex Cagliari firma l'1-1. Tra i fischi del pubblico e l'esultanza polemica verso gli spalti della Sardegna Arena;
- Il Cagliari alla fine ottiene quello che vuole, il settimo punto nelle ultime quattro gare che significa ossigeno puro nell'economia della lotta salvezza. Eppure, la sensazione che, nonostante l'emergenza, avrebbe potuto ragionevolmente tentare il colpaccio rimane. Di contro, la Fiorentina forse fallisce l'ennesima delle famigerate "prove di maturità": perché lo show contro il Genoa doveva trovare un seguito contro un avversario abbordabile, per la sua classifica e per le sue assenze; perché c'era anche da dimostrare che le indisponibilità di certi giocatori sono compensabili. Invece alcuni episodi e l'aver incontrato una squadra comunque ben più in salute dei grifoni sul piano mentale sono stati fattori sufficienti a incartare i viola. Le prove di Ikoné, partito bene in combinazione con Odriozola ma poi spentosi, e di Piatek, mai pericoloso e messo alle corde da Goldaniga e dall'ottimo Obert, alla fine rimarcano l'importanza qualitativa di certi giocatori nonché l'importanza, per una squadra come la Fiorentina, della corretta e coerente ricerca dei principi di gioco. Da Cagliari i viola tornano con un punto strappato in maniera faticosa, antitetica al suo gioco, preso grazie alla giocata individuale di uno dei suoi elementi più discontinui (Sottil), senza aver ottenuto risposte dai nuovi o dai rilanciati, come Castrovilli la cui gara dura solo un tempo. Alla fine, un monito rispetto al sedersi sugli allori. E al parlare di mercato.
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