Considerazioni sparse post Napoli-Fiorentina (2-5 d.t.s.)
La Coppa Italia che ci piace, quella dove si mostrano cose che voi umani non potreste immaginarvi (cit.)
- Come affrontare un freddo giovedì pomeriggio di gennaio? Con il solito calendario allucinante della Coppa Italia, in scena al Maradona di Napoli dove si sfidano i due pelati più in vista della Serie A, Luciano Spalletti e Vincenzo Italiano. Allenatori di due squadre che, persino loro malgrado, danno scena ad una partita ampiamente irrazionale, nervosa, tirata, bloccata e al contempo straripante, condita con abbondanza di decisioni arbitrali da lasciare perplessi, topiche dei giocatori e soprattutto gol, tre dei quali arrivati nei supplementari;
- La Fiorentina arriva alla gara con le solite pene autoinflitte, che la rendono ancor più pesante di quanto può essere un match dentro-fuori contro il Napoli. Su tutti, il 4-0 subito a Torino dell'ultimo turno di campionato, ma anche il riemergere degli spifferi di mercato relativi a Vlahovic, nonché la datata, ma uscita solo nella mattinata, colorita intervista del patron Commisso per il Financial Times. Di contro, gli azzurri dal pari contro la Juve e la vittoria contro la Samp in campionato, si presentano con i classici problemi di panchina corta: tra positività al Covid, Coppa d'Africa e infortuni mancano Insigne, Osimhen, Anguissa, Koulibaly, Zielinski, Ounas e Mario Rui, con Lozano e Ruiz a mezzo servizio;
- Per quaranta minuti assistiamo anche ad una partita "normale", molto tattica, con una Fiorentina decisamente più concentrata rispetto al disastro combinato contro il Toro e un Napoli che punta forte su transizione rapide, sfruttando il campo alle spalle dell'altissima difesa viola. Sul lungo andare sembra proprio la squadra di Italiano quella più brillante, che passa al 41' con un bel gol di Vlahovic, abile a bruciare un tentennante Tuanzebe sull'elegante rifinitura di Saponara. Da lì in poi, apriti cielo. In tre minuti Dragowski, tornato titolare proprio da Fiorentina-Napoli di campionato, impacchetta un gol (per i partenopei) e un rosso (per sé stesso): ennesimo errore del portiere in fraseggio, palla giocata debolmente al centro, solita carambola di Petagna e Mertens scarta un cioccolatino con un morbido pallonetto per il pari immediato. Poco dopo, uscita suicida dell'estremo difensore polacco e grave incomprensione con Venuti: il terzino gli appoggia un comodo anticipo ma Drago è lanciato nell'intercetto e viene preso in controtempo, finendo per stendere Elmas pronto a recapitare la palla in porta. Viola in 10 all'intervallo, e per loro fortuna Mertens su punizione dal limite manda alto;
- Mentre forse per spirito di solidarietà forse no, Spalletti cambia anch'egli portiere nell'intervallo (dentro Meret per Ospina), il Napoli con l'uomo in più spinge nell'avvio di ripresa ma si incarta da solo. Rrahmani interviene ingenuamente al limite dell'area, Biraghi sulla punizione al primo tentativo colpisce la barriera, ma al secondo fa palo interno e gol. Partita che si lancia verso lo psicodramma;
- L'ultima mezz'ora regolamentare è un progressivo, ma spesso stentato, assalto del Napoli ritrovatosi sotto quando meno se lo aspettava. Con la gara che si incattivisce progressivamente: se nel primo tempo un'entrataccia di Duncan (giallo) sembrava un episodio isolato, nella ripresa fioccano falli, interruzioni di gioco, palloni buttati fuori tra le proteste e gazzarre. Emblematiche in queste le gare di Lozano e Fabian Ruiz, i primi cambi di Spalletti. Il messicano fa 20 minuti da iradiddio, colpisce un palo e poi rimedia un rosso diretto (tramite VAR) per un'entrata a martello sul martoriato (e polemico) Gonzalez. Lo spagnolo lo segue a ruota, con due gialli in mezz'ora, il secondo dei quali tragicomicamente fischiato con Ikoné lanciato verso la porta a tempo quasi scaduto. Un minuto dopo, proprio sul gong, il Napoli trova il pari con Petagna, riapparso dai meandri di una difesa viola spentasi con trenta secondi di anticipo sul fischio finale;
- I supplementari, di fatto, durano quindici minuti: perché alla Fiorentina serve un tempo esatto per dare il colpo di grazia al Napoli ridotto in 9 e arroccato in difesa, grazie a Venuti in versione ala d'attacco, bravo a recapitare in porta una palla preparata sul lato opposto da Maleh. L'ultimo tempo serve solo per arrotondare il risultato con le reti di Piatek e proprio Maleh (assist Ikoné), persino eccessive rispetto all'andamento della gara. Italiano, seppur rasentando lo psicodramma, probabilmente ha trovato la risposta che voleva dopo Torino. Spalletti, da par suo, si ritrova con i suoi incerottati non in grado di riprendere una partita in 11 vs 10 ma capaci di farlo il 9 vs 10, situazione forse emblematica del grande irrisolto di questo Napoli, che tanto vorrebbe ma alla fine davvero non può.
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