don't look up
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Considerazioni sparse su "Don't Look Up"


"Non guardare in alto" e non guardare neanche "oltre". Forse oggi il problema sta tutto qui.


- Che film che è "Don't look Up". Che film. E se permettete un consiglio spassionato, non mosso da nessun interesse personale, correte al cinema finché Mamma Netflix lo consentirà perché un prodotto del genere merita davvero il buio della sala cinematografica prima che vi concediate la possibilità di rigustarvelo in una calda atmosfera casalinga. Perché sono pronto a scommettere sia sul fatto che vi piacerà sia sul fatto che vorrete rivederlo dal 24 dicembre in poi, quando sarà rilasciato dal colosso americano;

- Adam McKay è un regista stratosferico. Già firma, tra gli altri, di due autentiche meraviglie della cinematografia contemporanea - vedasi "La Grande Scommessa" e "Vice: L'uomo nell'ombra"- con quest'ultima direzione sfiora davvero quelle "altezze" che tanta importanza rivestono all'interno del racconto, essendo la pellicola in questione un film che, almeno apparentemente, si concentra su questioni e pericoli astronomici e astrofisici. Il talento di Philadelphia, penna notevole - va detto -, dopo aver analizzato nel corso della sua carriera i meandri più oscuri dell'economia e della politica, si lancia, in questa sua ultima operazione: una crudissima e angosciante disamina dei meccanismi comunicativi che regolano la società attuale e dell'enorme potere a loro attribuibile di modificare le sorti di singoli individui, grandi gruppi e, addirittura, dell'intera umanità;

- McKay è sicuramente coadiuvato da un nutrito e stellare gruppo di attori che in barba ad ogni previsione riesce a tirare fuori il meglio non solo caso per caso ma anche come ensemble. Sarei stato pronto a scommettere che i tanti pezzi pregiati presenti nel cast non si sarebbero amalgamati come spesso accade in quell'ambito sportivo che rifiuta sistematicamente i super team e invece la smentita è arrivata secca, potente e puntuale. Il cast di "Don't look up" taglia il traguardo con le braccia alzate, dopo aver corso la più meravigliosa delle gare, avendo sfruttato appieno tutto quanto il proprio talento e le proprie capacità. Brevemente: Jennifer Lawrence è l'autentica musa del cinema d'oggi. Brava, bella ed eclettica, non c'è film importante di Hollywood che non passi da lei allo stato attuale. Vera padrona dello star system discute la sua tesi di laurea di fronte alla più grande attrice di tutti i tempi e viene promossa a pieni voti. Qualcuno sarà in grado di fermarla nel breve/medio periodo? Meryl Streep, vedasi g.o.a.t poc'anzi citata, calata nella versione femminile del lampadato Presidente Americano dell'amministrazione precedente (e aspetto smentite riguardo la mia considerazione), è, ancora una volta, MONUMENTALE. Relegata ad un ruolo quasi secondario, regala l'ennesimo pezzo di mostruosa bravura della sua inimitabile carriera. Che il dio dell'arte ti protegga sempre, nostra Nume. E poi Leonardo di Caprio, Jonah Hill e Cate Blanchett. Se mi date 40 minuti delle vostre vite possiamo provare a parlare pure di loro;

- La combo grande allenatore grande squadra in questo caso porta al più scontato dei gloriosi risultati. Il film, permeato da un'intelligentissima capacità di leggere gli umori delle masse al giorno d'oggi, preme l'acceleratore sul potere dei media e sui rischi ad esso collegato. Milioni e milioni di persone piegate e fatte piegare alla narrazione più conveniente per i pochi veri padroni del mondo che fanno e disfanno a loro piacimento, assecondando le loro convenienze personali. Esperti sacrificati nel nome dello show business e dell'apparenza del benessere che fa muovere l'economia e quindi il mondo stesso. Social network sempre più padroni delle nostre menti e dei nostri cuori. E argomenti di distrazione che diventano questioni vitali oltre ogni evidenza di pericolo;

- McKay, in parole povere, mette la firma in calce ad un film che è potenzialmente il "Quarto Potere" dei nostri giorni. Da non perdere per nessun motivo al mondo, ma attenzione a visionarlo con leggerezza o a cuor leggero: è un film che vi trasmetterà un'inquietudine che difficilmente vi scrollerete di dosso nel breve termine.

  • Mi diplomo al Centro Internazionale “La Cometa”, dopo un intenso triennio di studi, nell’ottobre del 2016, aggiudicandomi la patente dell’attore, del “ma che lavoro fai? “e di appartenente al gruppo “dei nostri amici artisti che ci fanno tanto ridere e divertire” (cit.). Appassionato di sport, ottimo tennista da divano, calciatore con discrete potenzialità in età pre puberale, se non addirittura adolescenziale, mi appassiono anche al basket Nba e alla Spurs Culture. Discepolo non riconosciuto di Federico Buffa, critico in erba, ingurgitatore di calorie senza paura, credo che il monologo di Freccia nel film di Ligabue sia bello, ma che Shakespeare ha scritto di meglio. Molto meglio. Mi propongo di unire i tanti puntini della mia vita sperando che alla fine ne esca fuori qualcosa di armonioso. Per me e gli altri.

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