Considerazioni sparse post Cagliari-Udinese (0-4)
L'Udinese passeggia distrattamente sui resti di un Cagliari malinconico.
- Se il clima rigido del sabato prima di Natale potrebbe comprensibilmente aver fatto desistere molti dal passare la serata fuori casa, anche dal caldo del proprio divano non è un esercizio complicato trovare qualcosa di meglio da guardare di un Cagliari-Udinese dal gusto davvero minimal. Il livello in campo è basso, i ritmi sono balneari e la qualità latita, in un match che regala veramente poche cose belle ai coraggiosi che hanno l'ardire di seguirlo per intero. La prima cosa che viene da chiedersi, forse prima ancora dell'inizio dell'incontro, è chi sia la mente brillante che ha pensato di piazzare questo imperdibile appuntamento come anticipo del sabato alle 20,45: se la Serie A già di suo non è più un prodotto particolarmente semplice da esportare, queste scelte di sicuro non agevolano il compito;
- Il Cagliari, che forse raggiunge stasera il picco della sua pochezza, riesce a realizzare quel piccolo capolavoro di inconsistenza di far sembrare l'Udinese un ostacolo insormontabile. Chiariamoci, la squadra di Cioffi fa la sua partita seria ed ordinata, ma la squadra di Mazzarri non produce letteralmente nulla che rasenti anche solo vagamente il concetto di pericolosità. Il Cagliari è una squadra triste, evanescente, quasi malinconica nella totale assenza di contenuti. L'allenatore toscano grida, sposta, cambia vorticosamente formazione, ma i suoi non hanno nemmeno l'accenno di una reazione, ineffabili di fronte all'organizzazione di un'Udinese che non deve far altro che il compitino. La stagione è lunga ma in queste condizioni la salvezza sembra un Everest;
- Il signor Cioffi ha ritrovato l'Udinese. Non l'ha plasmata, non l'ha inventata, non l'ha cambiata. Non ha fatto nulla che che non si possa fare nelle due settimane di lavoro che in effetti ha avuto. Lo scudiero di Gotti, il vice del vice, ha semplicemente ritrovato la stessa Udinese solida ed efficace della stagione scorsa, proprio attraverso quel pragmatismo e quel senso di asciutta praticità che aveva permesso di ottimizzare l'efficacia di una squadra dal tasso tecnico non esattamente invidiabile. Il risultato potrebbe far pensare ad una prestazione arrembante ma la verità è che all'Udinese basta seguire pedestremente il suo tema tattico per mettere in grave imbarazzo un Cagliari impresentabile. I gol sono belli, molto belli, il resto è il solito copione seguito con clinica precisione;
- A salire in cattedra, almeno finché la disputa ha un senso, è Jean-Victor Makengo e già questo, a dirla tutta, dovrebbe darci un indizio sul livello dell'incontro (con tutto il dovuto rispetto). Il mediano francese sblocca la gara sul nascere sfruttando un obbrobrio in palleggio della difesa rossoblu e poi, probabilmente galvanizzato dal suo primo gol in serie A, domina in lungo e in largo la mediana con dinamismo e anche con qualche sprazzo di qualità. La cessione di De Paul e l'infortunio di Pereyra hanno decisamente impoverito il centrocampo bianconero ma, con la consueta capacità di arrangiarsi, la squadra di Cioffi riesce a valorizzare al massimo il trio Makengo-Walace-Arslan. Il fatto che un trio simile riesca a spadroneggiare in mediana è però anche un grave segnale per gli omologhi avversari;
- Menzione importante anche per Gerard Deulofeu che si prende la copertina mettendo a segno due gol splendidi e sembra finalmente essere diventato un giocatore cardine per questa squadra, dopo una prima stagione non proprio travolgente. Nei sardi, invece, a salvarsi sono onestamente in pochi: spicca la voglia di fare di Grassi, almeno nel primo tempo, e la commovente spinta di un Joao Pedro che fa quasi tenerezza per la solitudine con cui affronta la tempesta. Il resto è praticamente il vuoto, un vuoto desolante, quasi come il silenzio che avvolge la squadra di casa nelle battute finali del match. Gli ultimi dieci minuti sono uno stillicidio, una imbarazzante formalità in attesa di un fischio finale che è decisamente la miglior notizia della serata cagliaritana.
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