Considerazioni sparse post "Disumano" di Fedez
Il nuovo CD di Fedez, “Disumano” ci ha consegnato il rapper sotto una luce differente, visibilmente segnato da un processo creativo ed emotivo molto importante.
- Prima di parlare di “Disumano”, è bene incorniciare quello che, globalmente, possiamo descrivere come il “fenomeno Fedez”. Un’artista che, sin dai suoi esordi, piomba sulla scena musicale con una forza disarmante, in grado di scardinare con i suoi giochi di parole gran parte del sistema di valori tradizionale. La forza del rapper è cresciuta col tempo, fino ad implodere sul tanto discusso progetto in coppia con J-Ax, apertamente rinnegato proprio in apertura di “Disumano”, e soprattutto con la sua parziale uscita di scena dopo il matrimonio con Chiara Ferragni e tutte le implicazioni, a livello ideologico, che ciò ha comportato. Perché, nel linguaggio del rap, Fedez non poteva più indignarsi e ironizzare contro un mondo di cui, di fatto, ormai faceva parte. E allora la scissione artistica, la grande crisi. La polarizzazione tra il cantante e il personaggio, tra il Fedez de “Il mio primo disco da venduto” e quello che dedica smielate note d’amore alla sua dolce metà. Come coniugare queste due anime apparentemente in antitesi? Fedez ci ha provato con “Disumano” e il risultato pare, nel suo complesso, abbastanza convincente;
- Il disco racchiude bene le due anime di Fedez, che vengono comunque stiepidite per cercare di armonizzarle. Non c’è la rabbia di “Sig. Brainwash” o di “Pop-hoolista”, ma nemmeno le note melense di “Paranoia Airlines”. C’è una sorta di sintesi, che porta alla conciliazione tra i due “io” dell’artista, ma che come ogni compromesso nasconde le sue fragilità. Il problema di “Disumano” è che non prende una posizione, non si schiera. Cerca di accontentare tutti: chi compiange il vecchio Fedez e può rincuorarsi con “Un giorno in pretura”, chi segue compulsivamente tutte le storie dei Ferragnez e si gode le dediche a Chiara e alla figlia Vittoria, e chi cerca la hit globale a cui l’artista ci aveva abituato ai tempi di J-Ax e ascolta in loop “Fuori da guai”. Insomma, ce n’è per tutti: ma qualcuno riesce ad accontentarsi totalmente?;
- Se “Disumano” non ha un’anima ben definita, è perché è probabilmente lo specchio del Fedez artista, dilaniato da tutte le fasi e le esperienze che ha vissuto. E paradossalmente è proprio questo il lato più apprezzabile del disco: è terribilmente vero. In “Disumano” c’è Fedez in tutta la sua fragilità umana, Fedez che si sta sul cazzo e che è stato sul cazzo a tanti che lo hanno amato in passato e che non lo hanno più ritrovato. Quando un’artista riesce a mettere tutto sé stesso in un lavoro, il risultato è sempre da onorare e valorizzare e “Disumano” evidenzia bene lo sforzo prima emotivo che artistico che ha compiuto l’artista. Il lavoro dietro al disco poi è di primissimo livello, con un team di rilievo che conta anche la presenza di uno come Dargen D’Amico che rimarrà uno dei più grandi volti oscuri della musica italiana. “Disumano” è un CD vero e in questo senso è un bel ritorno al passato per Fedez, anche se qui si apre una nuova controversia importante;
- Quando parliamo di Fedez, dobbiamo sempre individuare due fasi: quella che precede la collaborazione con J-Ax e la nascita dei Ferragnez, e quella che segue. A livello meramente artistico, tra le due fasi non c’è storia. I primi dischi di Fedez hanno una forza incredibile, ci mostrano un’artista di primissimo livello, in grado di dominare senza troppa fatica la scena musicale. Chiaro che quindi dall’artista ci si aspetti continuamente un ritorno a quell’età d’oro e ogni volta è impossibile non fare paragoni e chiedersi “tornerà il Fedez di un tempo?”. Ormai, a distanza di sette anni da “Pop-hoolista”, possiamo affermare con fiduciosa certezza che quel Fedez non tornerà, perché ormai quella fase è passata, perché quel ragazzo è cresciuto, è cambiato e così via. Per spiegare l’evoluzione del Fedez personaggio servirebbe uno spazio ben più ampio, ma in sostanza la realtà è che Federico non combatte più le battaglie che combatteva a 20 anni, com’è giusto che sia, e non ha più quella fame che serve per fare un rap aggressivo e potente. Quindi, in “Disumano” non c’è il vecchio Fedez, c’è un’aspirazione a voler recuperare, parzialmente, quei tempi. Forse un semplice omaggio, ma non c’è un ritorno al passato. E forse, questo disco è l’ulteriore testimonianza che non ci sarà mai;
- La chiusura va sulla geniale campagna promozionale che Fedez ha portato avanti per il CD: un capolavoro di comunicazione, probabilmente l’unico modo per riportare hype intorno a un prodotto da cui oggettivamente in tanti non si aspettavano niente. Dopo l’anonimo “Paranoia Airlines”, Fedez ha saputo rilanciare quella che poi, in teoria, dovrebbe essere la sua attività principale, e che sembrava essere diventata un elemento collaterale tra i suoi infiniti progetti. Ma, a proposito di progetti, questa campagna pubblicitaria apre a una nuova riflessione: con la sua finta discesa in politica (che si capiva da lontano un miglio che fosse solo un pretesto per sponsorizzare il disco) ha creato un putiferio, spaventando e attraendo al contempo. E se tutto ciò fosse una prova generale? Se, oltre a spingere il disco, quest’attività fosse servita a testare una reazione a una sua reale discesa in politica in futuro? Sarebbe l’ennesimo capolavoro, perché magari la prossima volta tutti si aspetteranno un disco e invece si troveranno un candidato abbastanza inusuale. Un elemento “disumano”, pronto a scardinare il sistema di valori tradizionali in un modo più istituzionale. Sarebbe il punto di arrivo perfetto, il compimento della sua metamorfosi.
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