Logo sportellate
, 14 Dicembre 2021

Gli USA boicotteranno le olimpiadi?


Una FAQ non richiesta sulla decisione presa pochi giorni fa dai governi di Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada e Nuova Zelanda.


Pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno annunciato un boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi invernali che si svolgeranno a Pechino a febbraio 2022 e sono stati rapidamente seguiti in questa decisione da Australia, Nuova Zelanda (anche se ufficialmente causa pandemia), Gran Bretagna e Canada. Macron ha dichiarato che cercherà di concertare una posizione a livello europeo mentre in Italia è intervenuto Malagò dicendo che il CONI è per la separazione tra sport e politica e che non ci sono dubbi sulla partecipazione dei nostri atleti. Tuttavia il governo non si è ancora espresso in merito. Dal momento che il “boicotaggio diplomatico” è un’assoluta novità e in più la diplomazia è per sua natura bizantina e a volte oscura, cercheremo di schiarirci le idee su cosa potrebbe significare.

Cos'è un boicottaggio diplomatico?

In molti si ricorderanno del 1980, quando gli Stati Uniti e altri sessanta paesi si rifiutarono di partecipare ai Giochi olimpici di Mosca in reazione all’invasione sovietica dell’Afghanistan e la risposta (anche se ufficialmente fosse per motivi di sicurezza) degli stati legati al blocco sovietico, che non furono presenti a Los Angeles 1984. I più attenti potrebbero anche ricordare il caso di Montreal 1976, edizione boicottata da ventisette paesi africani Iraq e Guyana per protestare contro la mancata esclusione della Nuova Zelanda, colpevole di aver giocato una partita di rugby nel Sudafrica dell’apartheid. Ma in questo caso stiamo parlando di una faccenda profondamente diversa: il boicottaggio diplomatico, com’è ovvio dal nome, precluderà la partecipazione solo e soltanto ai funzionari governativi e ai rappresentanti delle istituzioni.

In genere, funzionari di alto rango, capi del governo e capi di stato di quasi tutti i paesi del mondo presenziano ai Giochi, uno dei più grandi raduni di rappresentanze internazionali al di fuori delle Nazioni Unite e dei principali vertici politici à la G20. L’unico esempio simile è quello delle Olimpiadi di Sochi, a cui mancarono alcuni capi di stato – in primis la famiglia Obama – e alti funzionari ma senza mai comunicare ufficialmente le ragioni della loro assenza.

Quali sono le ragioni del boicottaggio?

Nell'annunciare la decisione, Jen Psaki, l'addetto stampa della Casa Bianca, ha citato "genocidio e crimini contro l'umanità" nello Xinjiang, la provincia del nord ovest della Cina in cui è ampiamente provato che il governo cinese stia  reprimendo duramente la popolazione uigura e altre minoranze etniche prevalentemente musulmane, utilizzando metodi come detenzioni di massa, lavoro forzato, e obbligo di contraccezione e sterilizzazioni: un insieme di cose che rientra nella definizione data dall’ONU di genocidio.

Anche se non sono stati citati esplicitamente, situazioni di violazioni dei diritti umani avvengono sistematicamente anche in Tibet, Mongolia Interna e Hong Kong. Tuttavia, è importante sottolineare come, sebbene si discutesse già da diverso tempo di un boicottaggio, la decisione sembra avere preso una brusca accelerazione in seguito al caso di Peng Shuai, la stella del tennis praticamente scomparsa dopo aver accusato un alto funzionario del governo di averla violentata. Come sapete, moltissimi tennisti e altri atleti di spicco hanno preso posizione rilasciando interviste, spingendo l’hashtag #whereispengshuai e soprattutto sostenendo la WTA nella scelta di interrompere ogni collaborazione con la Cina.

Il boicottaggio diplomatico cambia qualcosa per gli atleti alle Olimpiadi?

Sebbene l'ostilità tra le nazioni possa forse creare alcuni momenti scomodi per le delegazioni dei paesi aderenti al boicottaggio durante il loro periodo a Pechino, non ci si aspetta che ci possano essere effetti significativi sulle competizioni o sulle premiazioni. Gli atleti andranno in Cina e gareggeranno come in qualsiasi altra edizione.

Ci sono atleti di spicco che non partecipano ai Giochi in segno di protesta?

Per ora, nessuno. Anche gli atleti che hanno apertamente condannato le violazioni dei diritti umani dichiarano che hanno intenzione di competere ai Giochi. Comunque non è detto che, in qualche caso isolato, la situazione non cambi o che comunque non possano esserci gesti o manifestazioni di qualche tipo a favore dei diritti umani da parte degli atleti.

Come ha reagito Pechino alla notizia?

Ha sminuito (in realtà deriso) l’iniziativa di Washington. Per alcuni giorni si è fatto passare il messaggio che la Cina non si arrogava il diritto di invitare rappresentanti politici stranieri poiché era una competenza del CIO, ma che fosse stato per lei non li avrebbe invitati a prescindere dal boicottaggio oppure che questo fosse totalmente irrilevante, perché nessuno si sarebbe accorto dell’assenza dei funzionari durante un evento sportivo. 

A questo però si è aggiunto il classico layer vagamente tra il minaccioso e il passivo aggressivo: «Gli Stati Uniti dovrebbero smettere di politicizzare lo sport e smettere di interrompere e minare le Olimpiadi invernali di Pechino, per timore che ciò influenzi il dialogo bilaterale e la cooperazione in aree importanti e questioni internazionali e regionali», ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, mentre Liu Xiaoming, ex ambasciatore nel Regno Unito, ha twittato «È una grave parodia dello spirito della Carta Olimpica, una palese provocazione politica e un grave affronto agli 1,4 miliardi di cinesi. Farà solo vedere chiaramente al popolo cinese e al mondo la natura e l'ipocrisia anti-cinese dei politici statunitensi».

Il boicottaggio diplomatico potrebbe servire a qualcosa? Qual è il senso di questa decisione?

I boicottaggi diplomatici delle Olimpiadi hanno la funzione, o meglio l’intenzione, di delegittimare le nazioni ospitanti mantenendo gli atleti liberi di competere. L’esperienza di Mosca 1980 e più limitatamente quella di Los Angeles hanno mostrato come il boicottaggio totale sia più dannoso che altro. L’assenza di oltre sessanta paesi aveva creato grossi disagi all’organizzazione delle gare in diverse discipline, sottratto grandi stelle e quindi grande audience ai Giochi e persino causato grandi proteste tra gli atleti delle nazioni in boicottaggio, molti dei quali stavano perdendo l’occasione più straordinaria della loro vita. Ciononostante, la politica estera sovietica non cambiò di una virgola e l’occupazione dell’Afghanistan durò fino al 1989. 

Però, converrete, tra il boicottaggio totale e il fare finta di niente esistono diversi gradi di sfumature e il boicottaggio diplomatico è ovviamente un compromesso. Non inviare rappresentanze politiche e istituzionali, si sta dicendo che seppure gli atleti siano liberi di gareggiare ovunque, quantomeno i governi hanno il dovere di non dare un assenso passivo a quella che sarà un mastodontico evento di auto-celebrazione e una gargantuesca operazione di pubbliche relazioni da parte di uno stato dittatoriale, repressivo, censorio, accusato di genocidio e militarmente aggressivo verso i suoi vicini.

In che modo il boicottaggio potrebbe essere più efficace?

Una risposta semplice potrebbe essere: se fosse sostenuto attivamente dai maggiori sponsor, ad esempio Coca-Cola, Airbnb, Procter&Gamble o VISA. Pochi mesi fa, queste aziende multinazionali statunitensi si sono (giustamente!) schierate pubblicamente chiedendo giustizia e una riflessione sulla questione razziale negli USA dopo l'omicidio di George Floyd. Purtroppo, anche se pressati dai legislatori ma questa volta in merito a questioni troppo lontane dalle coste Americane e soprattutto in un paese che offre una allettante e più che abbondante parco di potenziali nuovi clienti, le loro audaci posizioni per la giustizia si sono rapidamente raffreddate al motto di «noi sosteniamo gli atleti ovunque si tengano i Giochi» come ha dichiarato Coca-Cola.

In ogni caso non sarebbe una soluzione così ovvia per fare pressione sulla Cina: non è detto che queste sponsorizzazioni non potrebbero venire immediatamente sostituite con analoghe di aziende cinesi (Alibaba è già un Olympic Partner), rendendo il controllo di Pechino sul CIO ancora più saldo di quello che già è. Ciò che potrebbe avere davvero effetto sarebbero gesti e dichiarazioni degli atleti, magari di atleti di grandissimo livello, che avessero il coraggio di esporsi alle sanzioni del Comitato Olimpico pur di fare sentire la propria voce riuscendo probabilmente a raggiungere direttamente anche un vasto pubblico cinese.


Questo articolo è uscito in anteprima su Catenaccio, la newsletter di Sportellate.it.

Per ricevere Catenaccio gratuitamente, ci si iscrive qua. Se invece vuoi leggere i numeri arretrati di Catenaccio, visita il nostro archivio.


  • Genovese e sampdoriano dal 1992, nasce in ritardo per lo scudetto ma in tempo per la sconfitta in finale di Coppa dei Campioni. Comincia a seguire il calcio nel 1998, puntuale per la retrocessione della propria squadra del cuore. Testardo, continua imperterrito a seguire il calcio e a frequentare Marassi su base settimanale. Oggi è interessato agli intrecci tra sport, cultura e società.

Ti potrebbe interessare

Campioni si nasce o si diventa?

Il flag football ai Giochi Olimpici

Parigi 2024 low cost

I 3 secondi della discordia

Dallo stesso autore

Calcio, "rainbow washing" e libertà di pensiero

L'importanza degli oriundi nel calcio del 2024

Paolo Mantovani, il più grande presidente del mondo

La "sentenza Diarra" cambierà il calciomercato?

Qarabağ, una squadra senza città

Campioni si nasce o si diventa?

Graziela Santos, dall'Amazzonia alle Olimpiadi

Euro 2024 cambierà la società tedesca?

La squadra peggiore d'Europa?

I combattimenti tra vacche sono una cosa seria

Newsletter

pencilcrossmenu