Considerazioni sparse 7a puntata seconda stagione "Cachemire Podcast"
Se siete stanchi delle serie tv di "periferia", amerete allora i protagonisti di SKAM 60enni farsi le canne con Calenda.
- Ultima puntata di Cachemire Podcast che si apre subito commentando l'assolutamente sterile polemica di questi giorni sull'intenso uso del romanesco nella nuova serie tv Netflix "Strappare lungo i bordi" di ZeroCalcare. Vista l'assurdità dell'oggetto della discussione, - vedi Gomorra in cui si parla per 5 stagioni in napoletano con i sottotitoli o, banalmente, il fenomeno Squid Game da doversi sciroppare necessariamente in coreano - Ferrario e Ravenna immaginano come dovrebbero essere recitate le serie tv in perfetta dizione o un Podcast dell'Accademia della Crusca con Damiano "Er Faina". L'argomento del settimo episodio di Cachemire è quindi incentrato sulle serie tv e, chiaramente, il duo comico non ha nessuna velleità antologica e non vuole certo menzionare o recensire tutti i prodotti più conosciuti o acclamati: come sempre, l'obiettivo è l'ironia, far ridere e parlare di sé. Non nascondo, però, che la puntata non si riesca a fruire sempre molto facilmente, nel senso che, a tratti, risulta un po' schizofrenica, investendo lo spettatore di titoli, approfondimenti iniziati e non conclusi, digressioni e diversi tagli al video;
- L'analisi della tematica segue fondamentalmente due criteri: un flusso descrittivo a livello cronologico, quindi iniziando il racconto dalle serie dell'infanzia fino a quelle più contemporanee, e i pareri e gusti totalmente personali. Si parte forte con alcuni titoli iconici, come MacGyver o Lassie, ma anche altri programmi che, per motivi di età e genere, risultano assolutamente sconosciuti: "Super Vicki", chi sei? Continuando con le serie tv di "nicchia", Ravenna crea le basi per uno sketch notevole - partendo dalla serie "Papà prende moglie" con Marco Columbro del 1993 (!) - su una coppia di attori che interpretano due spacciatori di Rebibbia in Alto Adige. Trattando poi alcuni sceneggiati di successo, come Xena e Hercules, c'è spazio per un'altra valida gag di totale improvvisazione - in realtà in questa puntata ce ne saranno tante - che si basa sulle scelte berlusconiane del cast di "Carabinieri" e la relativa quantità di topa non adatta alla recitazione: molto molto bene la solita imitazione del dialetto calabrese e, soprattutto, delle pregevoli doti attoriali di Manuela Arcuri;
- Inevitabilmente arriva il momento di commentare il tridente di sfondamento delle sitcom nostrane: Un medico in famiglia, Don Matteo e Un posto al sole. Curioso l’approfondimento dedicato a quest’ultimo vanto italiano, perché si scopre che, innanzitutto, il prodotto è un remake di una versione australiana, e si scelse Napoli come location per investire sull’allora nuovo centro di produzione partenopeo della RAI. Tuttavia, la cosa sconvolgente è che quel set è stato solcato da registi e interpreti come Muccino – raccontato da lui stesso nella puntata di Cachemire Podcast dove è stato ospite – Sollima e Luca Ward. Grande trovata - grazie anche alle indiscutibili doti creative di Carmelo - è la versione distopica, o meglio, l’esempio di ucronia di Un medico in famiglia ai tempi del Covid con nonno Libero no-vax, dal geniale titolo, appunto, “Nonno Vax”. Infine, doverose sono le menzioni sia delle battaglie all’insegna della qualità tra le produzioni Rai e Mediaset – vedi la magnifica sintesi di Ferrario “Onore e rispetto vs Il sangue e la merda” – e la carrellata di “americanate” che riempiva i pomeriggi, come Walker Texas Ranger, Super Car o Dawson’s Creek;
- Passando poi alle serie tv più contemporanee e di maggior spessore, sia a livello di qualità più o meno percepita sia livello di seguito nel pubblico, Ferrario e Ravenna hanno l’occasione di fare riflessioni molto condivisibili su alcune serie comedy e qualche titolo iconico, scatenando l’ira del buon Tahir. Prima però c’è spazio per un ottimo siparietto sulla serie Sex and the City che, vedendola con gli occhi degli 20 del 2000, risulta essere la quintessenza del patriarcato: infatti, nello sketch i due comici ipotizzano un Podcast di femministe stile Freeda dal nome “Revisioniste”. Tralasciando l’inspiegabile passione di Tahir per Gossip Girl, il duo comico ha modo di esporre alcune considerazioni sul loro campo. Oltre alla (superflua) conferma di quanto Boris abbia cambiato il linguaggio di noi italiani e di quanto riesca ad essere attuale a distanza di quasi 15 anni, finalmente dicono anche loro quella verità fantozziana che tutti pensano e nessuno dice: “Big Bang Theory è una cagata pazzesca” e, francamente, una gran rottura di coglioni. Menzione d’onore per The Office e Parks & Recreation – probabilmente due delle migliori serie tv comedy mai concepite – e la giusta celebrazionie di Scrubs;
- La parte più memorabile e divertente della puntata si trova però proprio nell’ultima mezz’ora. Infatti, dopo un inaspettato Ferrario che non dà la sua totale benedizione a Breaking Bad – a mani basse la miglior serie mai prodotta – e un doveroso omaggio a Mad Men e alla prima stagione di True Detective, il duo comico inizia con il circo che ci piace tanto. Vede la luce quindi lo sketch più riuscito dell’episodio – e forse di questa seconda stagione finora -, cioè la versione distopica e surreale delle serie teen più apprezzate del momento. Devastante – come si dice in questa redazione – l’alternativa di SKAM Italia con i protagonisti 60enni, quella di Stranger Things con la “big dick” di La7 e Black Mirror, ma nell’ufficio della Motorizzazione di Roma Sud. Sempre in chiusura, c’è spazio anche per potersi immaginare una serie Netflix in cui l’idea del patriarcato è impersonificata da Enrico Brignano. Chapeau.
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