Vanessa Ferrari, la Farfalla che decise il proprio destino
Vanessa Ferrari, da campionessa del mondo nel 2006, fino all'argento olimpico a Tokyo.
Diventare campionessa del mondo ad un tiro di schioppo dai sedici anni, quando, da ragazzina dalla tempra d'acciaio, fece vedere ad Aahrus, Danimarca, una prova magistrale nel corpo libero. Vanessa Ferrari, con la canotta dell'Italia, di colore bianco, con ghirigori rossi, farfalla splendente capace di piegare al suo batter d'ali il destino. Nonostante qualche sbavatura che le sarebbe potuta costare caro, la ragazza di Orzinuovi, in provincia di Brescia, è riuscita a sventolare il tricolore italiano, issandolo sul tetto più alto.
Quella bambina chiusa, timida, che si infatuò della ginnastica quando aveva appena sette anni, quando chiese alla madre di portarla in palestra, dopo aver visto un'atleta esibirsi alla sbarra, avrebbe cambiato per sempre le carte in tavola del corpo libero azzurro.
Una farfalla corazzata
Il 2006 va gradualmente ad aggiungersi nel calendario dei ricordi di Vanessa Ferrari. Occorre archiviare, ma non dimenticare. Ferrari, due anni dopo, diventa l'unica atleta minorenne nella spedizione olimpica azzurra. Si posiziona lontana dalla zona medaglie, ma in fondo è normale, anche perché in condizioni fisiche non ottimali, a causa di una forma acuta di tendinite. Vanessa conserva un ricordo dolceamaro della manifestazione: "Facevo fatica, non ero in condizioni ottimali. Sono felice di aver partecipato, ho anche tatuato la scritta "Beijing" con i cerchi olimpici, ma rimane un brutto ricordo. Tutti si aspettavano tanto da me, ma nessuno poteva immaginare quanto stesse male il mio tendine."
"Ricordo gli occhi di Vanessa. Non erano pronti."
Parole e musica di Jury Chechi.
La vita va avanti. Quattro anni sono tanti, Londra 2012 arriva. Lei bussa, ma il destino le chiuda bruscamente le porte del podio: Vanessa e Alija Mustafina, atleta russa, arrivano entrambe a toccare il punteggio di 14.900, ma le regole del corpo libero dicono che, in caso di parità, si andrebbe a premiare la ginnasta con il punteggio più alto nell'esecuzione. Mustafina, tra l'altro, era partita con tre decimi in meno della Ferrari. Entrambe terze, ma il posto per la medaglia è uno solo. Vanessa fuori dal podio.
Vanessa non ne può più, aveva lottato tanto per entrare nella leggenda del suo sport, le lacrime sgorgano sulle sue gote, rosse di rabbia. Oltre al rimpianto, si aggiunge la frustrazione.
Una regola non toglie nulla al valore della prestazione di un'atleta. Gocce d'anima si perdono in quel pomeriggio, ormai perso nel calore di un'estate di quasi dieci anni fa.
Rio, altri quattro anni sono trascorsi, nel mezzo l'ossessione della medaglia tanto sognata. Vanessa concede uno spettacolo sicuramente valevole di medaglia, sembra andare tutto per il verso giusto, l'esibizione è praticamente terminata, quando, nel concludere, esegue un passo all'indietro di troppo. L'ultima diagonale le è fatale. Ancora una volta quarta. Nessuno crede a quanto appena visto. Una farfalla splendente, alla quale sfugge quel guizzo decisivo, tale da porre un alone di ulteriore grandezza alla sua carriera.
Il tempo scorre inesorabile, le grane aumentano, tra guai fisici, con tanto di rottura del tendine, interventi chirurgici per risolvere la situazione e il problema autoimmune alla tiroide. Nonostante tutto, il sogno targato "Tokyo 2020" rimane sul tavolo delle priorità.
Estate 2021, Vanessa sbarca in Giappone per la sua quarta olimpiade. Ebbene, sarà argento. Vanessa può finalmente distendersi in un sorriso largo quanto tutto il continente asiatico e abbracciare avversari e staff azzurro. Il passaporto dice trenta alla voce "età". Non è più la ragazza indispettita per il mancato bronzo londinese, adesso, in questo indimenticabile anno sportivo, è un'atleta, soprattutto, una donna nel pieno della propria maturità. Via le delusioni del passato, c'è spazio solo per la gioia di una medaglia da stringere, baciare, tenere stretta. Vanessa Ferrari simbolo sportivo perché, nonostante i cedimenti, gli errori, le cadute, è riuscita ad ottenere ciò che desiderava e per il quale lottava da quando ha raggiunto la consapevolezza di poter riscrivere la Storia.
Volevi ritirarti, nel 2012, ma non lo hai fatto, perché sapevi che, se solo avessi provato a dire basta, davanti al primo grande ostacolo della tua carriera, avresti avuto rimpianti insormontabili per tutta il resto della tua esistenza.
Il presente è l'unica conoscenza che ci spinge incontro al futuro. La Farfalla di Orzinuovi lo sa bene, dopo aver assaggiato i molteplici significati dell'esistenza.
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