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, 26 Novembre 2021

Iago Aspas, Blu Celeste


Faro di una piccola realtà del calcio spagnolo e con un mancino tagliente come le scogliere della Galizia, ma soprattutto con una storia segnata dall’attaccamento alla camiseta celeste del Celta Vigo. Iago Aspas, una delle ultime bandiere del calcio moderno.


In ogni club di paese c’è sempre un beniamino, quello che emerge su tutti per classe e giocate; che magari ha anche assaggiato le categorie superiori senza riuscire ad affermarsi. Il talento, si sa, è un’arma a doppio taglio: può essere la marcia in più ma è una risorsa non semplice da coltivare.

Così quando questo genere di atleta non riesce a fare il ‘’salto’’ fa un passo indietro fino alle proprie origini. E che questo ritorno sia permanente o temporaneo poco importa se riuscirà a preservare la caratteristica che contraddistingue gli eletti degli dei del calcio: la capacità di stupire il pubblico a prescindere dalla grandezza del palcoscenico.

Carriera in breve

Questo è Iago Aspas, un fuoriclasse che non si è riuscito ad affermare fuori dalla sua Vigo, la città che lo ha cresciuto nelle giovanili del Celta e che gli ha permesso di farsi notare dal Liverpool di Brendan Rogers.

Questa parentesi oltremanica nella Premier League durerà solo una stagione, tra l’altro priva di gol. Il calcio inglese è decisamente troppo coriaceo per un’attaccante che non arriva ai 70 kilogrammi di peso. Lo stesso Steven Gerrard, suo ex-compagno e capitano, lo identificherà con ''little boy'' nella sua biografia. Il biglietto di ritorno nella penisola iberica ha come destinazione il Siviglia di Unai Emery.

Le cose migliorano di poco, va a segno appena due volte in sedici presenze. Sembra essersi persa quella capacità di stupire che gli aveva permesso di trascinare il Celta Vigo alla salvezza solo due anni prima con 12 reti. 12 giugno 2015, la parabola del ‘’figliol prodigo’’ si compie con la chiamata per il ritorno a casa nel giorno del 50° compleanno di (I Can’t Get No) Satisfaction dei Rolling Stones.

La ricerca di qualcosa che ci dia soddisfazione e non riuscire a trovarla. Ecco cosa ha spinto Iago Aspas a tornare in Galizia.

Iago e il suo scomodissimo compagno di reparto Luìs Suarez (Vincitore della Scarpa d'Oro quell'anno)

Non è MAI solo un gioco

“Voglio giocare con il Celta e segnare bei gol"

Iago Aspas a 8 anni

Quando si decide di scrivere una storia, o una canzone, è un po’ come togliersi un peso da dentro. Come dice Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco, il momento giusto per raccontare una storia va aspettato. Più aspetti e più la storia ti resta dentro, maggiore sarà il valore che assumerà una volta raccontata.

Arriva poi IL momento in cui questo peso va tolto, il momento in cui una storia deve essere racconta. Il momento per questa storia è arrivato lo scorso sei novembre, più precisamente al minuto 96 di Celta Vigo-Barcellona.

Iago Aspas mette a segno il suo secondo gol di giornata completando la rimonta del 3-3 finale dallo 0-3 del primo tempo tra lo sconcerto dei giocatori blaugrana. Di solito Aspas è solito baciare la croce di Santiago rappresentata sullo stemma del club per celebrare una rete ma questa volta si toglie la maglia, ma se avesse potuto si sarebbe certamente tolto anche la pelle.

Un’esultanza non di gioia ma di rabbia come quando ci si toglie un peso dal cuore. Un momento di una carica emotiva che trascende la normale cronaca di una partita trascinando anche il commentatore - Stefano Borghi di DAZN nella fattispecie - a definire quella di Aspas non una semplice storia ma una vicenda epica.

Questo è solo l’ultimo dei tanti episodi che hanno reso Iago Aspas il simbolo della propria afición, ma l'elenco di momenti epici vissuti con la maglia del Celta è infinito. La punizione contro il Deportivo La Coruña che chiude uno dei derby più rappresentativi di Spagna, il pallonetto a Ter Stegen nel 4-1 della stagione 2015-2016 che permetterà al Celta di accedere all’Europa League o per i più sentimentali il rigore del 3-2 contro il Villareal e le lacrime a fine partita per celebrare la difficilissima salvezza. Iago Aspas è uno di quei giocatori che rendono la Liga un campionato da seguire.

L’unico pre-requisito per godere degli episodi elencati qui sopra è semplicemente avere un cuore che batte. Il resto viene di conseguenza.

Riflessione estemporanea

Il calcio è pieno di storie ancora troppo poco conosciute come questa. Storie in cui il cuore, volenti o nolenti, viene messo davanti a tutto.

Storie che hanno tutto il potenziale per farci innamorare del calcio, di riconoscere noi stessi nei suoi protagonisti. Esattamente come nei libri e nei film che vengono considerati delle gemme nascoste a discapito della poca notorietà.

Quella di Iago Aspas, il ‘’Principe de las bateas’’, il ‘’Mago de Moaña è una delle tante ma ce ne sono altre: vedi quelle di Matt Le Tisser, Juninho Pernambucano, Alvaro Negredo, Philipp Lahm solo per citarne alcune.

Il mio invito è solo uno: veramente dobbiamo aspettare che venga Federico Buffa a raccontarcele o vogliamo cercarci da soli, per una volta, qualcosa che ci emozioni?

Andate alla ricerca ragazzi: la curiosità ci salverà.

  • Rimini, 5/8/1996. Ama il calcio romanzato e gli sport del circo bianco. Pare abbia imparato prima a sciare che a camminare e nel tempo libero è un professore di Educazione Fisica. Il suo sogno? Esordire con la nazionale di San Marino per dichiarare il suo amore al 'Loco' Bielsa nella futura amichevole con l'Argentina.

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