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, 20 Novembre 2021

Considerazioni sparse post Fiorentina-Milan (4-3)


Al cospetto di Re Zlatan, brilla Dusan Vlahovic che condanna i rossoneri alla prima sconfitta in Serie A.


- La nebbia avvolge Firenze fino a pochi minuti dal fischio d'inizio, quasi come una fumosa quinta, che cela gli attori sul palcoscenico fino al momento in cui inizia uno spettacolo, e poi si apre, tra gli applausi, per far divertire gli spettatori. E di spettacolo si tratta, ed il palcoscenico è proprio il Franchi che ospita, almeno per coinvolgimento emotivo, una delle più belle partite di questo campionato di Serie A. C'è tutto, anche se non è tutto perfetto, e va bene così: ci sono belle giocate, ma anche grossi errori, c'è la sfida tattica e l'episodio che spariglia, c'è l'artiglio della stella e il ruggito del campione. C'è quello che serve per divertirsi di fronte a una partita di calcio. Vince la Fiorentina, di misura, perché fa meglio le cose più importanti;

- Il match è schizofrenico, una bandierina in preda a venti forti e disparati, che prende istericamente direzioni diverse, senza dar mai modo di capire quali e non ha un padrone definito nemmeno quando il punteggio dice 3-0. Il Milan parte forte e verticale e infila la Viola tra le maglie di una difesa improvvisata, ma non graffia e si blocca quando Tatarusanu (uomo della Provvidenza nel derby) regala il vantaggio a Duncan e i padroni di casa ruggiscono così forte da sembrare in controllo. Vero? Giammai. Il Milan reagisce, di forza e d'orgoglio, si prende il campo, crea, spreca, spreca troppo, Saponara lo castiga e Vlahovic lo spegne. Chiusa? Giammai, perché Ibra si sveglia, segna, segna ancora, la Viola trema, regge, fa gol, fa autogol, manca il fiato. Ma poi finisce. Ed è un po' un peccato;

- Nelle prove forti si vedono i giocatori e questa sera Dusan Vlahovic supera con classe il livello Simon Kjaer, uno dei più tosti del nostro campionato. La sfida è da sportellate vere, ma il serbo non ha problemi a farsi su le maniche e a mettere le mani nel fango per darle e prenderle al cospetto di uno dei centrali più forti della Serie A (stasera affiancato da un tentennante Gabbia, con un metro di ruggine sulla testa). Già solo per le due reti (non banali, tra l'altro) si potrebbe dire che il centravanti del 2000 abbia portato a casa la prestazione, ma limitarsi al tabellino sarebbe riduttivo in una tale prova a tutto tondo di un giocatore che, volenti o nolenti, presto cambierà aria. E forse anche campionato. Se lo merita;

- Che dire di Zlatan Ibrahimovic? Per un'ora è statico, quasi irritante, pare un limite nella formazione di Pioli, che non trova il centravanti per costruire le sue azioni. Lo svedese, sbaglia, sbuffa, sbraita e si mangia anche un gol grosso. Poi, dal nulla, una doppietta che in 5 minuti riporta il Milan in partita e che ricorda a tutti che cosa ci sta a fare in campo a 40 anni. Quelli come lui sono di un'altra pasta. E di un'altra pasta, a tratti, sembrerebbe Leao che, dal canto suo, prima munge la mucca e poi dà un calcio al secchio. Il nome del portoghese poteva finire sul tabellino ben più di una volta ma lo strapotere con cui sembra arrivare dalle parti di Terracciano poi si dissolve, come una bolla di sapone, quando c'è da concludere in porta. Potrebbe faticare a dormire questa notte;

- L'arrivo di Giroud al Milan è stato da molti interpretato come il tassello di vice Ibra che mancava alla rosa rossonera ma le prime prestazioni dell'ex Arsenal hanno stuzzicato tanti (e tra questi mister Pioli) con l'idea di quel 4-4-2 un po' delneriano, con i due grossi davanti. Sembra artiglieria pesante, ma è davvero una soluzione? Per ora sembra di no e, anche stasera, il Milan, più armonioso e compatto con lo schieramento iniziale, fatica invece di più a supportare due punte che poi, tra loro, danno una fredda impressione di incompatibilità. Forse per Pioli (i cui cambi restano sempre un po' sul misterioso) non è questa la strada da percorrere quando si tratta di recuperare una partita. Così non serve.

  • Nato a Biella il 30/07/93, laureato in Matematica per motivi che non riesco a ricordare. Juventino di nascita, vivo malissimo anche guardando le partite dell’Arsenal, di Roger Federer e di qualunque squadra io scelga a Football Manager (unico sport che ho realmente praticato). Fanciullescamente infatuato di Thierry Henry, sedotto in età consapevole da Massimiliano Allegri, sempiternamente devoto a Noel Gallagher.

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