, , 17 Novembre 2021
3 minuti

Considerazioni sparse post Sinner-Hurkacz (6-2 6-2)


Partita perfetta di Jannik.


- Pasticciaccio di destini. Non possiamo non pensare al volto di Berrettini quasi in frantumi fra le lacrime, immagine simbolo di una delusione lacerante. Per fortuna non c’è troppo tempo per pensare che abbiamo avuto sì i due italiani alle finals – come speravamo – ma non nel modo giusto, cioè in una specie di amara staffetta un po’ zoppa. E così Jannik, riserva un po’ calda – dati i problemi fisici di Tstsipas – esce dall’ombra per raggiungere il centro della scena. Dall’altra parte della rete lo attende il suo amico Hubert, lo stesso che a marzo gli ha negato la gioia di un master 1000 in quel di Miami e che lo ha superato al fotofinish nella corsa per Torino;

- Niente convenevoli. Jannik va di fretta: è stato invitato all’ultimo momento e non vuole sprecare un istante di questa festa. Annulla una palla break nel secondo gioco, poi sale in cattedra con l’aggressività dei giorni migliori; profondissimo in risposta, spolvera le stringhe di Hurkacz, poi esplora gli angolini più remoti del campo e si prende subito un break di vantaggio. Il polacco, nella sua infinita saggezza, reagisce imbrigliando l’esuberante rosso nostrano e si procura tre occasioni per rientrare. Jannik ricuce ogni strappo e consolida il vantaggio in un game da dieci minuti e così via, nel funambolico esercizio di coniugare la spinta costante con la necessaria pazienza;

- Superficie. Jannik ama il cemento, specialmente indoor, che gli ha già regalato tre titoli su cinque. Il fondo torinese, poi, è particolarmente veloce il che rende molto interessante il confronto tra i due. Hurkacz ha uno splendido servizio e una mano dolcissima a rete per cui non è da meno, e l’ha fatto vedere anche quest’estate sull’erba. Nel primo set prevale il tennis violento del Peccatore, che sfonda a ripetizione la tela raffinata del polacco. Bravo Jannik soprattutto a leggere la battuta di Hubert, che lo aveva piuttosto infastidito in Florida. Il polacco fatica a prendere campo e imbastire un gioco d’attacco, perciò prova ad assorbire e smorzare la potenza di Jannik, obbligandolo a rinnovare la spinta ogni volta con il rischio di finire fuori giri. Arriva qualche palla break all’inizio della seconda frazione, poi Jannik prende il largo; oltretutto nel finale il polacco sembra accusare qualche problema fisico;

- Con questa grande vittoria, che fa sembrare semplice una partita complessa, Jannik vendica con autorità la più grande delusione della sua giovane carriera e soprattutto rende onore a Matteo Berrettini che gli ha lasciato il posto. La dedica scritta sulla telecamera (Matteo sei un idolo, con relativo cuoricino), ribadita con voce commossa e sincera la dice lunga sul rispetto e l’affetto che Berretto si è conquistato nel circuito. La sua stagione si è chiusa in modo triste ma rimarrà memorabile;

- Jannik stasera è riuscito anche a scaldare il pubblico e a coinvolgerlo nella partita: non ha avuto bisogno di sbracciarsi e urlare ma ha lasciato che fosse il tennis a farlo per lui. Ora lo attende la sfida con Medvedev, che è sembrato francamente inavvicinabile (da chiunque), ma con questa leggerezza tutto si può fare. Il problema è che nemmeno una vittoria potrebbe bastare, perché in caso di triplice arrivo a pari punti il nostro eroe sarebbe penalizzato dal regolamento per aver giocato una partita in meno, quindi servirebbe un aiuto extra da parte di Hurkacz.  

Autore

  • Nicola Balossi Restelli, annata 1979, vive a Milano con una moglie e tre figli e si divide tra scrittura e giardinaggio. La sua insana passione per lo sport ha radici pallonare e rossonere, anche se la relazione più profonda e duratura è stata quella con la palla a spicchi, vissuta sui parquet (si fa per dire) delle minors milanesi dagli otto ai quarant’anni, quando ha appeso le scarpe al chiodo. Gravemente malato anche di tennis e di Roger Federer, ne scrive talvolta su https://rftennisblog.com/.

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