Comics Football: Cristiano Ronaldo, l'alieno di Madeira
Superman e Cristiano Ronaldo: un ritratto che accomuna il noto supereroe dei fumetti e il fenomeno portoghese. Tra la loro natura aliena e l'inesorabile fragilità umana che li caratterizza.
“È un uccello? È un aereo? È Superman!”
Lo stupore che accompagna la comparsa e le avventure dell’Uomo d’acciaio si evince bene dalle parole che, di fatto, segnalano la sua prima apparizione. L’accento è posto sul volo, sulla chimera delle capacità umane. Su quella abilità che, di fatto, l’uomo non potrà mai avere. Durante tutta la storia dell’umanità, la possibilità di volare è stata quella che ha sempre segnato un solco con qualsiasi essere sovrannaturale o extra-terreno, che fosse una divinità, una creatura mitica o un visitatore da qualche pianeta lontano. Il volo è ciò che di più extra-umano ci sia, è il simbolo della frustrazione delle aspirazioni umani. Del fallimento. Pensiamo ad Icaro, ad esempio.
Il volo ha sempre rappresentato per l’uomo un sogno irraggiungibile, esercitando fascino calamitante, ma segnando anche un limite invalicabile.
E quando Superman fa il suo ingresso nel mondo degli uomini, la prima cosa che balza agli occhi è la sua capacità di volare. Una caratteristica extra-umana, o sarebbe meglio definirla sovrumana. Perché come Superman, c’è un altro uomo che è stato in grado di volare.
E chissà se qualcuno, quel 18 dicembre 2019, alla vista di quel gesto pazzesco ha creduto che in campo ci fosse un uccello. O un aereo. Ma non era niente del genere, era solo Cristiano Ronaldo che si elevava dal suolo, dall’umanità, e spiccava il volo. Come Superman.
Superman e Ronaldo: un ritratto in comune
Possiamo definire Ronaldo il Superman del calcio moderno. Non solo, a livello semplicistico, per le sue strepitose doti atletiche e fisiche, ma proprio perché il portoghese sembra costruito come il personaggio fumettistico di casa DC Comics. I punti in comune tra il fenomeno di Madeira e l’alieno di Krypton sono molti. In primis proprio questa natura aliena, che rappresenta un elemento costitutivo importante per entrambi.
La dualità tra l’identità kriptoniana di Superman e quella umana di Clark Kent è il cuore costitutivo della sfaccettatura del supereroe. A metà tra due mondi, mai appartenente completamente a uno dei due. Sempre un alieno nel senso più profondo del termine. Un estraneo per un mondo che sì, lo ammira e lo prende come modello, ma lo sente lontano. Non empatizza con lui. E Ronaldo anche è un alieno in tal senso, è un modello da seguire, da cui prendere spunto, persino da idolatrare. Ma identificarsi con lui è pressoché impossibile. Troppo perfetto, troppo inarrivabile. Superman e Ronaldo sono due campioni, ma freddi. Glaciali.
Eppure non si può dire che i due non abbiano dei sentimenti profondi e ben tangibili. Prendiamo ad esempio la sacralità dei valori familiari: la bussola che guida ogni azione di Superman è Lois Lane, l’amore della sua vita, così come il grande modello per Cristiano Ronaldo è sua madre, Dolores. Ronaldo e Superman amano e plasmano la propria esistenza attraverso i sentimenti più puri che ci siano, ma anche questi risultano, ancora una volta, troppo lontani. L’amore tra Lois e Clark è idealistico, l’abnegazione di Ronaldo per sua madre difficilmente replicabile. Anche nell’amare sono due campioni estremamente lontani dall’umanità.
Possiamo definire Ronaldo il Superman del calcio moderno. Si, possiamo. Non faremmo fatica a immaginarci il portoghese in calza maglia e mantello a sventare i pian i malvagi di Lex Luthor. In realtà non facciamo fatica a immaginarci Ronaldo a fare alcunché. Questo perché il portoghese esula i limiti della perfettibilità umana. Sembra, appunto, extra-umano. Un alieno.
E forse non possiamo empatizzare con lui, ma possiamo ammirarlo. E come se possiamo. D’altro canto, CR7 ci ha dimostrato, più di una volta, di essere in grado di compiere imprese sovrumane. Per cui forse non abbiamo gioito, ma di cui ci siamo riempiti gli occhi.
La natura aliena
Quel volo contro la Sampdoria del 18 dicembre 2019, quell'incredibile colpo di testa, è solo un saggio delle qualità atletiche e fisiche di Ronaldo. Ciò che impressiona del portoghese, e che lo rende difficile da classificare come semplice essere umano, è l’enorme dose di talento che riesce ad abbinare a quelle qualità.
Ripercorriamo la carriera di CR7 e andiamo al 3 aprile 2018, quando a un certo punto Ronaldo decide di indossare i panni dell’alieno, strappandosi le sue vesti da umano come Clark Kent nelle cabine telefoniche, e si rende protagonista dell’incredibile gol in rovesciata rifilato alla Juventus.
Un gesto talmente stupefacente che porta addirittura i tifosi bianconeri ad applaudire il portoghese, che in quel momento, con indosso la maglia del Real Madrid, vestiva i panni del cattivo di turno. Ma un giocatore che compie un gesto del genere non può essere un nemico e, anche se fa parecchio male, non si può non ammirare.
O dirigiamoci al 21 maggio 2008, quando nell’atto conclusivo della Champions League sblocca il match contro il Chelsea con un colpo di testa su assist di Wes Brown. L’incipit di quello che poi sarà un successo per il suo Manchester United nella finale di Mosca. Solo la prima di una serie di firme decisive, come nel 2014, quando sigla il definitivo 4-1 con cui il Real Madrid batte l’Atletico, o nel 2017, quando ancora contro la Juve segna due gol che contribuiscono alla vittoria di un’altra Champions League per le Merengues.
Ma è soprattutto nel 2016 che Ronaldo rivela la sua natura aliena, non vacillando e segnando il rigore decisivo che regala, come due anni prima, il trionfo europeo al Real contro l’Atletico. Quante firme su quanti successi, ognuno dei quali alimenta la mitica intorno all’alieno di madeira.
Ma le prove da vero Superman di Ronaldo sono due. Sono due imprese che ha compiuto da solo, senza l’ausilio di quella Justice League che era in pratica il Real Madrid. La prima con la maglia della Juventus, siglando tre gol ancora all’Atletico Madrid (evidentemente il Lex Luthor di questo racconto), e portando di forza i bianconeri ai quarti di Champions, ribaltando il 2-0 dell’andata. L’altra con la tanto amata maglia del Portogallo, nei Mondiali del 2018. Ancora in Russia, come dieci anni prima. Ancora una tripletta, con cui Ronaldo praticamente tiene testa da solo alla Spagna. Finisce 3-3, ma il mondo è ai piedi di CR7.
La natura umana
Eppure Ronaldo resta un uomo, ed è quindi destinato anche a cadere. Il suo lato umano, e più fragile, viene fuori il 10 luglio 2016. Il Portogallo sfida la Francia nella finale del campionato europeo. Un’impresa impossibile per i lusitani, completi outsider della competizione e per di più ospiti del match, visto che il torneo si gioca in terra francese. CR7 nei primi minuti di gioco si scontra con Dimitri Payet, uno di quei cattivi minori che finiscono per essere tremendamente tragici nei fumetti.
Dopo 25 minuti l’alieno è costretto ad arrendersi. Seduto a terra, con lo sguardo disperato. Ronaldo non è mai apparso così umano. E forse lì, per un attimo, abbiamo potuto sentirci lui. Sentire l’occasione di una vita che sfugge dalle mani. Il destino vile e spietato che infligge una dura condanna. Ronaldo esce dal campo, ma il suo Portogallo vince l’Europeo grazie a un protagonista completamente casuale, Eder, l’antieroe venuto dal nulla e destinato a tornare nel nulla. Ma è lì, nel momento della gloria, mentre Ronaldo non c’è.
Quel giorno abbiamo visto la natura umana di Ronaldo, quella destinata a fallire e cadere. Una natura che abbiamo potuto vedere anche in Superman, anche lui sconfitto da un nemico che l’ha fatto apparire tremendamente fragile. La finale di Euro 2016 somiglia tremendamente alla morte di Superman, una delle storie più famose del supereroe kryptoniano, quella in cui viene ucciso da Doomsday. Poi ovviamente l’uomo d’acciaio farà ritorno nel mondo dei vivi, così come Ronaldo, che condurrà il suo Portogallo alla vittoria della Nations League, riscattando in parte la delusione di quella serata.
Superman e Ronaldo: due simboli
La “S” della casata degli “El”, la famiglia kryptoniana da cui proviene Superman, somiglia tremendamente al “7” che il portoghese ha vestito per gran parte della sua carriera. Non solo a livello di forma oggettiva, ma anche simbolico. Il peso di quella “S” è uno dei temi centrali per tutta la lunghissima produzione dei fumetti di Superman, è l’enorme retaggio della sua famiglia, il peso del suo passato, ciò che in fin dei conti lo definisce.
Il “7”, allo stesso modo, è il simbolo dell’impatto e del peso che ha assunto Ronaldo nel mondo del calcio. Non un numero qualsiasi, perché allo United era quello di Best, Cantona e Beckham, mentre al Real era quello di Raul. Leggende assolute, ma il portoghese ha riscritto la mitica di quel numero, l’ha fatta sua, oltrepassando anche quelle pesantissime storie. Non c’è Ronaldo senza “7”, non c’è Superman senza “S”. I due si sono sublimati nei loro simboli, diventando quei modelli perfetti di cui si parlava sopra.
L’alieno di Krypton e quello di Madeira. Superman e Ronaldo sono due facce della stessa medaglia, l’uno rappresenta ciò che di più perfetto l’uomo può aspirare a essere, l’altro ciò che di più perfetto l’uomo può immaginare che esista. Una perfezione che li rende alieni, estranei, extra-umani. Un modello da seguire, una fonte d’ispirazione, ma anche qualcosa di davvero troppo lontano per considerarlo raggiungibile.
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