Inetto, debole e senza idee: l'umiliazione di Old Trafford
Per un giorno, Old Trafford è diventato il teatro dell'assurdo e non più quello dei sogni. Nonostante la larga vittoria arrivata contro l'altra squadra più in crisi del calcio inglese, il Tottenham, e il pareggio strappato al Gweiss Stadium, il Manchester United sembra tutto fuorchè in salute. I problemi in fase di pressione e di difesa posizionale sono talmente viscerali da riflettersi anche in situazioni possesso palla. La produzione offensiva sembra peggiore rispetto allo scorso anno e la difesa non sembra essere più solida. Sul The Guardian, Barney Ronay racconta il grottesco spettacolo andato in scena il 24 ottobre, una data che resterà nella storia del club, la data in cui i rivali del Liverpool hanno vinto per 5-0 in casa dei Red Devils.
Cos’è successo? A Old Trafford, per 90 minuti i giocatori di Liverpool e Manchester United hanno prodotto un qualcosa che, nella forma e nel colore, somigliava ad una partita di calcio ad alto livello. Nella pratica, però, si trattava di altro: una specie di umiliazione rituale, sicuramente, un’indagine in tempo reale su come evacuare in totale sicurezza i quattro quinti di uno stadio.
È stato uno spettacolo raccapricciante, un’esperienza orrenda e nauseante. Una costosissima squadra di calcio in piena decadenza sportiva, inchiodata ad una croce mentre si contorce davanti a tutti.
Tuttavia, bisogna rendere giustizia al Liverpool, autore di una prestazione maestosa, un collettivo in tutto e per tutto coerente, guidato dal miglior giocatore in circolazione: Mohamed Salah. I numeri dell’egiziano: sette tiri, tre gol, un assist, il 96% di passaggi riusciti e a fine partita non aveva nemmeno il fiatone. Salah, in questa stagione, ha già collezionato 15 gol e tre assist in 12 partite. Una striscia quasi perfetta. Siamo davanti al migliore, al più decisivo, al più incredibile dei calciatori? Ma dobbiamo davvero chiedercelo?
Questa è forse l’elemento più strano nel collasso dello United, una prestazione talmente inadeguata da rubare la scena a quella sontuosa di Mo Salah; come quando ad un matrimonio, lo zio ubriaco sbraita e si lamenta al tavolo accanto.
Cosa fare di tutto ciò? Come analizzare uno sfoggio di cotanta putrescenza? Da Manchester la voce è unanime: Ole Gunnar Solskjaer non è in discussione, è l’uomo giusto per portare avanti questo investimento insensatamente costoso chiamato United. Eppure, abbiamo assistito ad una performance tanto scadente da domandarci se sia o meno la peggiore mai messa in campo dal Manchester United.
Le débâcle sono arrivate anche sotto la guida di Davide Moyes e di certo le giornate grigie non sono mancate con Mourinho e Van Gaal, ma mai si è visto qualcosa di così funereo e privo di struttura, anima e competenze di base. Bisogna tenere in conto che il Manchester United può schierare in campo quattro dei giocatori meglio pagati in Premier League e non è assurdo pensare che questa sia stata la peggior partita giocata dal club da quando è retrocesso negli anni Settanta. Fino a che punto bisogna spingersi per accettare che questa sta diventando un’umiliazione per chiunque sia coinvolto, un inesauribile trauma. Ci stiamo addentrando in territorio sconosciuto.
I problemi di questa squadra sono ben noti: l’onnipresente pigrizia, la mancanza di resistenza e troppe stelle in auto-contemplazione. E non è che le idee siano mediocri o mal eseguite, è che non ci sono affatto. Un team sbilanciato da un attaccante vecchio e famoso, compiaciuto e mal allenato da un coach nominato per diritto dinastico e conservazione del brand.
Ad Old Trafford, la messinscena è stata prevalentemente strana. Nel primo tempo, il Liverpool continuava a segnare sempre lo stesso gol. Per quattro volte, con il minimo sforzo il Liverpool ha aperto lo United direttamente in zona centrale.
L’immagine in movimento delle due facce di questa partita che si mostrano simultaneamente, l’eccelso e l’inadeguato, è però il quinto gol, il terzo di Salah, arrivato appena dopo l’intervallo. Che gol splendido è stato. Che gol orribile e informe e tremendo è stato.
Inizia con Fred che semplicemente sfila accanto al pallone. Pogba viene spostato con la naturalezza con cui si tirano le tende e Jordan Henderson, con l’esterno, effettua un passaggio perfetto per Salah, già pronto per controllare e finalizzare l’azione come un adulto che gioca con bambini di otto anni.
Il Liverpool ha aperto le marcature dopo tre minuti, con un gol che lo ha visto spingersi comodamente in quella massa soffice, malleabile e permeabile chiamata Manchester United Football Club. Com’è possibile che un undici caratterizzato da un blocco difensivo di quattro giocatori così granitici al centro sia così inconsistente? Com’è possibile che giocatori di questo livello siano così impreparati e incapaci persino di allacciarsi le scarpe? Lo spazio si è aperto. Salah ha messo una palla al bacio per Naby Keita e lui ha segnato come se niente fosse.
Al tredicesimo, solo dieci minuti più tardi, è arrivato il 2-0. Questa volta sono stati Harry Maguire e Shaw a mettersi nei guai scontrandosi l’uno con l’altro. Ancora una volta, nessun giocatore dello United si trovava a schermo della porta. In questa occasione è Ketia a passarla ad Alexander-Arnold che, incredibilmente libero di ogni marcatura (forse il piano tattico di Solskjaer semplicemente non l’aveva prevista), corre in profondità sulla fascia destra.
Perché James Milner è così libero di passeggiare nell’area piccola mentre si assicura che il compagno, Diogo Jota, tocchi la palla in rete prima di lui dopo appena 13 minuti di gioco? È una di quelle immagini che ti fanno semplicemente sentire male, come il ketchup sulla pizza o un orso polare su un banco di ghiaccio che si scioglie. Alla fine, però, ci si abitua un po’ a tutto e a 7 minuti dall’intervallo, è arrivato anche il terzo. È stato Salah a concludere l’azione e Keita ha di nuovo servito il passaggio chiave.
Nella ripresa anche il quarto gol è sembrato assurdamente facile: Shaw si rigira disorientato mentre Jota serve Salah, ed è 4-0 in buca d’angolo. Ci sono stati tanti altri episodi, una specie di uroboro dell’horror. Pogba espulso per aver provato ad azzoppare Keita non ha che aggiunto un tono ancora più tetro ad un pomeriggio da incubo.
Fred… beh, sarebbe crudele elencare ogni volta in cui è stato lasciato da solo in mezzo alla marea dei Reds. La sua disperazione testimonia che ci stava almeno provando, che ci teneva. Fred non è un giocatore adatto a questo livello, è evidente. Non è colpa sua e lo dovremmo tenere a mente.
Sul finire, i tifosi del Liverpool hanno iniziato a vessare Solskjaer chiedendogli di salutare e di restare sulla panchina dei rivali. “Ne vogliamo sei! Attaccate, attaccate, attaccate!” sono state le ultime battute prima dei titoli di coda, ma forse non c’era più nessuno spettatore.
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