Considerazioni sparse sull’arrivo di Conte al Tottenham
Antonio Conte va agli Spurs per fare ciò che nella sua carriera gli è sempre riuscito meglio: costruir su macerie e render vincente chi non lo è. Una grande sfida accettata dopo un rifiuto estivo, ma i motivi per il dietrofront non sono difficili da trovare (e no, non sono solo 23 milioni in 18 mesi).
– Antonio Conte is back: sarà il nuovo allenatore del Tottenham, con un contratto di 18 mesi. Dopo la fine del ciclo nerazzurro, la pausa di Conte è durata solo pochi mesi: il tecnico salentino ha accettato quella stessa offerta a cui in estate aveva riservato un educato “no, grazie”, e sarà alla guida degli Spurs già da questa settimana. In realtà, per non sfatare la sua fama di allenatore totalizzante, ha già dormito nel centro sportivo di Enfield, e probabilmente sui comodi divani citati da Mourinho passerà ben poco tempo. Da buon stakanovista sarà già partito alla ricerca di soluzioni per rendere il Tottenham ciò che le sue squadre sono sempre state: solide e vincenti. Se la Premier League era già evidentemente il teatro del calcio che conta, oggi sul suo palco è salito un top player in più;
- Perché accettare a Novembre una proposta rifiutata a Luglio? Questo forse il più grande punto di domanda relativo a questa vicenda, anche in virtù del fatto che Conte non è esattamente l’allenatore più incline a prender il comando a stagione in corso. Per quanto sia brutale, Antonio è un fine calcolatore ed ha ragionato sulla base una assenza di alternative allettanti: in Italia il livello si sta abbassando e francamente nessuna squadra sembra una big pronta ad affidargli il timone, in Spagna c’è aria di restaurazione, con Re Carlo a Madrid e Xavi in blaugrana, ed oltremanica l’unica vera alternativa sarebbe stato lo United, che però esita a dare il benservito a Solskjaer. A questo dato di partenza si aggiunga il fascino del ritorno in Premier nel momento di massimo splendore della lega, e si aggiungano 23,4 milioni sul contratto, fattore decisivo per un tecnico che, piaccia o no, non ha mai fatto mistero di quanto consideri importante la remunerazione: inoltre, la disponibilità di 180 milioni sul mercato indica che gli Spurs vogliono davvero fare il salto di qualità. Le risposte al perché, insomma, ci sono tutte;
- Gli Spurs oggi stanno vivendo una crisi, ma la situazione non è ancora drammatica. Dal mercato si parla di nomi importanti, Vlahovic su tutti, ma in realtà la vera missione di Antonio sarà il recupero di pedine importanti che, per un motivo o per un altro, sono calate nel rendimento: su tutti Harry Kane, top player e pilastro morale di questa squadra, ma anche il coreano Son, il portiere Lloris ed il brasiliano Lucas Moura, uno dei giocatori più incisivi con Pochettino nella stagione della finale di Champions. Casi più disperati su cui il tecnico leccese dovrà intervenire sono Dele Alli e Bergwijn, finiti nel dimenticatoio ma sicuramente talentuosi e potenzialmente utili alla causa. Antonio Conte non è uno sprovveduto e sa che la rosa attuale non è così male: se da una parte la squadra rendeva ben al di sotto delle aspettative, dall’altra in classifica non è così indietro (10 punti dalla vetta e solo 5 dalla zona Champions), e può giocarsi tutte le sue carte in Conference League;
- Parlavamo di salto di qualità, ed Antonio Conte è l’uomo che quel salto di qualità normalmente lo produce. Lo ha fatto fare alla Juve, reduce da un ottavo posto e condotta sul tetto d’Italia, lo ha fatto con la Nazionale, lo ha fatto con il Chelsea e lo ha fatto con l’Inter. Se è vero da un lato che con Chelsea ed Inter la disponibilità sul mercato ha fatto la differenza, è anche vero che nelle precedenti esperienze non aveva trovato il piatto già pronto: se lo è cucinato con gli ingredienti che aveva e con un lavoro al limite dell’ossessione. La stessa maniacalità nel lavoro, la costruzione di un senso di appartenenza e il saper costruire sulle macerie sono ciò che fan di Antonio Conte un fuoriclasse, al di là degli atleti che allena. Il Tottenham oggi non ha i fuoriclasse per il salto di qualità: probabilmente li avrà, ed il vero top player sarà proprio la qualità del lavoro del tecnico salentino. Insomma, prima di affacciarsi al prossimo mercato recitando la solita litania del ristorante da 10 euro, dovrà recuperare col suo consueto lavoro martellante i tanti buoni giocatori presenti nel roster degli Spurs e incominciare a metter le basi per quel salto di qualità che gli si chiede.
– La sfida è grande, forse una delle più grandi per Antonio Conte: non tanto per la situazione che eredita (ne ha viste di peggio), quanto perché la dirigenza non concede troppo tempo per cambiare l’inerzia. Levy e Paratici chiedono a Conte ciò che non è riuscito ad un altro big come Mourinho, cioè rendere finalmente solida e vincente una struttura che finora non è riuscita ad esserlo: in più, lo chiede in 18 mesi. Una vera e propria impresa, ma a Conte non difettano le attitudini per riuscire a compierla: per uno come lui che odia perdere, l’idea della sconfitta in un progetto come questo sarà il nemico da combattere ogni giorno. Come tutte le grandi sfide desta curiosità, ma rivedere un top coach, per giunta italiano, su una panchina a sfidare altri big (Klopp e Guardiola su tutti) non può che essere tremendamente affascinante. In bocca al lupo, Antonio!
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