, , 30 Ottobre 2021
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Considerazioni sparse post Sinner-Ruud (7-5 6-1)


Jannik bullizza anche il norvegese Casper Ruud (7-5, 6-1) uno dei giocatori più in forma del circuito. Torino ora è molto più vicina.


- Giocare contro Sinner. Ci concentriamo sempre su di lui, sui pregi e i difetti, sulle sfumature delle sue evoluzioni. Mettiamo sotto la lente ogni aspetto del suo gioco, come è giusto che sia, come si fa con i protagonisti. Ma ogni tanto dovremmo domandarci che effetto faccia giocare contro di lui, contro uno che continua a spararti pallate in faccia, sempre più profondo, sempre più preciso, sempre più forte. Poi magari a volte va fuori giri e sbaglia per primo, magari non usufruisce pienamente del vantaggio del sevizio buttando di là una seconda morbida che inaugura uno scambio infinito, ma in generale dev’essere come affrontare una mareggiata. Onda dopo onda lei continuerà e alla lunga avrà ragione, ti prenderà per stanchezza. Gli avversari di Sinner in questo momento, presto o tardi assumono un’espressione tra l’ironico e il rassegnato, anche i più tenaci lottatori allargano le braccia perché sembra proprio che non ci sia nulla da fare;

- Ruud è uno dei giocatori del momento: ha vinto cinque tornei quest’anno ed è riuscito ad affrancarsi dall’etichetta di terraiolo prolungando il proprio magic moment anche sul cemento. Il suo ruolino di marcia dall’estate in avanti è stato semplicemente strepitoso, non molla mai, si difende alla grande e ti finisce con un dritto letale. Ieri è durato solo un set, poi ogni certezza è crollata, è stato impressionante vederlo abdicare così, e apparentemente non per una giornata storta;

- Ritmo, momenti e servizi. Jannik ha imposto un ritmo soffocante, roba da far venire i complessi di inferiorità a un martello pneumatico. Abituato ad analizzarsi in modo critico, aveva riscontrato un problema nelle fasi iniziali contro Dennis Novak e stavolta ha deciso di partire forte. Il rientro di Ruud a metà del primo set lasciava ipotizzare un calo dopo lo scatto, invece lui ha aumentato ulteriormente la pressione per chiudere 7-5. Poteva essere il prologo di un match duro, tignoso, pieno di alti e bassi, invece al giro di boa Jannik ha tenuto un livello di concentrazione quasi inumano e ha cancellato avversario e partita. A questo sfoggio di superiorità quasi arrogante, dobbiamo finalmente aggiungere una parentesi sul sevizio: la doppia cifra di ace (10) è una novità inattesa, figlia del lavoro ma anche dell’entusiasmo; ci auguriamo che anche questo fondamentale diventi una certezza con il passare del tempo;

- Con questa vittoria Jannik supera Hurkarcz e aggancia l’ottavo posto nella race, con vista ravvicinata sullo stesso Ruud. Il polacco non è certo fuori dai giochi, Norrie e Auger possono sperare con i 1000 punti in palio a Parigi Bercy, però adesso Sinner è padrone del proprio destino, qui a Vienna può scavare un solco e a Parigi mettere la parola fine. Trovarsi a Torino sarebbe fantastico anche solo per l’esperienza di apprendimento, ma giocando così sul cemento al coperto non è escluso che Jannik possa avere voce in capitolo. La vittoria di ieri certifica anche l’ingresso in top ten del ranking Atp (nono posto, sempre alle spalle di Ruud);

- Prospettive viennesi. L’occhio alle Finals non deve distrarre dal qui e ora, d’altra parte Jannik ripete sempre come un mantra di concepire la vita un quindici per volta, senza pensare al futuro o al passato. È così che si vince. Oggi in semifinale c’è uno splendido Tiafoe, reduce da due grandi imprese contro Tsitsipas e Schwartzman. Frances, l’uomo più sorridente del circuito, sta giocando un tennis spigliato e garibaldino, per cui in linea teorica ci aspetta una bella partita. Sinner è il favorito e ormai deve farci l’abitudine. Di là si affrontano Zverev e Carlitos Alcaraz. Un pensierino alla finale del futuro ce lo facciamo, ma andiamoci piano, un quindici per volta.

  • Nicola Balossi Restelli, annata 1979, vive a Milano con una moglie e tre figli e si divide tra scrittura e giardinaggio. La sua insana passione per lo sport ha radici pallonare e rossonere, anche se la relazione più profonda e duratura è stata quella con la palla a spicchi, vissuta sui parquet (si fa per dire) delle minors milanesi dagli otto ai quarant’anni, quando ha appeso le scarpe al chiodo. Gravemente malato anche di tennis e di Roger Federer, ne scrive talvolta su https://rftennisblog.com/.

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