Considerazioni sparse post Roma-Napoli (0-0)
Un pari tra due squadre molto diverse nei principi e nel percorso di crescita.
- All’Olimpico si sfidano due squadre in una condizione diametralmente opposta: la Roma è ancora un cantiere aperto, con il capomastro che al momento sembra focalizzato sul richiedere licenziamenti; il Napoli già trasformato, nel gioco e nell’anima, da Spalletti;
- Il Napoli si schiera con il consueto 4-2-3-1, ma costruisce quasi sempre a 3 impiegando Di Lorenzo come braccetto destro, con Mario Rui e Politano a dare ampiezza sugli esterni e Insigne libero di accentrarsi a caccia degli spazi a lui congeniali. La Roma propone un 4-4-2 di Ranierana memoria, compatto e volto a minimizzare i rischi, per poi ripartire in contropiede o cercare la verticalizzazione improvvisa. La partita non è mai spettacolare ma intensa, sporca e vive di improvvise fiammate. Nei primi 45’ la differenza in classifica non si vede, con la Roma che chiude bene ogni varco fa anche qualcosa in più degli avversari. Nella ripresa il Napoli regala 20’ di assoluto dominio, che non riesce però a finalizzare concedendo un finale di speranza ai giallorossi;
- La copertina se la prendono due metronomi atipici, Cristante e Zambo Anguissa, autori non solo di una partita sublime nella chiusura degli spazi tra difesa e centrocampo, ma anche costellata di giocate intelligenti in fase di possesso, basti pensare che la chance più ghiotta della Roma nasce dai piedi del numero 4. Osimhen e Abraham, gemelli diversi, si sbattono per 90’ contro clienti scomodi, ma si perdono sul più bello quando si tratta di concretizzare, anche se il nigeriano dà quell’impressione di poter far male in ogni occasione tipica dei grandi numeri nove. Nel Napoli Zielinski sembra ancora lontano dalla condizione migliore e dal poter essere il trequartista assaltatore che può fare le fortune dei suoi, mentre Di Lorenzo conferma il suo periodo positivo tenendo agevolmente a bada Mikitharyan. Insigne va a sprazzi e sembra accusare un po' di comprensibile stanchezza, ma è sempre nel vivo del gioco;
- La Roma ha avuto il merito di tenere testa ad una squadra che fin qui le aveva vinte tutte. Gli 11 titolari, con una prova piena di buona volontà, non hanno tradito Mourinho, mentre le sue continue -e stucchevoli- stroncature alle "seconde linee" (oggi quasi tutte parcheggiate in tribuna), hanno creato l'ennesima guerra ideologica tra chi sosterrebbe apprezza la schiettezza del tecnico e chi invece le trova dannose alla causa, sia a livello tecnico che economico. Sul campo, testeremo a breve -data la grande mole di partite alle porte- gli eventuali strascichi dell'avere una rosa composta de facto da 13 giocatori. Intanto oggi si registra finalmente un’ottima prova della coppia Ibanez-Mancini, accomopagnata da un Vina sempre più in crescita in fase difensiva, ma ancora troppo timido nel proporsi. Il nuovo modulo e l’assenza di Spinazzola sembrano invece aver tolto ogni superpotere a Mikitharyan;
- Il Napoli prova a vincerla con il gioco la sua abilità nel fraseggio, la Roma resiste di nervi e con gli estemporanei strappi dei suoi avanti. Con una vista sul futuro, la differenza tra le due squadre sembra essere proprio questa: il Napoli ha già principi di gioco molto evoluti, e ha trovato una fiducia e una fluidità che difficilmente saranno intaccate da qualche inevitabile risultato negativo; la Roma è ancora molto umorale, con una produzione offensiva interamente dipendente dalle giocate individuali e una capacità di reggere il campo basata soprattutto sulla tenuta nervosa. Il risultato dice 0-0, e viste le premesse forse è andata meglio ai padroni di casa. Guardando al domani, però, i segnali sono decisamente più incoraggianti in casa Napoli.
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