Considerazioni sparse post Inter-Sheriff (3-1)
Prima la paura e l'ombra di uno psicodramma, poi la maturità. I primi tre punti, vitali, in Champions League contro un avversario nettamente inferiore e con un nome che si staglia più degli altri: quello di Edin Dzeko. Il contorno: bene Vidal e le trame offensive, ma le ripartenze avversarie continuano a essere un problema.
- L'importanza di chiamarsi Edin Dzeko. Una prestazione da attaccante totale, da netto migliore in campo. Un gol, un assist, un recupero in difesa da applausi a scena aperta (che si somma a un altro recupero nel primo tempo di Lautaro Martinez, che dimostra quanta voglia avesse l'Inter di vincere questa partita). Edin continua a essere la sorpresa più bella di questo inizio stagionale, sta invertendo un trend in calando che lo ha contraddistinto negli ultimi due anni giallorossi. Al momento è assolutamente decisivo per le dinamiche offensive della squadra;
- L’Inter è l'unica squadra ad aver totalizzato almeno 14 reti in due primi tempi di questa Champions League. Un fatto che spiega l'abilità della squadra nerazzurra di rendersi pericolosa, quando in campo ci sono i migliori effettivi, ma anche la difficoltà nell'essere cinica. Nei due primi tempi a cui si riferisce la statistica (con il Real Madrid e con lo Sheriff), l'Inter ha realizzato soltanto un gol. Troppo poco;
- Troppe le ripartenze subite: a prima vista sembra un discorso di marcature preventive, probabilmente potrebbero esserci logiche di equilibrio più profonde. Il tema è però tangibile, lo si è visto anche nei primi 15' del secondo tempo di questa sera: l'Inter soffre terribilmente le ripartenze avversarie, "schiacciando" eccessivamente gli esterni e le mezzali sulla linea difensiva avversaria. Il solo Brozovic (poco abile in transizioni difensive a campo aperto) e i tre centrali devono necessariamente ricevere più coperture preventive da parte dei compagni, e su questo Inzaghi dovrà svolgere un prezioso lavoro in poco tempo.
- Nel ruolo di mezzala sinistra, l'Inter avrebbe bisogno di un giocatore che possa garantire fluidità di palleggio, verticalità, visione di gioco e capacità di duettare in spazi stretti con il duo offensivo. Caratteristiche che in maniera teorica competono a Calhanoglu, che ad oggi ha palesato ancora troppe difficoltà. In assenza di tutto questo, Vidal è probabilmente la migliore soluzione a disposizione di Inzaghi: lontano parente di un giocatore dalle caratteristiche appena elencate, Arturo se sta bene fisicamente (e mentalmente) può garantire inserimenti, presenza fisica e concretezza come ha dimostrato questa sera. Un lontano parente del giocatore dello scorso anno;
- La paura, poi la maturità. Il primo tempo dell'Inter è stato indubbiamente sufficiente, ma anche contraddistinto da fretta e frenesia. In questo contesto Dzeko, non a caso il giocatore più esperto insieme a Vidal, è emerso più degli altri, gestendo con sapienza diversi possessi della squadra. Nel secondo tempo, con la partita ripresa e poi messa in cassaforte, l'intera squadra ha dimostrato invece maturità e una maggior serenità. Uno step mentale che alcuni giocatori - specialmente i nuovi arrivi dell'estate - devono ancora compiere, come ha dimostrato anche l'ultima mezz'ora contro la Lazio. Forse l'Inter non sarà mai forte "di testa" come lo scorso anno, ma ha ampi margini di miglioramento.
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