Fare a pugni con sé stessi: la storia di Mirco Ricci
Una vita sempre in bilico tra gloria e abisso.
"N’amo deciso de fa er pugilato, c’avemo solo ‘sta scelta."
L’aula del tribunale è esattamente come ce la si aspetterebbe: grigia, fredda, asettica. L’imputato, Mirco Ricci, pugile romano di 28 anni, campione italiano e intercontinentale WBA dei Pesi mediomassimi (categoria al limite dei 79 chili), è seduto dentro al gabbiotto riservato a chi, durante i processi, è già detenuto. Il suo sguardo è fermo, a tratti fiero, quasi imperscrutabile. Ogni tanto si muove sulla sedia, ed è in quegli istanti di attesa che sembra tradire una sana dose di nervosismo.
Quando arriva il momento della sentenza il giudice prima raccomanda ai numerosi presenti di mantenere l’ordine, pena l’evacuazione dell’aula, e poi condanna l’atleta a undici anni e dieci mesi di reclusione per il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione, seppur riconoscendogli l’attenuante della lieve entità del fatto.
Ricci viene ritenuto colpevole di aver prima prelevato da casa e poi trattenuto in un appartamento per più giorni il figlio di 9 anni di una donna in debito con lui di cinquemila euro per affari di droga, dopo averla picchiata. È la conclusione di una vicenda complessa, in cui il minore coinvolto (che conosceva il pugile perché suo vicino di casa) prima dichiara di aver subito un rapimento, per poi cambiare versione: «Non mi ha rapito. Non mi sono sentito preso in ostaggio. Ho giocato con i bambini del palazzo, sono stato in cortile e pure in palestra» dice, come riportano i giornali di quei giorni, e aggiunge: «Mamma mi ha detto quello che dovevo riferire in aula».
Un giorno uscirò fuori da qua e i miei pugni torneranno a danzare sul ring.*
Prologo
E pensare che solamente due anni prima, a marzo del 2016, un Ricci alla ribalta del panorama pugilistico italiano saliva sul ring, in un palazzetto gremito di suoi tifosi, per tentare la conquista della cintura EBU dell’Unione Europea contro l’ucraino Serhiy Demchenko. Il legame di Mirco con la boxe arriva da lontano: è stato il padre a trasmettergli la passione per la nobile arte, portandolo in palestra per la prima volta quando aveva 12 anni.
Mirco nasce l’1 luglio 1990 a Roma, e cresce nell’ex residence del quartiere Bravetta, costruito a fine anni Settanta per ospitare cittadini bisognosi in attesa dell’assegnamento di una casa popolare, e diventato poi luogo di degrado e criminalità, fino al definitivo sgombero e smembramento (oggi ne rimane solo lo scheletro). Successivamente si trasferisce in un altro residence popolare insieme alla sua famiglia (padre, madre, un fratello e due sorelle), questa volta in zona Boccea, che durante il processo verrà definito come “un covo di malavitosi”.
«Io le scuole medie me le immagino che ci saranno dei ragazzini più grandi di me, e che me menano. Allora prendo quello che trovo per tera, o sassi, o bastoni o bottiglie de vetro, e gliele tiro in testa, soprattutto le bottiglie de vetro» dice Mirco in quinta elementare mentre viene filmato dal maestro di scuola Fabio Caramaschi, che nel 2019 unirà i materiali accumulati durante l’infanzia di Ricci a quelli collezionati nell’ascesa pugilistica del ragazzo romano per realizzare il documentario Dark Corner – Pugni in faccia, mai distribuito.
«Quando ho iniziato a fare pugilato, da minorenne, ho fatto tante stupidaggini. Ero un ragazzo che faceva parecchi casini per strada» confessa Ricci in un servizio trasmesso su Rai Gulp nel 2012. E in effetti Mirco compie i primi reati ancora prima dei 18 anni. Ma anche una volta raggiunta la maggiore età, le cattive abitudini non lo abbandonano. In una sera del 2010 Ricci colpisce con un pugno un conoscente, rompendogli la mascella, per motivi mai chiariti: nel 2015 verrà condannato a 18 mesi di carcere per lesioni gravi. Sono dinamiche per cui Mirco spesso subìsce i rimproveri della madre: «Te li cerchi tu i guai, Mi’. Nun te manca un cazzo e te vai a cercà i guai. Quelli se ubriacano e se drogano perché so’ infantili, c’hanno problemi in famija. Tu me devi dì quale problema c’hai».
Mirco, nel suo momento di maggior successo come atleta, dichiarerà ai giornali: “Ho avuto un’adolescenza difficile. Mia madre se n’è andata quando avevo 10 anni e solo da più grande ho riallacciato i rapporti”. Il padre Giovanni (che Mirco soprannomina “Er vichingo”) lo segue da sempre negli allenamenti, portandocelo in auto, e lo accompagna all’angolo negli incontri, condividendo giornate intere con lui. Anche la madre Palma lo sostiene e lo supporta, mentre il fratello Manuel ne parla con affetto e ammirazione.
Eppure Mirco coltiva dentro di sé demoni che vengono scatenati in condizioni particolari e che sfuggono dal suo controllo spingendolo ben oltre i limiti. «Io quando bevo divento matto, nun lo so che me pija» spiega nel documentario. «Me pija ‘na cosa brutta, manco so’ ‘ndo sto. Me svejo ‘a matina che dico: “Che cazzo ho fatto ieri?”. Succede se bevo tanto. Se bevo pe’ ‘mbriacamme è così, me parte ‘a scintilla».
Dopo una brillante carriera come dilettante, Ricci esordisce da professionista nel giugno 2011, un mese prima di compiere ventun anni. Sin dalle prime battute mostra quello che diventerà il suo marchio di fabbrica: uno stile spregiudicato, spavaldo, aggressivo, basato su velocità («Per me fa la differenza», dichiara), ritmo, scioltezza, grande mobilità grazie ad un ottimo lavoro di footwork, una difesa efficace e soprattutto una guardia inusuale, spesso a braccia basse, che Mirco ama cambiare mentre si muove sul ring. “Il mio pugilato è sempre quello lì: guardia bassa e gioco d’anticipo” afferma il boxeur di Bravetta in una delle tante interviste apparse sui giornali nel corso della sua ascesa. Nel 2016 Ricci a Sky Sport spiegherà: «Sta nella mia indole, non riesco a boxare altrimenti. È tutto istinto».
Inoltre il pugile romano non risparmia ammiccamenti e provocazioni agli avversari, che lo rendono un atleta particolarmente amato dal pubblico, come tutti quei combattenti in grado di intrattenere dentro e fuori dal quadrato chi assiste ai loro incontri. Ricci sceglie anche un soprannome: “The Predator”, come il personaggio della saga cinematografica di fantascienza.
L’anno successivo, nel 2012, Mirco disputa ben cinque incontri in otto mesi, ottenendo altrettante vittorie, salvo per il primo assalto al Titolo italiano dei Pesi mediomassimi contro l’allora campione in carica Emanuele Barletta. Ricci perde la sfida per KO tecnico alla settima ripresa, nonostante fosse in vantaggio ai punti, e anche la sua imbattibilità, rimandando momentaneamente le ambizioni titolate.
Dopo l’incontro, Mirco ci ricasca. Alle cinque di mattina litiga con due ragazzi in un pub e li picchia, lasciandoli feriti. I malcapitati sono amici del suo manager, che viene a sapere dell’accaduto insieme al resto dell’entourage. Ricci viene così ripudiato dal suo maestro, Luciano Sordini. Sordini è un’istituzione del pugilato romano, colui che lo ha cresciuto sportivamente sin dagli inizi. Allora si rivolge alla Sparta Pugilato di Alessandro Filippo, e lì rimarrà per il resto della sua carriera.
Ma l’ennesima bravata compiuta spinge la fidanzata Rubina a spronarlo, a dargli un ultimatum, chiedendogli di dimostrarle di essere cambiato: niente più risse, sbronze ma piuttosto un lavoro e una vita regolare, anche a causa dei conti in sospeso con la giustizia di Ricci. Mirco e Rubina sono fidanzati da anni: una storia travagliata, probabilmente a causa dei loro caratteri forti, spesso in conflitto. Lei è figlia di una criminologa e si dimostra più matura, anche se spesso è vittima di una gelosia ossessiva, e sa cosa vuole: migliorare la sua condizione sociale, emanciparsi, anche grazie all’educazione che ha ricevuto.
Nel 2013 “The Predator”, dopo tre match di rodaggio vinti, vola per la prima volta in Germania per affrontare l’ostico Dominic Boesel, tedesco, detentore della cintura WBO Youth dei Pesi mediomassimi. Il campione in carica si conferma battendo Ricci per decisione maggioritaria dei giudici. “Un verdetto rubato” sbotta il boxeur romano davanti ai cronisti, una prova comunque convincente per Mirco, che così si ripresenta come contendente al Titolo italiano in quel momento vacante.
Ma cinque mesi prima dell’incontro Ricci rompe la mandibola ad una ragazza dopo averla colpita con calci e pugni durante una lite, alla fine di una serata in discoteca. Il pugile finisce a processo con l’accusa di lesioni volontarie gravissime.
Te ricordi la prima sconfitta? Ero convinto che gnente mi avrebbe fermato! Ma mi sbagliavo. Rimpiango il mio vecchio maestro Luciano Sordini…"
L'ascesa
A marzo 2014 dunque Mirco trova sul suo percorso l’imbattuto Nicola Ciriani, e sembra l’inizio di un periodo di svolta per la sua vita sportiva e personale. A una cena con amici Ricci annuncia di essere “pulito” da più di cinquanta giorni, passati senza toccare neanche un goccio di alcool.
Al match contro Ciriani, Ricci si presenta in formissima e fortemente motivato, e infatti sconfigge l’avversario ai punti dopo un’ottima prestazione, laureandosi campione d’Italia dei pesi mediomassimi. Tre mesi dopo prende a pugni un passante per rapinarlo e, considerata la sua pericolosità sociale e la reiterazione dei reati, viene emessa un’ordinanza di custodia cautelare per il reato di tentata rapina e lesioni gravi. Mirco finisce così agli arresti domiciliari.
Dopo aver ottenuto il permesso del giudice per l’occasione, a luglio 2014, Ricci prosegue il suo percorso sportivo imponendosi su Lorenzo Di Giacomo per la difesa del titolo italiano. Qualche ora dopo il match, mentre sta guidando, viene gambizzato da due sconosciuti in sella ad uno scooter.
«Finito er match me do appuntamento co’ amici giù a Ponte Milvio. Monto in machina co’ Rubina e una sua amica» la ricostruzione di Mirco. «Me se affianca ‘sta moto e vedo ‘sti due coi giacchetti e le bandane, coperti fino a sopra la faccia. Succede che dico: “Rubi’, a me questi nun me piacciono, je vedo strani”. Rubina me fa: “Ma che stai a di a Mi’, questi so’ fans, daje ‘a mano, te stanno a guarda’ perché t’hanno visto combattere”. Je ho detto: “Rubi’ ma che stai a di’, questi non so’ fans, mo’ scenno e li ammazzo, li sfonno”. Ho aperto poco poco lo sportello, quello dietro s’è girato e ha tirato tre colpi dentro ‘a machina. Ho preso più revolverate de’ un soldato americano».
Mirco viene ricoverato d’urgenza all’ospedale Gemelli di Roma, da dove è dimesso dopo soli due giorni di degenza, quasi completamente ristabilito in seguito a un intervento chirurgico. «Lo sai chi è stato?» gli chiede Caramaschi. «Con chi te la vai a prende se hai litigato con cento persone, co’ tutte e cento?» risponde Ricci. «Te fa pensa’ a tante cose brutte. O che me sparano, o che me ariva tutto e devo sconta’ cinque o sei anni perché so’ recidivo per lesioni. Me spaventa dove’ affronta’ ‘sti processi perché so che nun so facili. Però so’ cose che ho fatto, e le devo affronta’ a testa alta, che devo fa’. Nun è che posso nascondeme». Le indagini seguono diverse piste, dal regolamento di conti per qualche torto commesso da Ricci fino ai giri legati dello spaccio di stupefacenti, ma gli investigatori non riescono a risalire ai responsabili.
L’accaduto ha comunque delle conseguenze sulla carriera del pugile. La Rai si mostra reticente a includere gli incontri di Ricci nella propria programmazione, e anche gli sponsor si allontanano dall’atleta. L’unica alternativa è dunque tornare all’estero, proprio in Germania, laddove Mirco si era imbattuto nella sua seconda sconfitta in carriera.
Qui al G11 ho conosciuto molta gente con omicidi alle spalle. Qui sono rispettato, vedevano i miei incontri in Tv. Ancora mi trattano come un campione.*
Sulla vetta
Sei mesi dopo “The Predator” è già sul ring, contro un mestierante, per verificare l’effettiva ripresa del suo fisico. Ricci vince e così, a poche settimane di distanza, torna in Germania, questa volta con l’obiettivo di conquistare il titolo intercontinentale WBA dei Pesi mediomassimi contro Enrico Koelling, che si presenta alla sfida con 16 vittorie e nessuna sconfitta.
Prima dell’incontro Mirco è elettrizzato al pensiero del match, in cui parte sfavorito: «Combatto alla 02 World di Berlino, guarda qua che robba, c’hanno combattuto tutti i migliori. Bang! 13 mila biglietti venduti, sai quanti ne porta il posto? 16 mila, è quasi pieno. Fa veni’ la pelle d’oca, è più grossa der Colosseo. Lo sai quando entri dentro che senti er boato del pubblico? Me se drizza er cazzo solo a senti’ ‘a gente strilla’. Me metto lì e colpisco fino a che moro, ao. O finisco per tera o vinco». Poco prima di salire sul ring, il suo manager Davide Buccioni gli ricorda: «È l’incontro più importante. Lo vuoi fa’ il Mondiale? Vinci ‘sto match».
Ricci compie l’impresa aggiudicandosi ai punti il suo primo trofeo internazionale. Negli spogliatoi, con la cintura in mano, Mirco urla: «Oh, due settimane fa stavo ubriaco. Pensa se non bevo».
Ma durante il tragitto in auto verso l’hotel l’atleta romano ha un crollo emotivo. Piange e si lamenta, dice di sentirsi male, di soffrire di disturbi d’ansia e di aver bisogno di uno psicologo. Chiede di essere portato in ospedale, dove gli spiegano che si è trattato di un attacco di panico.
L’impresa in Germania accende l’attenzione dei media su di lui, tanto che i principali quotidiani sportivi riportano la notizia della vittoria del titolo, ricordando il passato turbolento del pugile, che però ormai sembra proiettato verso un futuro sportivo luminoso. Nell’aprile del 2015 SportWeek, settimanale de La Gazzetta dello Sport, gli dedica un servizio di quattro pagine in cui Mirco, interpellato su “quella sfilza di fattacci che ha alle spalle” (come scrive l’autore dell’articolo), risponde: “È che sono uno istintivo, è il carattere che mi è venuto fuori crescendo nella periferia romana. Non rinnego nulla: non sono un santo, ho sbagliato e ho pagato. Ma prometto: farò a pugni solo sul ring”.
Ho superato otto mesi di detenzione. Il tempo è fermo e la notte è ancora più dura. Forse era destino entrà qua dentro, forse era già tutto scritto.*
Caduta
Ricci difende la cintura WBA con successo a giugno 2015, a Roma. A quel punto per il pugile romano si inizia a ventilare l’ipotesi di una chance mondiale. L’ostacolo da superare, però, si chiama Serhiy Demchenko, pugile esperto, duro, e il traguardo intermedio da raggiungere è il Titolo EBU dell’Unione Europea, vacante, sulla lunghezza delle 12 riprese.
Ma Ricci sembra cedere di nuovo alle tentazioni. Rubina lo lascia definitivamente. L’addio di una figura chiave per mantenere Mirco sui binari di un difficile percorso di redenzione, sembra un presagio: le nuvole all’orizzonte si stanno addensando e promettono tempesta.
A Rai Sport Ricci dichiara: «Con Demchenko c’ho fatto i guanti da bambino, lo ricordo, è un pugile molto potente, c’ha un bel diretto destro. Non posso permettermi di fare serate, se no sarei ‘n pazzo». E invece alla vigilia dell’incontro Mirco si presenta in palestra sconsolato, lamentando una pessima forma fisica dovuta agli accessi alcolici che il pugile si è concesso fino alla sera prima. Ma non solo: Ricci è anche decisamente pesante per riuscire a rientrare nel limite della sua categoria in poco tempo. Il coach Filippo lo rinchiude in palestra, dove dopo alcune sessioni di intenso allenamento, avvolto in una tuta non traspirante, Ricci si disidrata, cominciando a perdere chili.
Il giorno della sfida Mirco sembra scarico mentalmente, demotivato. Sbotta: «Ma sai che nun c’ho voja? Me so’ stufato di tutta ‘sta violenza. Bisognerebbe pure ragiona’ ogni tanto. Non se po’ sempre fa’ a cazzotti». Ricci incassa la sua seconda sconfitta per KO tecnico in carriera, alla decima ripresa. Sugli spalti scoppia una rissa, lui saluta il ring forse per sempre, dato che un mese dopo viene arrestato con l’accusa di aver sequestrato un bambino a scopo di estorsione.
Oggi Mirco Ricci è ancora in carcere, dove sta scontando le condanne accumulate, mentre proseguono gli altri processi in cui è imputato. Da detenuto si è reso protagonista di nuove intemperanze che rischiano di allontanare sempre di più il giorno in cui Mirco riconquisterà la libertà.
Si ringrazia Sergio Pelone per la collaborazione.
Ti potrebbe interessare
Dallo stesso autore
Newsletter
Iscriviti e la riceverai ogni sabato mattina direttamente alla tua email.