Considerazioni sparse post Zorya-Roma (0-3)
Conference League panacea di tutti mali per José e la Roma.
- Seconda partita del girone di Conference, Zorya-Roma, trasferta a 2200km di distanza in linea d’aria: “anzitutto bisogna fare i complimenti ai ragazzi”, pochi, che erano in curva ospite a tifare. Dopo la delusione del derby, un match come questo è ciò che serve ai ragazzi di Mourinho per rifarsi, sperimentando e provando la giocata senza grossi rischi;
- Pronti, via e la partita si mette in discesa per gli ospiti: imbucata vincente di Darboe per El Sharaawy che salta il portiere. La Roma da qui in poi amministra, crea molto ma senza mai chiuderla e concedendo allo Zorya qualche occasione di troppo;
- Gli ucraini non sono la classica squadra disorganizzata dell’est Europa, vorrebbero proporre un calcio offensivo, a costo di correre rischi, e hanno il loro quarto d’ora di gloria e cavallo tra i due tempi. Fase in cui riescono a orchestrare e concludere anche qualche manovra, con il benestare di una Roma fin troppo compiaciuta e serena;
- La sveglia arriva coi cambi che permettono di rialzare il ritmo e di schiantare il match: bis inglese prima con colpo di testa sulla riga di Smalling e poi con la sveltezza e la rapidità del neoentrato Abraham (che si sbraccia e chiama palla anche sullo 0-3 nel girone di Conference League);
- Nella “Roma B”, prima della giostra dei cambi, i migliori sono Elsha ed Ebrima Darboe, che hanno il merito di non mollare mai anche quando i compagni si rilassano e si godono il fresco ucraino. Rui Patricio sempre concentrato e bene anche il suo giovane corrispettivo Mastapura; non sfigura, per 70 minuti Buletsa, ventiduenne da tenere d’occhio.
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